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Questo contenuto è tratto da un articolo di Jeff Clark per CelticsBlog, tradotto in italiano da Marta Policastro per Around the Game.


Qualcosa doveva cambiare: lo si sapeva dopo la sconfitta in Gara 7 contro gli Heat, se non addirittura da prima. Era però difficile capire che cosa nello specifico, perché il roster dei Boston Celtics, capace di arrivare alle Finals e alle Eastern Conference Finals in due stagioni consecutive, era ricco di giocatori talentuosi, seppur non sia arrivato il grande obiettivo sognato dai tifosi, il titolo. Alla squadra, infatti, mancava sempre qualcosa, e non certo la voglia o l’affiatamento, anzi.


Il problema non era la difesa: le statistiche ci dicono che Boston ha avuto una delle migliori per buona parte della stagione, anche se la squadra non è stata del tutto all’altezza, nella propria metà campo, nelle partite che contavano veramente. Lo stesso si può dire anche per la metà campo offensiva.

C’era poi chi diceva che coach Joe Mazzulla avesse deluso le aspettative della squadra: dal punto di vista tattico è stato infatti surclassato da Spoelstra e il suo approccio prevalentemente offensivo è stato spesso velatamente criticato dai giocatori, suscitando dei dubbi circa il fatto che il coach 35enne potesse resistere sulla panchina dei Celtics. Questi dubbi, però, sono stati sciolti: Brad Stevens e la dirigenza hanno reiterato la fiducia in lui (o forse hanno preferito non cambiare il quarto coach in quattro anni). 

Parlando dei giocatori, con la questione relativa al rinnovo di Jaylen Brown ai tempi ancora da definire, la possibilità di scambiare il 26enne era nell’aria: i Celtics avrebbero potuto chiedere un giovane e diverse scelte al Draft, potenziale moneta di scambio in una futura trade per un’altra stella. Tuttavia, probabilmente non ci sarebbe stato un significativo miglioramento rispetto alla situazione attuale: Brown è ancora giovane ed è cresciuto insieme a Jayson Tatum, con il quale ha condiviso sul campo vittorie e sconfitte; separarli per ottenere in cambio un giocatore più talentuoso e/o dal fit migliore con Tatum sarebbe stato quantomeno complicato e senz’altro rischioso. Con l’introduzione del nuovo CBA, comunque, questa possibilità sarà rivalutata nei prossimi anni: almeno per la prossima stagione, Brown rimarrà a Boston.

Ed ecco come arriviamo a Kristaps Porzingis. Quando Washington ha messo sul mercato i propri giocatori più importanti, i Celtics si sono giustamente fatti avanti per il centro lettone. Stevens avrebbe preferito inserire nell’accordo Malcolm Brogdon (come abbiamo spiegato qui), ma alla fine ha dovuto rinunciare a Marcus Smart. Una sorpresa? Fino a un certo punto. Onestamente, non è detto che Smart sarebbe rimasto a Boston se non fosse stato coinvolto in questa trade, nonostante l’affetto e la stima dell’organizzazione e dei tifosi, che hanno sempre apprezzato il suo attaccamento alla città e alla squadra.

Nonostante Porzingis apporti la sua preziosa rim protection, Smart è stato Defensive Player of the Year nella stagione 2021/22, quindi è difficile che la difesa di Boston possa essere migliore di quella dell’anno scorso. Inoltre, avendo perso un giocatore in grado di marcare quasi tutti i ruoli, i Celtics saranno meno versatili sul perimetro. E penso non sia nemmeno garantito che la squadra migliori in attacco: il lettone è un migliore tiratore dal perimetro, ma non ha le doti da playmaker di Smart e non si sa come la squadra reagirà al vuoto lasciato dal numero 36 in cabina di regia. A volte, però, è necessario provare qualcosa di nuovo.

Quello che sappiamo è che certamente la squadra l’anno prossimo sarà diversa: senza Smart e Grant Williams (ceduto a Dallas), Boston in difesa si affiderà maggiormente alla drop coverage e alla zona; ma nella NBA odierna, una buona difesa deve essere camaleontica e sapersi adattare in base alla squadra avversaria. In attacco, invece, Tatum e Brown potranno contare sull’apporto di una terza stella e Mazzulla potrà gestire il loro minutaggio per non affaticarli troppo; inoltre con Porzingis sul perimetro ci sarà più spazio per le penetrazioni e i “Jays” potranno sfruttare al massimo il loro mid-range game. Infine, cambierà molto anche la leadership all’interno della squadra: Brown e Tatum sono da anni il volto della franchigia, ma Smart è sempre stato un leader vocale dentro e fuori dal campo, e andrà sostituito.

Le mosse avvenute durante l’offseason, in ogni caso, hanno fatto aumentare le aspettative: Porzingis ha il potenziale per essere un All-Star, potenziale che né Smart né Williams hanno mai avuto. Tuttavia, KP si è dimostrato, nel corso degli anni, particolarmente soggetto agli infortuni (l’ultimo: la fascite plantare che lo sta tenendo fermo in queste settimane), così come i suoi compagni di reparto Robert Williams e Al Horford. La profondita di cui dispone Mazzulla, però, gli garanirà la possibilità di gestire minutaggi e dispendio energetico, con la speranza di avere il proprio frontcourt al completo e in forma quando arriverà il momento decisivo della prossima stagione.

I Celtics stanno per affrontare un’altra stagione decisiva: se non riusciranno a vincere il titolo neanche quest’anno, è possibile che la squadra sarà nuovamente rivoluzionata nell’estate 2024. Per ora, la dirigenza ha cercato un’alternativa, e il prezzo è stato Marcus Smart. Vedremo se ne sarà valsa la pena.