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Quando il resto dell’NBA ha superato il giro di boa della stagione, DeAndre Ayton ancora non è arrivato alla sua ventesima partita da sophomore. Potrebbe non sembrare un campione di partite molto ampio, ma stiamo parlando di DeAndre Ayton. La prima scelta al Draft 2018. Gli analisti NBA hanno osservato ogni sua mossa fin dai tempi della University of Arizona e così anche noi. C’è tanta carne al fuoco parlando del ragazzo che può abbattere o dare il via alla ricostruzione dei Suns di James Jones.

 

Finora le reazioni che riguardano il gioco di Ayton, e non solo da parte della stampa e dei fan, sono state varie. Coach Monty Williams ha detto a Duane Rankin (Arizona Republic) la scorsa settimana: “Credo che passerà da giocate incredibili a qualcosa del tipo: ehi, cosa era quella roba?”.

 

Sulla carta, le statistiche parlano di qualcosa del genere per Ayton, proprio come nella scorsa stagione. Ha fatto registrare strisce di prestazioni in cui è stato molto produttivo ed efficace, ma anche qualche prestazione deludente. Il punto è che i Phoenix Suns hanno bisogno di più di una doppia doppia di media dallo loro miglior prospetto: vogliono un’altra stella che faccia coppia con Devin Brooker, ed un ancora a cui affidarsi in entrambe le metà campo. E il ragazzo ha dimostrato che può essere quell’elemento. Come vedremo, però, ci sono allo stesso tempo diverse debolezze che potrebbero impedirgli di raggiungere il livello a cui lui e i Suns ambiscono.

 

Entriamo nel gioco, video alla mano, per capire in cosa è migliorato e in cosa sembra aver ancora tanta strada da fare.

 

Guardando alle sue percentuali, Ayton ha mostrato un lieve calo rispetto alla sua stagione da rookie. La sua percentuale di True Shooting Percentage si è abbassata di qualche punto e la sua Field Goal Percentage è passata dal 58.5% al 52.2%. Monty Williams è arrivato a Phoenix da New Orleans con la reputazione di uno che tende a prediligere un gioco a basso ritmo e inizialmente ci si chiedeva come potesse gestire una squadra composta da atleti giovani ed energici. Nonostante questo, i Suns si trovano al momento decimi in classifica per Pace e DeAndre Ayton, se vuole avere successo, deve adattarsi ed essere efficace in più fasi e situazioni di gioco.

 

I centri raramente hanno il privilegio di potersi esimere dall’andare a rimbalzo difensivo, ma Ayton scoprirà che, con due guardie del calibro di Rubio e Booker, più correrà e più sarà ricompensato. Nelle prime 10 partite ha concluso con un tiro solo 13 possessi in transizione, che ha segnato sempre (9/9 dal campo). Questo equivale a 1.62 punti a possesso, media che gli varrebbe il 98esimo posto nella Lega per efficienza. Run, Ayton, run!

 

 

Questo era il suo principale punto di forza anche nel suo periodo da rookie, durante il quale si è posizionato nell’86esimo percentile in questa particolare classifica. La sua lunga falcata, combinata con una discreta agilità, crea una potente combo per un giocatore della sua stazza, tanto da renderlo capace di convertire sistematicamente i palloni che gli arrivano in alley-oop, ai quali un giocatore come Baynes, ad esempio, non potrebbe mai ambire.

 

Un’altra skill in cui eccelle è il Pick&Roll finishing. Poco prima del ritorno di Ayton, l’attacco di Phoenix era in un momento di grande difficoltà. Motivo parziale di questo periodo è stato non solo la mancanza del centro, ma anche quelle di Rubio e Booker, che ovviamente hanno sterilizzato il loro gioco. Il successo dei Suns era basato sulle penetrazioni di Rubio e Booker, combinate con tiri da fuori dei lunghi (soprattutto Baynes) e, quando le percentuali di quei tiri sono diminuite, non si è riusciti a trovare una valida alternativa.

 

Al suo rientro, Ayton ha dimostrato di avere capacità e skills fuori dal comune, che hanno ampliato il ventaglio di soluzioni offensive della squadra. Se affiancato a Rubio e Booker, possiamo affermare che Ayton è una delle maggiori minacce dell’NBA quando la palla gli viene giocata con un passaggio lob.

 

 

Tiratori e giocatori forti nel pitturato vivono in una relazione quasi simbiotica: meglio si tira, o rolla, maggiore sarà l’attenzione della difesa e, di conseguenza, le opportunità di creare buoni tiri per i compagni aumenteranno. I migliori rollanti della Lega sanno bene che questo è un vero e proprio atto di sacrificio. Senza un buon blocco difficilmente riceveranno palla ma, allo stesso tempo, migliore sarà la posizione che riusciranno a prendere maggiore sarà l’attenzione che attireranno su di loro, aiutando così a costruire indirettamente un buon tiro per i compagni. Per visualizzare meglio il concetto, possiamo vedere la tool 3D di Bball-index, ideata da Andrew Patton.

 

Il diagramma qui sopra mostra l’attrazione che attrae Ayton a seconda del punto del campo in cui gioca. Come si può notare, la “forza gravitazionale” di Ayton è pari a quella di un buco nero: è 19esimo nell’intera Lega per ‘gravity’ esercitata sotto le plance.

 

E questo, come detto, non succede solo quando Ayton rolla fino al ferro, ma è sufficiente la sua presenza nei pressi del pitturato per attirare raddoppi difensivi e permettere ai Suns di trovare un semplice tiro aperto. Kelly Oubre Jr ne ha beneficiato spesso e credo che questo sia uno degli aspetti che più ha contribuito alla sua maggiore efficienza dalla lunga distanza mostrata recentemente.

 

Guardate questo video per capire cosa intendo:
 

 

 

Dove l’attacco di Ayon mostra qualche falla, invece, è in post-up. Situazione in cui i fan dei Suns sono abituati a due diverse “modalità”.

 

La prima ha a che fare con la sua enorme stazza. 2 metri di altezza per 113 kg: quando riesce a ricevere in post, sono pochi gli avversari che riescono a fermarlo. Una fisicità importante per un ventunenne che, allo stesso tempo, ha già dimostrato di avere anche piedi veloci.

 

 

La seconda versione di Ayton nel post-up è, sfortunatamente, quella che si accontenta. Ciò che abbassa la sua efficienza in post è l’uso eccessivo di tiri dal mid-range, soprattutto quelli fuori equilibrio. E la cosa peggiore è che la maggior parte di questi tiri sono presi nei primi secondi dell’azione. Troppo spesso riceve la palla e prende un tiro buttandosi in dietro, con ancora 15 o più secondi sul cronometro del possesso offensivo. Si accontenta. Sceglie la soluzione più facile, un tiro dalla media nei primi secondi, invece di sfruttare gli spazi concessi dalla difesa per sé o per i compagni sul perimetro.

 

Questo è il suo più grande problema al momento, e deve lavorare per cercare di migliorare sotto questo punto di vista. Per raggiungere lo status di vera superstar dovrebbe aumentare il numero di tiri liberi tentati, arrivando a tirarne almeno 5 a partita – sono solo 2.4 al momento, troppo pochi per un giocatore che gioca vicino a canestro e prende più di 15 tiri dal campo a sera. Basti pensare che Ayton è uno dei cinque centri dal 1990 a segnare almeno 15 punti di media, con meno di 3 tiri liberi tentati a partita.

 

Gli altri quattro? Al Horford, Al Jefferson, Nikola Vucevic e Jonas Valanciunas. Tutti e quattro, chi più chi meno, hanno avuto delle rispettabilissime carriere NBA, Horford è stato cinque volte All-Star, ma nessuno di loro è mai stato considerato un attaccante d’élite. Forse, proprio a causa della loro “delicatezza” nell’andare a concludere in avvicinamento a canestro.

 

Provate a chiedervi: se Doncic dovesse diventare uno dei migliori giocatori della storia NBA e Ayton si affermasse come nuovo Al Horford, vi considerereste soddisfatti? Se la risposta è no, allora iniziamo a capire cosa s’intende quando diciamo che Ayton avrebbe bisogno di un po’ più di rabbia agonistica. Non è che debba schiacciare tutte le azioni, ma giocare come un centro moderno sì, e questo implica imparare a guadagnarsi più giri in lunetta.

 

Poi, c’è la questione relativa al suo tiro da fuori (e al conseguente spacing di squadra). Una foto a volte può valere più di mille parole. Sapreste individuare il problema di qui stiamo per parlare?

 

 

Per quanto Ayton sia bravo a rollare, dopo i blocchi (e non solo) risulta troppo poco incisivo sul perimetro. Senza la fiducia in quel tipo di tiro è vincolato a giocare solo dribble hand-off. Questo a volta paga, certo, ma resta il fatto che i Magic in questa immagine stessero difendendo 5 contro 4…

 

E la risposta non è iniziare a prendere una grossa mole di tiri da tre punti a partita come Aron Baynes. Basterebbe iniziare a impensierire la difesa, facendola allargare e costringendola a coprire più campo. Inutile dire che se non dovesse riuscirci sarebbe un grosso, grossissimo, problema per i Suns in futuro.

 

Veniamo, infine, al capitolo “difesa”.

 

Provate a chiedere a qualunque tifoso dei Suns qual è il ricordo migliore che hanno della passata stagione (2018/19), una delle peggiori Regular Season di sempre. Probabilmente risponderanno la vittoria contro i Lakers di LeBron o contro i Bucks di Giannis, e il merito di entrambi questi risultati era dovuto in gran parte alla difesa che Ayton ha messo in mostra in quelle due occasioni.

 

Il centro ha sempre dato il meglio difendendo sulla palla, infatti è sia abbastanza lungo da poter contestare o stoppare qualsiasi tiro, sia abbastanza mobile da poter cambiare sugli esterni, entrambi aspetti fondamentali per un lungo dell’NBA moderna. Avevamo già visto buone cose durante la passata stagione, ma la sua difesa sul perimetro di quest’anno sembra ancora di un altro livello.

 

Indipendentemente dall’essere accoppiato col suo uomo o con una guardia (dopo un cambio), ha sempre fatto un buon lavoro, riuscendo spesso a contenere le penetrazioni e a stoppare il conseguente tiro. Se nella sua stagione da rookie costringeva gli avversari a tirare col 62% nei pressi del ferro (meno di 6 ft, secondo NBA.com), quest’anno è riuscito a farli scendere fino al 45%.

 

 

Ora, non ci si può certo aspettare un incremento così lineare anche nel prossimo futuro, ma quel che è certo è che la sua versatilità difensiva ha migliorato, e di molto, la fase difensiva di Phoenix. Con lui in campo i Suns subiscono 6.8 punti in meno a partita su 100 possessi, un dato che avrà reso felice più di qualche fan.

 

Oltre a questo miglioramento, Ayton ha mostrato anche rotazioni e cambi difensivi migliori rispetto alla passata stagione. Nel video sotto (relativo alla partita contro i Knicks) si vede molto bene come sia cresciuto rispetto allo scorso anno: sempre in equilibrio, piedi attivi e mani pronte a contestare il tiro. Il tutto senza mai commettere falli ingenui o farsi battere con un palleggio, concedendo una facile penetrazione come è accaduto più volte durante la sua stagione da rookie.

 

 

Nel prossimo video si può invece vedere quanto sia migliorato nella lettura della partita, in particolar modo del cronometro, andando a pressare o addirittura raddoppiare la palla nei secondi finali dell’azione, scelta che ha pagato molto nella vittoria contro Orlando.

 

 

Purtroppo, succede ancora troppo spesso che perda il suo uomo perché distratto dalla palla.

 

Nel video successivo si può vedere come, nella prima clip, dopo un ottimo aiuto difensivo, non si preoccupi più del suo uomo che, trovato ottimamente dai suoi compagni, termina con una schiacciata, dopo aver fatto saltare Ayton, arrivato in ritardo; nella clip successiva, aiuta a contenere Trae Young ma, una volta tornato il suo compagno, si perde nel “territorio di nessuno” osservando la palla e senza accoppiarsi; l’ultima clip mostra invece come Ayton rimanga attaccato a Vucevic, nonostante Elie Okobo sia passato sotto il blocco, concedendo una facile schiacciata a Markelle Fultz.

 

 

Di errori come questi ne vedremo ancora, ma non bisogna dimenticarsi che, dopo appena 19 partite in questa stagione, Ayton ha dimostrato di poter essere un vero fattore in difesa.  Sarà il prossimo Gobert? Improbabile, ma i Suns sono riusciti a costruire intorno a lui una squadra abbastanza competitiva che può ambire a qualcosa – i Playoffs, distanti una manciata di partite – già da questa stagione.

 

Il prossimo passo che dovrà fare, in questa metà campo, sarà diventare un buon comunicatore e un rim protector migliore, sempre attento e pronto ad aiutare i compagni in caso di necessità. Ci vorrà del tempo, così come per il tiro da fuori.

 

Vista la scelta con cui è stato preso e, forse ancor di più, chi è stato preso dopo di lui (già lo sapete…), Ayton verrà sempre criticato, almeno finché non riuscirà a dimostrare di essere abbastanza incisivo e costante da poter portare, insieme a Devin Booker, questa squadra i Playoffs, dopo tanti anni.

 

Il duro lavoro che ha fatto sta iniziando a pagare adesso e, con un po’ più di continuità e consistenza, non ci son dubbi su quanto forte potrebbe diventare.

 

 

 

 

 

 

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Questo articolo, scritto da Samuel Cooper per Bright Side of The Sun e tradotto in italiano da Giorgio Marelli per Around the Game, è stato pubblicato in data 29 gennaio 2020.