FOTO: Andscape

Questo contenuto è tratto da un articolo di Marc J. Spears per Andscape, tradotto in italiano da Marco Marchese per Around the Game.


Durante una giornata libera, lunedì, l’ala degli Orlando Magic, Paolo Banchero, si è seduto comodamente nel retro della sua “eterna casa” su di una panca in pietra accanto alla piscina e alla Jacuzzi, con il Lake Blanche sullo sfondo. La stanza preferita dell’All-Star 2024 è un rettangolo in legno massiccio lunga 28,65 m, con scritto “BANCHERO COURT” sui lati. Se non fosse stato per un’imbeccata da parte dell’altro All-Star NBA, Kevin Durant, l’uomo-franchigia degli Orlando Magic starebbe ancora vivendo in un condominio in città. “Nei miei primi due anni ho vissuto vicino all’area urbana, meno di un chilometro, era conveniente”, ha affermato Banchero ad Andscape. 

“Dopo la mia stagione da rookie ho trascorso molto tempo con KD in questa casa. Ci rilassavamo giocando ai videogames, e di colpo mi disse: “Amico, so che hai la casa più grande di tutta Orlando. So che vivi come un re.”. Ed io risposi: “No, amico, fidati. Vivo in un piccolo condominio in città.”. E mi ha guardato in modo strano, esclamando: “Che?! Che hai detto? Come sarebbe a dire che non vivi in una casa? Vivi davvero in un appartamento?”

“Perciò si è sentito preso in causa per questo, e diceva: “Tu sei la pick #1 al Draft. L’uomo-franchigia. Devi vivere e comportarti come tale.”. E dopo ciò ho un po’ cambiato le mie prospettive. Se Kevin Durant mi stava dicendo quelle cose, forse era giunto il momento di comprare una casa. Quindi, per tutto il mio secondo anno sono andato alla ricerca di una casa ed alla fine del 2023 ne ho trovata una, in cui mi sono trasferito in estate. E poi, nel mio terzo anno, mi sono spostato qui. KD non è ancora nemmeno stato qui, ma ho intenzione di invitarlo e mostrargli casa mia.”

Paolo Banchero

Il giovane All-Star ha messo a referto finora 29 punti, 8.8 rimbalzi e 5.6 assist a partita, compresa una prestazione da 50 punti, prima di esser messo k.o. da uno strappo al muscolo obliquo subito il 30 ottobre scorso. Da allora, anche l’altra ala dei Magic, Franz Wagner, è stato fuori dai giochi per infortunio, anch’esso al muscolo obliquo, mentre suo fratello, Mo Wagner, è stato afflitto da un grave infortunio al ginocchio sinistro, che ne ha terminato anzitempo la stagione. 

Banchero è tornato in campo il 10 gennaio contro i Milwaukee Bucks, con una gara da 34 punti, 7 rimbalzi e 3 assist in una sconfitta col punteggio di 109-106. Nonostante gli infortuni i Magic hanno ancora uno dei migliori record in NBA e Banchero ha aspirazioni da All-Star dopo un’assenza di 2 mesi (Banchero si è classificato 4° nelle votazioni All-Star dei tifosi venerdì scorso, tra i giocatori del frontcourt della Eastern Conference). Durante la Stagione 2024/25 Banchero ha condiviso mensilmente uno spazio su Andscape, in cui ha aperto una porta sulla sua vita privata. Draymond Green, Vince Carter, Trae Young, CJ McCollum, Fred VanVleet, De’Aaron Fox, Cade Cunningham, James Wiseman, Josh Jackson e, più recentemente, la guardia dei Phoenix Suns, Bradley Beal, hanno preso parte al suo diario. A seguito c’è il terzo capitolo del diario dalla sua nuova mansione nell’area di Orlando. Come detto dallo scrittore senior di Andscape, Marc J. Spears, l’ex stella di Duke ha parlato del suo ritorno in campo dopo tanto tempo, giocando contro Tatum ed i Celtics, dei dettagli della sua nuova casa, delle sue aspirazioni All-Star dopo l’infortunio, dell’infortunio di Franz Wagner, del Martin Luther King Day ed altro. 


Vivo con un lago alle spalle. Essendo di Seattle, sono cresciuto vicino a un lago. Qualcosa di speciale: perdersi nelle acque, trovando la pace dei sensi. Un gran vicinato ed un bellissimo posto per sfuggire dalla città. Ognuno ha il suo spazio per trascorrere del tempo e rilassarsi. A volte uscire fuori ad ascoltare i rumori esterni, con la pace e tranquillità. Qualcosa che non facilmente si ottiene in città. Crescendo a Seattle, sono cresciuto ad un paio di isolati dal Lake Washington. Perciò, quando ero ragazzo, era il modo in cui trascorrevo il mio tempo libero: facevo due passi per andare al lago. Io e mio padre, quando ero davvero giovane, andavamo spesso in spiaggia sulle rocce, saltandoci sopra. Ho una foto che recentemente mi ha regalato, con un messaggio scritto sul retro. Ho un’altra foto in cui, quando avevo 3 anni, mi teneva in braccio e giocavamo tirando le pietre e facendole saltare. Era una cosa tutta nostra. Crescendo, il lago è rimasta una cosa fondamentale per me e le mie sorelle, e in generale la mia famiglia. Ho una vista sul lago sin da quando sono piccolo. Perciò, ogni volta che vedo un lago mi ricorda e mi riporta ai giorni d’infanzia, dandomi un senso di nostalgia. Per me è una cosa immancabile. 

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Non mentirò, la palestra è il vero motivo per cui ho preso questa casa. Modificheremo ancora qualche parete tra qualche settimana, inserendo anche un nuovo tabellone segnapunti, Si, è un vero e proprio campo da basket regolamentare da 28,65 m con il mio logo al centro. A dire il vero non ci ho lavorato molto, per via dell’infortunio. Sono arrivato qui in estate. Ma la prossima estate ci trascorrerò parecchie ore, lavorando su me stesso. Poi c’è la stanza da letto, al piano di sopra, con vista sul campo e con le finestre. Perciò ho molto su cui lavorare. Lo hanno ripulito e sistemato più di un mese e mezzo fa. Ma è ancora lindo. La maggior parte delle case con un campo che ho visto, in realtà, aveva solo metà campo. Alcuni hanno un campetto più piccolo, ma questo è un campo regolamentare. Si possono tirare le triple dai vertici. La linea da 3 punti è regolamentare e questo è il posto in cui starò. Sarà il mio santuario. Farò anche rifare le pareti, con un mio murale ed uno di mia madre. Inviterò Michael Jordan, LeBron James e tutti quelli con cui sono cresciuto studiando. Questo è ciò di cui vado più fiero da quando sono qui: la P5 Arena. Banchero Court. Una benedizione. 

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Possedere una casa vuol dire molto. Penso di star ancora imparando cosa voglia dire. Ci sono molte più responsabilità. Avendo una casa, ci si può invitare della gente, accogliendoli. Ho invitato mia nonna, che è venuta per Natale per trascorrere una settimana con me. Abbiamo avuto modo di poter stare seduti insieme in casa per tutta la settimana, a ridere e divertirci. Lei è stata molto felice. Era davvero estasiata della mia casa, e del fatto che sia lei a trascorrere le notti da me, mentre da piccolo ero io a farlo a casa sua. Perciò, per me è una gioia invitare i miei amici, mostrando loro dove vivo e facendo vedere loro cosa si ottiene lavorando duro. La mia vita viaggia molto velocemente, giocando in NBA. Qualcosa come questa casa, la considero una casa per la vita. Penso alla mia vita e penso che vorrei rimanere qui per tutto il tempo. 

Sì, i 2 mesi lontano dal campo sono stati duri, ma penso di aver fatto un ottimo lavoro mantenendo alto il mio morale – anche solo stando con la squadra, con la mia famiglia ed amici, mantenendomi motivato lavorando per tornare in campo. Per me è stata una sfida, ogni settimana, che si trattasse di allenamento in palestra o in campo, sapevo che avrei avuto qualche test da superare. Ho fatto un gran lavoro mantenendo la mia mente sul prossimo obiettivo e provando a concentrarmi sul ritorno in campo nel più breve tempo possibile, ma assicurandomi che avvenisse nel momento più adatto, per permettere al mio corpo di guarire del tutto. La parte più dura è stata stare lontano dalle partite, dalla competizione e dai compagni di squadra. Hanno fatto un grandissimo lavoro, giocando ad alto livello. Ma essendo una persona competitiva, volevo solo esser lì fuori con loro. Si è trattato dell’infortunio più lungo con cui ho avuto a che fare. Star seduto a bordo campo, ogni sera, mi ha permesso di crescere sotto altri aspetti, che sia aiutare i miei compagni, dicendo loro cosa si vede stando seduti dalla panchina, e cosa penso possano fare meglio nel corso della sfida. Inoltre, poter parlare ai coach ed allo staff varie volte di ritorno dalle sfide fuori casa, permette di comprendere cosa pensano e come si sentono. 

L’infortunio di Franz è stato un brutto colpo per tutti. Chiaramente, molto più per lui, ma per me è stata dura poiché stava giocando davvero bene, e penso che Franz sia un giocatore che non riceve i meriti adeguati. Non si riesce a comprendere quanto sia davvero forte fino a quando non ci si siede e lo si osserva. Per me, vederlo giocare a quel livello e poi andare k.o. per via del mio stesso infortunio è stato come avere una tremenda visione. Mi ricordo di averlo visto durante quella partita contro Philly, l’ho visto tenersi il fianco già dalla fine del 2° Quarto. Mi è sembrato molto simile a quando è successo a me contro Chicago, per la sua smorfia e per le movenze rallentate, senza voler fare alcun movimento esplosivo. Temevo dentro di me che potesse trattarsi del muscolo obliquo, ma non volevo tirarlo in ballo. Poi, qualche giorno dopo, durante un allenamento a Orlando, suo fratello Mo si esercitava al tiro. D’un tratto è venuto da me dicendo che Franz si fosse sottoposto ad una Risonanza Magnetica, e che aveva lo stesso mio problema. La cosa mi ha scombussolato un po’. Lo ha fatto un po’ a tutti in squadra, poiché essendo i 2 migliori giocatori del roster facciamo molto per loro – non solo in campo, durante le sfide, ma anche per la nostra presenza, che penso sia qualcosa di insostituibile. Perciò, vederlo andare k.o. dopo aver giocato così bene, per via del mio stesso infortunio, ha dato molto fastidio a tutti. Ma conosco Franz molto bene, e so che sta prendendo tutto molto seriamente e che tornerà più forte.

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Il periodo di Natale era inizialmente il mio obiettivo per il ritorno in campo. Poi, avvicinandoci a Natale mi sono reso conto che sarebbe potuto accadere verso i primi giorni del nuovo anno. Avevo messo nel mirino la sfida di giorno 5 gennaio. Mi era stato dato il via libera per giocare, ma poi Arnie [Arnie Kander, Vice President of Player Performance dei Magic] ha detto che aveva ancora delle cose da farmi vedere e che voleva vedere da me. Mi ha detto nuovamente: “Potrebbe essere troppo presto, ma ci stiamo avvicinando.”. Perciò mi ha mantenuto sulla retta via, facendomi lavorare duro per le date successive, Quando ho avuto la notizia che il mio ritorno sarebbe avvenuto giorno 10, contro i Bucks, ero davvero molto entusiasta. Ero fuori da troppo tempo e sentivo di aver fatto un gran lavoro mantenendo alto il mio umore mentre ero fuori dai giochi. Ma onestamente, sentivo che stessi per stancarmi. Iniziavo a sentirmi ansioso e frustrato a non poter scendere in campo. Poter tornare in campo è stata una vera gioia per me. Non m’importava molto di come stesse il mio corpo o delle mie condizioni fisiche. Ero solo felice di essere lì. Quando ho messo la prima tripla ho sentito una miriade di emozioni, perché esser lì e poter realizzare un tiro fa sentire davvero bene, e dirlo adesso è davvero strano. Affrontare quest’infortunio mi ha fatto apprezzare molto di più il poter scendere in campo, davanti ai tifosi e con i miei compagni, potendo affrontare le sfide – che mi mancava da tanto tempo. Sapevo che non sarei tornato subito me stesso. Ci vorranno ancora un paio di partite, perciò mi sono già preparato mentalmente. Provo solo a non arrabbiarmi troppo. O essere troppo frustrato. La vittoria contro Philadelphia di domenica è stato un grande esempio di tutto ciò. Sto rimettendo in sesto le mie gambe. Sono eccitato all’idea di giocare su ESPN in TV il venerdì. Ogni volta che andiamo in TV è sempre speciale: la mia famiglia può riunirsi e osservarmi. Basta solo mettere su ESPN e osservare. Non si tratta di guardare sui TG locali o simili. E sono quindi sempre eccitato all’idea di giocare le mie prime partite mandate in onda in tutta la nazione. Non vedo l’ora. Ed il fatto che avvenga contro una squadra come i Boston Celtics lo rende ancor più divertente. 

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JT è stato una specie di gran fratellone sin da quando sono arrivato a Duke. Il coach di Duke, Jon Scheyer, ci ha messi in contatto durante il mio anno da Senior alla high school, quando mi stavo preparando per andare a scuola. Sin da allora JT mi ha sempre detto: “Qualsiasi cosa tu abbia bisogno, domande su qualcosa, dubbi, consigli, allenamenti da svolgere, qualsiasi cosa sia basta chiamarmi.”. E da allora siamo sempre molto cordiali tra noi. Gli ho chiesto parecchie cose, dalla mia scelta di firmare per Jordan, all’agenzia con cui firmare, domande sui suoi primi anni nella lega, ciò che aveva imparato, ciò che avrebbe voluto fare diversamente. Provavo a capire il suo cervello. Lui è un Campione NBA e candidato MVP per un motivo. Quindi, da sempre è uno dei miei più intimi amici e una delle persone a cui m’ispiro. Ed il fatto di poter giocare in NBA e poterlo sfidare è qualcosa di quasi surreale. Quando ci ritroviamo contro lì fuori non siamo proprio amichevoli, entrambi proviamo sempre a vincere. Ma a fine gara torna il clima di affetto e rispetto. Riesce a trarre il meglio da me e perciò è sempre divertente poterlo sfidare. 

La speranza di essere ancora una volta All-Star è sempre lì. Certo, ho perso tante partite, e perciò se non dovessi prender parte all’ASG me ne farei una ragione. Detto ciò, penso di essere un All-Star, ma spetta a tifosi e coach il compito di decidere. Io voglio solo mettere in bacheca vittorie e portare la mia squadra nella miglior posizione in classifica in vista della post-season, possibilmente con il fattore campo a nostro favore. Ma se fossi ancora una volta All-Star sarebbe davvero fantastico. Quest’anno è sulla West Coast, a San Francisco. La mia famiglia vive nella Bay Area. Se dovessi farcela penso che avrò un sacco di amici e parenti lì per supportarmi, felici di vedermi lì. E quindi sarebbe davvero spettacolare.

Dovete solo starmi a guardare nelle partite che ci sono da qui all’All-Star Game, prima della scelta delle riserve. Se osservandomi nelle prossime sfide la reazione fosse: “No, non è un All-Star”, mi andrebbe bene. Ma se guardandomi, invece si finisse ad esclamare: “Oh, penso che sia un All-Star” allora dovrei essere un All-Star. Non sto perorando la mia causa. Onestamente penso che dovremmo avere 2 All-Star. Per il momento gli infortuni stanno raccontano un’altra storia, ma sono certo che abbiamo 2 giocatori, ovvero Franz Wagner e me, che decisamente meritiamo di farne parte e che abbiamo già giocato a quel livello. E comunque, se dovessimo partecipare o meno, credo che per noi 2 non cambierebbe nulla, non influirebbe su di noi in alcun modo. Ma penso che abbiamo giocato abbastanza bene da meritare pienamente di stare lì. 

Il Martin Luther King Day è stato parte della mia vita da sempre. Una cosa che assocerò per sempre al MLK Day è il basket. Ho giocato spesso nei tornei per il MLK. Dalla scuola elementare ad AAU alla High School, abbiamo sempre disputato tornei per l’MLK Day. Perciò, per me, fino a quando verrà celebrato Martin Luther King sarà necessario avere del buon basket da poter osservare. Tutti sanno ciò che Martin L. King ha fatto non solo per il nostro paese, ma per il mondo intero. Aiutandoci ad amarci l’un l’altro ed a progredire verso la giusta direzione, a prescindere dal colore della pelle. Questo è visibile al giorno d’oggi in NBA più che in ogni altro luogo. Ci sono ragazzi provenienti da qualsiasi estrazione, di ogni razza, fede, tutti in una sola lega, sfidandosi e competendo. Sinceramente, nulla di tutto questo sarebbe stato possibile se non ci fosse stato Martin Luther King. Quindi è sempre un onore poter celebrare questo giorno, sperando di poter giocare a basket.