Un’analisi della gara di Roma fra Stella Azzurra e la rappresentativa californiana con i figli di LeBron James.

Dopo settimane di grande attesa, Bronny James e California Basketball Club (CBC, rappresentativa dell’High School di Sierra Canyon) sono finalmente sbarcati in Italia per giocare l’ultima partita dell’AXE Euro Tour contro la Stella Azzurra di Roma. Nella torrida cornice della Arena Altero Felici abbiamo potuto osservare da vicino il gioco di Bronny (di cui avevamo già parlato QUI) e quello dei suoi compagni, tra cui abbiamo trovato degli affascinanti protagonisti inattesi.

Bronny

Prima di passare all’analisi della partita di Bronny è opportuno ribadire la regola più importante dello scouting: non peccare mai di overreaction! Reagire in maniera eccessiva ed etichettare un giocatore come scarso dopo una partita difficile è abbastanza istintivo, ma anche un errore da evitare categoricamente, soprattutto quando il giocatore sotto la lente di ingrandimento ha 17 anni. Nell’ultima partita del Tour, Bronny ha faticato non poco in entrambe le metà campo contro una solidissima Stella Azzurra. Tuttavia, una brutta giornata non deve ridimensionare un prospetto di grande interesse come lui.

Le difficoltà più evidenti sono state al tiro. La difesa intensa della Stella Azzurra è stata uno shock culturale per California Basketball Club e la squadra ospite è stata spesso costretta a forzare tiri fuori equilibrio negli ultimi secondi dell’azione, soprattutto nel primo tempo. Pertanto, Bronny si è preso tanti tiri difficili che non gli hanno mai permesso di entrare in ritmo nel corso della partita e, di conseguenza, ha sbagliato anche conclusioni ampiamente alla sua portata. Oltre alle basse percentuali, le difficoltà hanno riguardato il suo gioco offensivo in generale. Playmaking frenetico e qualche palla persa di troppo sono infatti state altre due note dolenti del suo pomeriggio romano.


Sorprendentemente, anche nella propria metà campo Bronny non è stato positivo. Una delle sue migliori doti secondo gli addetti ai lavori è la difesa sulla palla. Contro la Stella Azzurra però non ha mostrato le sue capacità di scivolamento e di opporre il petto contro le penetrazioni, facendosi bruciare più volte dai primi passi degli avversari.

Tuttavia non ci sono solo note negative. Dopo la clamorosa schiacciata della partita di Nanterre ha confermato che atleticamente è in grande crescita, con una chase down LeBroniana che potrebbe avere sbloccato dei ricordi dolorosi ai tifosi dei Warriors. E se è indubbio che i centimetri siano pochi rispetto alle aspettative (supera di poco il metro e 90), dal vivo si apprezza una massa muscolare importante, soprattutto nella parte alta del corpo.

Ashton Hardaway

Se la partita di Bronny è stata difficile, quella di Ashton Hardaway – figlio di quel Anfernee “Penny” Hardaway – è stata a dir poco esaltante. Per lui 21 punti con 6 triple a bersaglio, risultate decisive per la vittoria di CBC.

Ashton è l’ultimo arrivato in casa Sierra Canyon, dove giocherà la sua stagione da Senior dopo aver disputato l’anno da Junior a Duncanville, un’altra powerhouse del panorama cestistico liceale. Specialista del tiro da 3, a Roma ha confermato di essere un tiratore come pochi a livello di High School e, osando un po’, come pochi anche tra i professionisti. La forma di tiro spicca per la combinazione di naturalezza, compattezza e capacità di ripetere un movimento sempre uguale, a cui aggiunge un tocco davvero fatato.

All’Arena Altero Felici però non è stato solo un tiratore, mostrando anche delle doti di passatore che, nelle partite precedenti, erano rimaste sotto traccia. Sebbene non possa essere un creatore primario a causa degli evidenti limiti atletici e dei problemi di ball-security che l’intensa difesa della Stella Azzurra ha puntualmente messo in mostra, le sue mani morbide sono risultate di grande utilità anche nelle vesti di playmaker secondario.

Dopo una prestazione di questo livello cresce anche l’interesse riguardo alla scelta del College in cui giocherà a partire dalla stagione 2023/24. Papà Penny è l’head coach dei Memphis Tigers, che pertanto sono in pole position per aggiudicarsi i suoi talenti. Tuttavia, secondo 247Sports, Ashton ha già ricevuto numerose altre offerte e lui stesso ha confermato in una recente intervista che la sua decisione finale è ancora apertissima.

Jimmy Oladokun & Majok Chuol

Tra le fila di CBC si sono fatti notare anche i due lunghi Jimmy Oladokun e Majok Chuol.

Partendo da Jimmy, contro la Stella Azzurra ha mostrato di essere il prototipo di lungo moderno. 6”8’ con una mobilità straordinaria, ha impressionato in entrambe le metà campo. Forse è una suggestione causata dal cognome, ma per la capacità di cambiare, scivolare e correre il campo come un esterno, allo stesso tempo dimostrandosi una presenza di peso sotto canestro, a tratti ha ricordato uno straordinario difensore come Onyeka Okongwu. Anche in attacco ha prodotto molto, soprattutto grazie alla sua energia, finendo la partita con 18 punti.

Tuttavia rimane parecchio grezzo in molti aspetti del suo gioco. Soffre gravemente di tunnel vision e i suoi movimenti sono spesso macchinosi. Inoltre, il tiro da fuori necessita ancora di molto lavoro prima di diventare davvero pericoloso, anche se nel finale di partita ci ha regalato una tripla in stepback che fa ben sperare sul suo upside da tiratore.

Il premio “grezzo ma interessante” però non spetta a Oladokun, bensì a Majok Chuol. Il 7 footer dal Sud Sudan è nettamente il giocatore di CBC più indietro nel proprio sviluppo ma, nonostante ciò, ha tenuto egregiamente il campo grazie alla sua straordinaria energia. È innegabile che la strada per diventare un giocatore di basket maturo sia lunghissima e i numerosi appoggi sbagliati da point blank ne sono la prova, ma i mezzi atletici sono di ottimo livello e l’impressione è che Chuol voglia metterci tutto quello che ha per riuscirci.

È stato impressionante in questo senso un episodio successo nel riscaldamento. In un esercizio di passaggio e tiro da 3 è il turno di Majok ma il passaggio non arriva. Lui però non aspetta il suo turno come qualsiasi altro compagno avrebbe fatto, urla all’assistente allenatore e, con un’occhiata assassina e un paio di parole, richiama all’ordine Oladokun, colpevole di avere disperso un pallone. Sono piccole cose, ma molto significative sul livello di commitment di un giovane giocatore.