FOTO: USA Today

Questo contenuto è tratto da un articolo di Justin Tinsley per Andscape, tradotto in italiano da Marco Marchese per Around the Game.


Nonostante LeBron James si stia avvicinando lentamente al traguardo dei 40,000 punti in NBA, diventando l’unico giocatore nella storia a riuscire in tale impresa, le discussioni che di recente lo hanno incluso hanno avuto spesso un’altra tematica: negli ultimi tempi, infatti, è cresciuto a dismisura l’interesse mediatico verso suo figlio, Bronny James, guardia freshman di USC. Le domande su di lui ed il suo futuro hanno invaso gli articoli stampati e le interviste, tanto che l’All-Star e veterano dei Los Angeles Lakers ha provato ad alleggerire la pressione sul figlio attraverso un breve post su X, in precedenza Twitter, poi cancellato. Il messaggio condiviso da The Choosen One recitava queste parole: “Potreste gentilmente lasciare che il ragazzo sia solo un ragazzo, potendosi divertire giocando a basket? Se non lo sapeste, a lui non importa nulla del mock Draft, ma solo del LAVORO! Ciò che ha è meritato, non gli è stato regalato! GENTE, PARLIAMO SOLO DI VERO BASKET!” 


USC non si sta distinguendo particolarmente nel corso di questa stagione, ed altrettanto sta facendo Bronny, che finora ha refertato 5.5 punti, 2.8 rimbalzi e 2.5 assist di media. Soffermarsi al fatto che non sia stato coinvolto nei rumors estivi equivarrebbe a mancargli di rispetto, giacché in estate il primogenito di LBJ ha subito un arresto cardiaco e riuscire ad aver messo piede ancora una volta su un parquet è già una grandissima impresa per lui. 

Ma il tempo passa ed il Draft 2024 si avvicina, ed in maniera inversamente proporzionale al tempo rimasto da qui a giugno, le voci sull’approdo di Bronny in NBA si fanno sempre più insistenti. Lo sono tanto da coinvolgere anche James padre, che nel tentativo di proteggere il figlio ha puntato il dito verso la stampa, rea di aver reso la pressione attorno a Bronny fin troppo esagerata. Stepehn A. Smith, co-conduttore di First Take, ha detto la sua al riguardo, andando pesante nei confronti di LeBron, ma elogiando la famiglia James – paragonandola addirittura agli Obama.

“Scriverà altri tweet dicendo che la stampa debba lasciare in pace suo figlio? LeBron non ha fatto altro che questo. Tutta la pressione mediatica che si è creata attorno a Bronny è dovuta soltanto a suo padre. Quando ha detto che vorrebbe giocare con suo figlio, raggiungendolo in qualunque squadra riesca ad ottenerlo al Draft, ha innalzato le attenzioni nei suoi confronti. Poiché sarà caccia a chi potrà riuscire ad avere LeBron a 40 o 41 anni. Perciò, tutte le attenzioni mediatiche e critiche che Bronny sta ricevendo sono solo una responsabilità di LeBron, non dei media.”

Stephen A. Smith

James è indubbiamente uno dei cestisti ed atleti più mediaticamente influenti e seguiti della sua generazione – tanto da essere continuamente protagonista di articoli, video, podcast e persino biografie. Le sue opinioni, intenzionali e non, hanno da sempre avuto un effetto sull’intero mondo sportivo, risultando però un’arma a doppio taglio nei confronti dei suoi figli, specialmente Bronny e Bryce. Gran parte della vita e della personalità del Kid from Akron è stata definita dal fatto che non abbia conosciuto suo padre, al punto da spingere LeBron a voler creare un ponte generazionale in ambito cestistico, ed essendo un padre e marito premuroso e sempre presente in ambito familiare. 

Nonostante ciò, ci sono comunque molti dubbi sul fatto che l’isteria generale creata attorno a Bronny sia dovuta a suo padre, come sostiene Stephen A. Smith. Ma in fin dei conti, non è un’attitudine naturale di ogni genitore fiero della propria progenie, quella di parlare bene dei propri figli? Inoltre, siamo sicuri che sia davvero creare hype attorno a Bronny l’intento, oppure è solo l’ennesimo tentativo di screditare LeBron James e la sua legacy? A primo impatto, la risposta parrebbe più complicata di quanto possa sembrare. 

La scorsa stagione ha definitivamente tolto ogni dubbio sulla sua mortalità cestistica superando Kareem Abdul-Jabbar, ed è indubbio che la sua permanenza in NBA influenzerà anche il futuro di suo figlio. Col tempo, LeBron si è reso conto che giocare al fianco di Bronny non sia soltanto un suo sogno, ma anche una decisione del suo primogenito. In ogni caso, LBJ supporterà comunque la scelta di suo figlio. E questo punto di vista non è stato abbracciato solo da LeBron, ma dall’intera famiglia James. Savannah James, moglie di LeBron, ha confermato tutto ciò nel corso di una recente intervista, di cui riportiamo un estratto.

“Allora, io non voglio altro che la felicità dei miei figli, ecco tutto. Qualunque siano le loro scelte, io sarò sempre al loro fianco per supportarli e proteggerli. Sono e sarò sempre la loro fan n°1. Se un giorno vorranno giocare in NBA o intraprendere un percorso differente, qualunque esso sia, lo accetterò e sarò al loro fianco.”

Savannah James

Il momento in cui il 4 volte MVP ha dichiarato pubblicamente il suo desiderio di giocare fianco a fianco con il figlio è stato uno spartiacque. L’argomento è stato uno tra i più discussi dell’ultima decade. LeBron ne ha parlato sui social media ed a Sports Illustrated, la rivista che più di tutte ha contribuito a puntare su di lui le luci dei riflettori, in gioventù. Ha anche proposto l’ipotesi di girare uno spot pubblicitario in compagnia di Bronny. In breve, Il Re non si è mai nascosto al riguardo, anzi, ha dimostrato tutto il suo entusiasmo negli anni.

Che riguardino il basket, temi sociali o qualunque altra cosa, le parole di LeBron James hanno un peso enorme. È stato così sin dal primo istante in cui ha messo piede su un parquet NBA e rimarrà tale per molto tempo dopo il suo ritiro. Non ci sono differenze riguardo al come possano influenzare il potenziale futuro di Bronny in NBA. Quindi, in un certo senso, si può dire che LeBron abbia contribuito ad accrescere le attenzioni mediatiche sul figlio fino a picchi mai visti. Quest’anno ha spesso ripetuto che Bronny giochi meglio di diversi attuali giocatori della NBA, con Austin Reaves come principale testimone: di certo, The Choosen One non ha fatto molto affinché la pressione sul figlio diminuisse. Ma pochi comprendono davvero il peso di aspettative vane meglio di LeBron James. Lo si può notare in un’intervista del 2018 durante un episodio di The Shop.

“Mi pento ancora di aver dato a mio figlio il mio nome. Quando ero più giovane, com’è noto, non ho conosciuto mio padre. Il mio più grande desiderio era che semmai avessi avuto un figlio, non solo gli avrei trasmesso il mio nome, ma avrei fatto di tutto per fare ciò che quell’uomo [suo padre, ndr] non ha fatto. Tutto ciò che posso fare è supportare i miei figli ed aiutarli, loro devono solo scegliere il loro percorso.”

LeBron James

Bronny James è stato parte del percorso vitale e cestistico del padre sin da quando ha iniziato a giocare per i Cleveland Cavaliers. È stato al suo fianco alle cerimonie per i titoli NBA ed MVP, ma anche durante le sconfitte. E nel mentre, LeBron è sempre stato al fianco di suo figlio e del resto della famiglia: è stato un coach, un mentore ed anche uno spettatore durante le partite di Bronny, incitandolo ad ogni singola giocata. Padre e figlio sono stati l’uno al fianco dell’altro per la quasi totalità della carriera cestistica del primo. L’avvicinarsi al Draft non può che aver aumentato in James Senior la voglia di avverare il suo desiderio. Ma bisogna tener conto anche del fatto che nel momento in cui Bronny James ha preso per la prima volta in mano una palla a spicchi, la pressione mediatica è divenuta un caro cimelio di famiglia, impossibile da abbandonare. Si è espresso al riguardo anche Justin S. Hopkins, psicologo professionista di Washington. 

“I media avrebbero comunque costruito tutto il castello, a prescindere dal fatto che LeBron abbia rivelato a tutti il suo sogno o meno. Tutto questo discorso sarebbe saltato fuori prima o poi col trascorrere degli anni, una volta appresa la disputa con Father Time di LeBron e che Bronny e Bryce avrebbero intrapreso la carriera cestistica, dato che sono figli di colui che probabilmente è il miglior giocatore di basket di sempre. Hanno ed avranno per sempre quell’ombra enorme e difficile da superare.”

Justin S. Hopkins

L’eredità lasciata da un padre ai figli, specialmente se sportivi ad alto livello, è un’enorme impronta. Ed ogni caso è una storia a sé stante. Ed il modo in cui ognuno di questi genitori ha interagito con i propri figli nel corso della loro vita è stato spesso motivo di dibattito: nel suo discorso introduttivo alla NBA Hall of Fame del 2009, Michael Jordan ha chiesto scusa ai suoi figli, spiegando che non potranno mai discostarsi dall’ombra di loro padre. L’ex All-Star NBA nonché fraterno amico di LeBron, Carmelo Anthony, si è opposto fermamente al fatto che suo figlio Kiyan desse per scontato il mondo del basket, facendolo focalizzare sulla pazienza e crescita emotiva. L’ex coach ed attuale dirigente della Nike, George Raveling, una volta ha definito LaVar Ball “la cosa peggiore che potesse accadere al basket negli ultimi cento anni”, per il modo in cui ha creato hype attorno ai suoi figli, Lonzo, LiAngelo e LaMelo e sé medesimo. Earl Woods diceva a tutti che suo figlio Tiger avrebbe cambiato il mondo del golf, mentre Richard Williams annunciò che le sue figlie, Serena e Venus, sarebbero state tra le migliori tenniste al mondo ben prima che chiunque potesse sospettarlo. 

Non c’è alcuna sicurezza su ciò che andrà bene e ciò che non lo farà. Criticare LeBron James è giusto ed accettabile: è umano e come tutti possiede dei limiti – anche se quelli cestistici li sta allontanando ogni giorno di più. Ma renderlo il Villain della storia, insinuando addirittura che stia sabotando la carriera di Bronny o la propria, o agendo contro la volontà del figlio, è del tutto sbagliato. James sa che le critiche inerenti il campo non smetteranno mai, esattamente come sa che ogni giorno sorgerà il Sole. Tuttavia, le critiche riguardo lui ed il figlio sono una novità, dopo quasi un quarto di secolo di carriera cestistica.

“Penso che Bronny abbia una sua personalità e voglia decisamente vivere la sua vita, facendo le sue scelte. Ultimamente è stato molto più riflessivo su quest’aspetto. Ma cosa dovrebbe fare un padre di successo come LeBron James, che vuole aiutare suo figlio? I figli guarderanno sempre i propri genitori come degli esempi su come condurre la propria vita – specialmente nel caso di una persona di successo come LeBron.”

Justin S. Hopkins

C’è un inghippo in questo cumulo di commenti ed opinioni: quella di Bronny è persa chissà dove. Finora ha espresso pochissime parole al riguardo, almeno pubblicamente. Non ha ancora rilasciato un’intervista in cui si dichiara al mondo intero, nei vari aspetti della sua vita. Per quanto ne sappiamo, il basket potrebbe essere l’attività di famiglia in cui si è trovato a lavorare, oppure il sogno avuto sin da bambino. Finché non ne parlerà pubblicamente, il mondo delle ipotesi lascia campo libero all’immaginazione dei fan, ed ovviamente alle speculazioni. Il discorso lo ha spesso soltanto sfiorato, focalizzandosi maggiormente su come LeBron abbia cresciuto la sua progenie. Ma a quanta pressione ed attenzione mediatica sono davvero esposti Bronny e Bryce?

Finora, Bronny è stato chiuso come un’ostrica. Oltre alle molteplici voci, che rimbalzano da destra a sinistra sul web, la reale aspettativa è che alla fine si sieda a un tavolo e prenda una decisione pensando al suo futuro ed al suo bene. In fin dei conti, grazie alla fama ed il successo raggiunti, LeBron James ha tolto ai suoi figli ben altri tipi di pressione, avendone sopportata una mole enorme nel corso degli anni. Questo, in fin dei conti, è ciò che è davvero successo fino a questo momento, a prescindere da tutte le ipotesi discusse.