Questo contenuto è tratto da un articolo di Holden Sherman per Bright Side of the Sun, tradotto in italiano da Marta Policastro per Around the Game.


Solitamente, un infortunio al tendine di Achille pregiudica la carriera di un giocatore in modo irreversibile. C’è chi decide di ritirarsi, chi si ritrova a partire dalla panchina dopo anni in quintetto e, molto raramente, chi riesce a riportare in campo una versione migliore di se stesso. Quest’ultimo è senza dubbio il caso di Kevin Durant.


Nelle 137 partite di Regular Season che hanno seguito l’infortunio al tendine d’Achille subito durante le Finals 2019, KD è riuscito a incrementare la propria media punti e assist, e a tirare con migliori percentuali. Ha dimostrato che chi non riteneva possibile un ritorno sui livelli pre-infortunio, si sbagliava.

Per riuscire effettivamente a capire quanto le condizioni fisiche di Durant dopo l’infortunio siano fuori dalla norma, recentemente ho parlato con il Dr. Nirav Pandya, professore presso la University of California San Francisco e injury analyst per l’emittente radiofonica californiana 95.7 The Game. Mi ha spiegato che se l’attuale stella dei Suns avesse subito lo stesso infortunio dieci anni prima, quando giocava ad OKC, il recupero non sarebbe stato così rapido; negli anni, infatti, le tecniche chirurgiche sono diventate meno invasive e più efficaci, e soprattutto la riabilitazione ha fatto passi da gigante. Oggi, problemi post-infortunio come debolezza o rigidità articolare sono sempre meno preoccupanti.

“L’unico giocatore che è riuscito a ritornare a un buon livello dopo un infortunio simile fu Dominique Wilkins, che all’epoca penso avesse 32 anni. Considerato il suo stile di gioco e il fatto che sia successo decenni fa, le sue condizioni fisiche al ritorno in campo erano veramente sbalorditive. Klay Thompson è un altro esempio di giocatore che è tornato a un livello simile a quello precedente all’infortunio, ovviamente molto più recente.”

– Dr. Nirav Pandya

Avendo seguito da vicino gli Warriors per anni, il Dr. Pandya ha potuto mettere a confronto il modo in cui Durant e Thompson hanno recuperato dall’infortunio:

“Entrambi si sono presi il tempo necessario prima di tornare in campo, per essere sicuri che il proprio corpo fosse pronto a giocare. Molti atleti cercano di accelerare la ripresa, ma investire tempo nel miglioramento della forza, della flessibilità e della resistenza può avere un impatto determinante sul lungo termine. Sia Klay sia KD, tornati dall’infortunio, hanno visto un miglioramento delle proprie statistiche e del proprio stile di gioco rispetto all’anno precedente: non capita a tutti.”

– Dr. Nirav Pandya

Certo, Durant non è un giocatore come tutti gli altri…

“Le statistiche mostrano che questo tipo di infortunio impatta negativamente sulla carriera, sul player efficiency rating, sul minutaggio e sul numero di partite in quintetto. Per alcuni ci vogliono due o tre anni prima di lasciarsi definitivamente alle spalle l’infortunio, mentre per tutti gli altri ritornare al livello precedente all’infortunio è utopia.”

– Dr. Nirav Pandya

“La riabilitazione è faticosa e la difficoltà nel recuperare l’esplosività e l’agilità può essere molto demoralizzante. A questo si aggiunge l’aspetto psicologico al ritorno in campo: molti atleti hanno paura di subire nuovamente il medesimo infortunio. Inoltre, poiché cambia la meccanica dei movimenti, aumenta il rischio di infortunarsi in altre parti del corpo, specialmente all’inizio della riabilitazione.”

– Dr. Nirav Pandya

Quando è stato ospite al podcast di JJ Redick, The Old Man and the Three, Durant ha parlato della propria riabilitazione, soffermandosi sulle maggiori difficoltà incontrate:

“C’è stato un periodo in cui sentivo che ero quasi tornato a tirare come prima; ho staccato per qualche giorno per festeggiare il mio compleanno a Cabo, ma mi sono accorto che non riuscivo a pensare ad altro, se non al mio jumper.”

– Kevin Durant

Come tutti i grandi giocatori, KD viene valutato soprattutto in base ai successi che ha ottenuto nel corso della propria carriera. Non bisogna guardare però solamente agli anelli, ai premi, ai numeri. Durant è un esempio anche quando si parla di riabilitazione.

Come piace sottolineare ai suoi detrattori, “non tutti gli anelli hanno lo stesso valore” e non tutte le prestazioni ai Playoffs possono essere valutate nello stesso modo. E allora, cosa vogliamo dire della sua serie contro i Bucks nel 2021? Nonostante l’assenza di Harden e Irving, Durant riuscì quasi a sconfiggere da solo Milwaukee, che avrebbe poi vinto il titolo; giocando per il 95% dei minuti totali delle ultime tre partite della serie, Durant fu autore di prestazioni eccezionali in Gara 5 e in Gara 7, in cui mise a referto 49 e 48 punti, nonché uno dei canestri clutch più iconici della recente storia della lega… se solo il suo piede non avesse toccato la linea dei tre punti.

La post-season 2023 ha sicuramente lasciato i tifosi dei Phoenix Suns con l’amaro in bocca: dopo aver sconfitto con (troppa) fatica i Clippers in cinque gare, sono arrivate altre due vittorie grazie a super prestazioni di Booker e Durant contro i Nuggets, ma poi la squadra è stata letteralmente umiliata, per il secondo anno di fila, in un’elimination game.

Ora, però, ci sarà tempo per lavorare sulla chimica di squadra e in Arizona sono arrivati dei rinforzi importanti dal mercato, a partire da Bradley Beal ma non solo. E con un KD che finalmente, per la prima volta negli ultimi anni, potrà lavorare con tranquillità durante l’estate, non c’è dubbio che i ragazzi di Frank Vogel (nuovo head coach) partano tra le favorite nella Western Conference.