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Questo contenuto è tratto da un articolo di Gautam Varier per Fadeaway World, tradotto in italiano da Marco Barone per Around the Game.


LeBron James non l’ha presa bene dopo che gli arbitri hanno stabilito che il suo tiro clutch contro i Minnesota Timberwolves valesse due punti, anziché tre. Il #23 dei Los Angeles Lakers non le ha mandate di certo a dire e si è dimostrato molto polemico nei confronti della chiamata controversa, sia sul momento, che più tardi su Instagram e soprattutto nelle dichiarazioni post-partita:

“Voglio dire, è senza alcun dubbio una tripla, il mio piede è dietro la linea. Si può vedere la luce fra la punta del piede e la linea dei 3 punti, lo vedrebbe anche Stevie Wonder [cantautore cieco, ndr.].”

Stando a James, gli ufficiali di gara avrebbero spiegato che non fosse loro possibile stabilire l’esito e che, pertanto, si sarebbero affidati alla decisione dell’NBA Replay Center a Secaucus, in New Jersey:

“Qualcuno laggiù probabilmente stava mangiando un panino al prosciutto quando ha fatto la chiamata.”

Il 39enne si è anche chiesto quale sia il punto di avere questi replay, se poi gli arbitri non sono in grado di stabilire quale sia la chiamata corretta:

“Trovo che sia davvero frustrante perché a cosa diavolo serve allora il replay? Perché viene usato se anche il replay sbaglia? Chi se ne occupa al Replay Center? Ci sono dei robot? Che succede? Se non si vede una cosa chiara come questa, non ha senso.”

Difficile stabilire quale sia stata l’ultima volta in cui LeBron James si sia lasciato vedere così frustrato dopo una partita. Per chi se lo fosse perso, un tiro da tre punti avrebbe pareggiato la partita con poco più di due secondi da giocare nel quarto periodo. Sul momento lo stesso James ha provato a spiegare agli arbitri di notare uno spazio fra il piede e la linea ma, oltre che ciechi, avrà pensato che fossero anche sordi, quando hanno stabilito di mantenere la chiamata iniziale.

Il Pool Report è quello che tutti attendono quando ci sono controversie di questo tipo e a rispondere è stato Tony Brothers, uno degli arbitri in campo al momento della decisione.

“Si è stabilito che il tiro fosse da due punti sul campo durante la giocata in diretta. Dopo la revisione video, non sono state riscontrate chiare e decisive evidenze tali da cambiare la chiamata da due a tre punti, per questo è rimasto un tiro da due punti.”

In poche parole, si è mantenuta la chiamata originale perché non si poteva dimostrare che fosse né giusta, né sbagliata, dal momento che nemmeno il Replay Center sia riuscito a stabilirlo.

La gara non è comunque finita qui, i Los Angeles Lakers hanno avuto un’altra chance di pareggiare, ma LeBron James non è riuscito a prendersi il tiro decisivo. Anche qui c’è stata una non chiamata con possibili polemiche e la stella gialloviola ha ammesso che ci sia stato un contatto, chiarendo però che in quelle situazioni sia più usuale non fischiare:

“C’era contatto, ma in quelle situazioni non fischiano mai, eravamo vicini all’angolo, addosso a me c’erano Rudy Gobert e Anthony Edwards. Ma non c’era nessuno fra il mio piede e la linea da tre punti.”

LeBron James non lascerà correre la cosa per un bel po’, soprattutto perché – come ha fatto notare lui stesso su Instagram – si è trattato di un regalo di compleanno di cattivo gusto.