Palle perse e insolite difficoltà: perché raddoppiare Kevin Durant è una buona idea

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Nella notte tra domenica e lunedì, Kevin Durant e i Brooklyn Nets hanno avuto modo di ritrovare come avversari i Boston Celtics, per la prima volta dopo lo sweep subito negli ultimi Playoffs. La prestazione di Durant (31 punti con 13/24 dal campo) è stata certamente più brillante rispetto a quelle offerte nella suddetta serie, ma un difetto già evidenziato allora si è presentato con ancora più forza: le palle perse.

Nei possessi che hanno portato alle otto palle perse collezionate, e non solo, KD è apparso nuovamente in difficoltà nel gestire i raddoppi della difesa di coach Joe Mazzulla. Anche quando la palla non veniva intercettata, lo scarico arrivava quasi sempre in ritardo e nella direzione voluta dalla difesa. E tutto questo è accaduto sia nelle situazioni di post-up che in quelle in cui l’ex Warriors attaccava fronte a canestro.

Se è vero che la taglia dei difensori dei Celtics e la loro organizzazione può creare problemi a chiunque, guardando i dati si nota come la tendenza si è confermata altre volte nel corso di questo inizio di stagione.

Ad esempio, nelle circa 50 volte in cui Durant è stato raddoppiato in post, i Nets sono andati a canestro solamente il 36% delle volte, producendo 0.977 punti per possesso e perdendo la sfera il 20.5% delle volte. Per porre un termine di paragone, con un supporting cast di livello simile i Philadelphia 76ers fruttano 1.162 punti per possesso dai raddoppi su Joel Embiid in post-up.

Oltre a essere un punto debole insolito per un giocatore dell’altezza di Durant, ciò che preoccupa è la regressione avuta rispetto a qualche anno fa.

La stagione è ancora molto giovane, ma la gestione delle diverse strategie difensive avversarie da parte di Kevin Durant sarà sicuramente qualcosa da tenere d’occhio in ottica Playoffs 2023.