Questo contenuto è tratto da un articolo di Joe Mullinax per The Lead Sports Media, tradotto in italiano da Marco Barone per Around the Game.
Dalla stagione NBA 2020/21, Marcus Smart ha iniziato da titolare 202 delle 209 partite in cui è stato disponibile per giocare. In tutta la sua carriera, Smart ha giocato 610 partite (581 a Boston, 29 a Memphis) ed è partito in quintetto in 385 di esse, circa il 63%. Se ha intenzione di rimanere con i Grizzlies oltre la trade deadline di febbraio, quel numero dovrà lentamente e costantemente diminuire. Il tempo di Marcus Smart come titolare – almeno a Memphis – dovrebbe essere finito. Non è necessariamente colpa sua. Il fatto che sia stato infortunato per gran parte della sua permanenza nel roster dei Grizzlies fino a questo momento non è sotto il suo controllo, e nemmeno l’intossicazione alimentare che lo ha costretto a saltare diverse partite di recente. La vita è così… ma la vita va avanti. E in assenza di Smart – che non si adatta perfettamente alla formazione titolare di Memphis come ala sottodimensionata accanto a Desmond Bane, un’altra ala sottodimensionata – altri hanno riempito il vuoto.
Opzioni “smart”-er
Mai sentito parlare di Wally Pipp? Cercatelo. I giocatori che potrebbero sostituire Marcus Smart come titolare non sono Lou Gehrig, ma in questa fase hanno più senso dell’ex Celtics in quel ruolo. A volte, la disponibilità è l’abilità più grande. Altri giocatori dei Grizzlies hanno dimostrato di poter ricoprire il ruolo di titolare in un modo che Smart non è in grado di fare. Anche in questo caso, alcuni di essi sono al di fuori del suo controllo. I due principali Grizzlies che hanno ricoperto il tradizionale ruolo di “small forward” durante l’assenza di Smart – Santi Aldama e Jaylen Wells – sono rispettivamente di 211 e 201 centimetri. Smart, pur essendo “enorme” e giocando come tale grazie a un’apertura alare di quasi 206 centimetri, è alto solo 1 metro e 90. Questo fa la differenza, soprattutto in un mondo NBA costruito sulla versatilità e sulla malleabilità dei quintetti. Ma non si tratta solo di dimensioni. Nella sua carriera, per Smart non è mai stato un problema, grazie alla sua lunghezza e alla sua tenacia, però in questo caso l’abilità nel tiro fa la differenza. L’ex Boston non è mai stato un tiratore da tre punti (32% in carriera), ma a Memphis la percentuale è ancora più bassa: un misero 29%. Se si confrontano questi dati con quelli attuali di Wells in particolare (circa il 40% da rookie), la scelta è abbastanza chiara. Anche Aldama sta tirando con circa il 29% da oltre l’arco in questa stagione e probabilmente è più un lungo che un’ala, quindi Wells dovrebbe riempire questo vuoto. Per ora. Alla fine, Vince Williams Jr. e GG Jackson saranno in salute, giocatori come Jake LaRavia e Luke Kennard si contendono i ruoli. I minuti saranno sempre più difficili da ottenere, anche in una rotazione che l’allenatore di Memphis Taylor Jenkins potrebbe pensare di ampliare a causa del pace incalzante dei Grizzlies (secondo nella NBA). È facile vedere Smart e il suo stipendio di circa 20 milioni di dollari come un punto di partenza per una trade di consolidamento più che come un ingranaggio chiave nella macchina dei Grizzlies in futuro. Questo potrebbe accadere, ma non bisogna sottovalutare la differenza che potrebbe fare un Marcus Smart acquistato come riserva.
Reindirizzare l’energia da “Big Dog”
È facile dimenticarlo perché le sue opportunità sono state finora limitate a Memphis, ma Marcus Smart è, di fatto, un cosiddetto “dog”, un “cagnaccio”.
L’intensità e l’energia in uscita dalla panchina potrebbero rivelarsi una vera risorsa. Se ci fosse una partita in cui l’attenzione si rivelasse carente all’inizio, Smart sarebbe un gradito shock per il sistema. E se come titolare la sua stazza e la mancanza di una posizione chiara possono essere negative, la sua versatilità come riserva significa che dovrebbe essere in grado di giocare con qualsiasi combinazione di giocatori dei Grizzlies. L’unica cosa non negoziabile in questa fase dovrebbe essere che Smart non può agire da principale facilitatore offensivo: si trova bene insieme ad altri creator, ma non da solo ad avviare i set. Al di là di questo? Lasciatelo andare a caccia di palloni. I suoi punti di forza sono stati messi in mostra in primis contro i Portland Trail Blazers lunedì sera: quattro assist, due rubate, 3/4 nei tiri da due punti, meno di 20 minuti di gioco. Per una buona parte di quei possessi ha giocato a fianco di Ja Morant, occupandosi del ruolo di facilitatore offensivo secondario, aspetto che permette a Smart di stare lontano dalla palla. È qui che eccelle nel trovare i compagni di squadra in uscita dai set iniziali, la palla non si ferma nelle sue mani e, per questo motivo, può mantenere vivo il ritmo dello schema, senza doverlo avviare. E se si trova accanto a Wells, Kennard o Desmond Bane? La mancanza di tiro da tre punti brucia molto meno. Smart può essere la palla da demolizione degli attacchi avversari, la scintilla per accendere i parziali prevalentemente nella second unit, e le sue carenze offensive non si farebbero sentire in modo così drammatico contro le altre riserve. I 25 punti segnati contro i Pistons, con 7 triple su 11 tentativi, 3 rimbalzi offensivi, 5 assist e 3 palle rubate in 20 minuti di gioco, senza Morant e con tanto di hustle plays proprie del repertorio, , sintetizzano alla perfezione questo concetto.
Si parla comunque di un closer
Poi, alla fine delle partite, quando è il momento di vincere? Smart, che ha giocato oltre 100 gare Playoffs, sostituisce Wells. Annienta la migliore minaccia perimetrale dell’avversario e permette a Morant, Bane e Jaren Jackson Jr. di essere il motore offensivo grazie ai suoi passaggi e ai suoi palleggi come parte delle giocate offensive. Sembra una combinazione vincente. E, come ha accennato lo stesso Smart, questo è ciò che conta di più.
Il periodo di Marcus Smart ai Grizzlies non è andato come si sperava finora, ma il passato di Memphis non deve essere anche un prologo, un cambio di ruolo non significa un cambio di importanza. In quanto membro più veterano del roster, ha un ruolo ben preciso da svolgere nella spinta della squadra a tornare ad essere rilevante nella post-season della Western Conference. Forse questo non è quello che vuole Smart, ma è ciò di cui i Grizzlies hanno bisogno.