Il front office dei giallo-viola sta cercando di rendere la squadra nuovamente competitiva per il 2023. Molte le idee, ma le restrizioni del salary cap rimagnono: su chi punteranno?

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Che al centro di ogni Free Agency che si rispetti debba esserci un innaturale protagonismo dei Los Angeles Lakers è un assioma noto a qualunque appassionato di NBA.

Anche in questa stagione, la fanchigia della California non dovrebbe deludere le aspettative, vista la frenesia con cui sembra si stia approcciando al periodo di trattative che prenderà il via questa sera alla mezzanotte italiana. Se la speranza di avere un big name sul tavolo è demandata alla capacità di Rob Pelinka di schivare il cap intasato e allestire una trade simile a quella che non più tardi di undici mesi fa ha portato Westbrook alla corte di Frank Vogel, molti sono invece i profil che potrebbero allungare la futura rotazione dei giallo-viola.


Prima di passare ai possibili nuovi innesti, tuttavia, uno sguardo alle conferme arrivate nelle ultime ore. Secondo quanto riportato ieri da Keith Smith (Spotrac), infatti, i Lakers hanno deciso di esercitare la propria team option sui contratti di Wenyen Gabriel (1.9 milioni) e Stanley Johnson (2.4 milioni), mantenendo così a roster due dei pochi giocatori dall’impatto positivo della scorsa stagione. Se il contratto di Johnson si è automaticamente convertito in un accordo fully guaranteed, per Gabriel si tratta di cifre non garantite fino alla deadline del 10 gennaio, valida per tutta la lega. Un’operazione simile dovrebbe portare anche Austin Reaves a rimanere nel roster dei Lakers tramite la conferma dell’accordo già in essere (1.5 milioni).

A queste tre conferme va poi aggiunta – giusto per dare alla questione i crismi dell’ufficialità – la scelta di Russell Westbrook di esercitare la player option da 47 milioni presente sul proprio contratto. Russ – salvo sorprese – rimarrà quindi ad LA anche per la prossima stagione, rendendosi al contempo eleggibile per una improbabile estensione supermax (221 milioni di dollari in cinque anni).

Considerando quanto appena elencato, i Lakers si trovano quindi con otto contratti a roster (di cui solo due, Anthony Davis e Talen Horton-Tucker, a scadenza post-2023) e un monte ingaggi già all’interno dell’area della luxury tax. Per riempire i quattro spot mancanti, si potranno utilizzare le due TPE ancora in possesso della franchigia (2.6 milioni e 1.6 milioni derivate dagli scambi di Gasol e Rondo), accordi al minimo salariale e la taxpayer mid-level exception da circa 6.3 milioni.

Ecco alcuni nomi da associare a questi contratti, divisi ruolo per ruolo, in base a quelle che sembrano essere le intenzioni della franchigia.

Second unit wing: Monk, poi il resto

Los Angeles ha bisogno di uno swingman dalla panchina e la risoluzione di questa mancanza, considerata fondamentale dal front office, sembra quindi da associare all’utilizzo della MLE. Il primo nome sulla lista di Pelinka, in questo senso, è certamente quello di Malik Monk. Come riportato da Jovan Buha per The Athletic, infatti, Los Angeles avrebbe tutto l’interesse a confermare il proprio numero 11, nota lieta della scorsa annata.

Malik, dal canto suo, nonostante un ammiccamento con i Sacramento Kings e la possibilità di portare a casa un accordo pluriennale da circa 10-12 milioni annui, non sembra disdegnare la possibilità di rinunciare a qualche milione per rimanere in una dimensione che sente ormai come acquisita.

“Non saranno in grado di pagarmi quanto voglio, ma posso rimanere ed essere molto più a mio agio ai Lakers, oppure andare altrove e farmi pagare 5 milioni in più. Sto cercando di capire chi mi vuole veramente.”

– Malik Monk, 27 giugno 2022

“Malik ha amato stare qui, vuole essere un Laker, ma non possiamo ancora parlarne. Vedremo, speriamo… siamo persone leali e grate dell’opportunità che gli ha dato questa organizzazione.”

– Marcus Monk, fratello-agente

Dovesse sfumare Monk, le alternative, sempre secondo The Athletic, sarebbero ristrette ad Otto Porter Jr (a cui anche i Warriors possono offrire al massimo la MLE, che però potrebbero usare altrove), Nicolas Batum (che nelle dichiarazioni rimane tuttavia sempre più innamorato dell’altra sponda di LA) e TJ Warren.

Lungo: vet min in arrivo? Si pensa a Blake Griffin

Altro ruolo da coprire è certamente quello del backup center, lasciato libero dalla quasi certa partenza di Dwight Howard in estate. In questo senso i nomi sembrano essere principalmente due: Mo Bamba e Blake Griffin.

Per il primo si tratta di un interessamento di lungo corso, favorito dalla scelta degli Orlando Magic di non estendere al giocatore una qualifying offer, anche a causa della scelta di Banchero. Nonostante il reciproco apprezzamento, tuttavia, i Lakers potrebbero decidere di ritirarsi dalla corsa al centro perché impossibilitati a pareggiare eventuali offerte altrui (Sports Illustrated parla ad esempio di qualche riflessione sul giocatore da parte dei Raptors).

In alternativa, Pelinka e i suoi potrebbero quindi virare sul nome di Griffin, rimbalzato tra diversi insider nelle ultime ore e confermato da Marc Stein e Jake Fischer. I dubbi in questo caso non sarebbero contrattuali (improbabile che, qualunque sia la destinazione, il giocatore abbia offerte superiori al veteran’s minimum), ma di tipo tecnico, con lo spauracchio dell’integrità fisica e dell’età.

Point guard: White, Walker o una sorpresa?

Ultimo ruolo certamente da ricoprire (il quarto spot a roster per il momento non ha identikit) è quello della point guard di riserva, assente nei fatti dal roster dei Lakers dai tempi della prima esperienza di Rajon Rondo in giallo-viola. Sono diversi i nomi da associare anche a questo profilo.

Il recentissimo buyout di Kemba Walker con i Detroit Pistons lo rende certamente un giocatore appetibile per un contratto al minimo salariale.

Se invece si decidesse di trovare il profilo giusto tramite trade, l’insider Dan Woike riporta come uno dei papabili sia Coby White dei Chicago Bulls. Per lui è stata ipotizzata una trade con Talen Horton-Tucker, che avrebbe la doppia funzione di allegerire il cap dei Lakers (ci sono 3 milioni di differenza di salario in questa stagione) e disfarsi di un progetto di giocatore, THT, finora andato male e poco compatibile con la timeline dei giallo-viola.

Per questo e per altri ruoli, il cantiere Lakers è più aperto che mai. A Pelinka, ancora, il compito di risolvere un rebus (apparentmente senza soluzione) e tornare a formare un gruppo vincente.