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Qualche giorno fa, i Boston Celtics hanno matematicamente raggiunto i Playoffs con una vittoria per 127 a 112 contro i Phoenix Suns al TD Garden, il loro 52esimo successo stagionale. Senza Kristaps Porzingis per la terza volta in quattro notti, la squadra ha ottenuto una vittoria convincente al ritorno a casa, chiudendo con un 2 a 0 netto la serie contro Phoenix.

“Se il tuo centro segna 5 o 6 triple, è difficile da fermare. Ci piace chiudere il pitturato e spingere gli avversari a tirare da fuori. Quando ti portano a disperderti e tutti sanno tirare, è difficile avere chiare le posizioni. Questa è la sfida dell’affrontare questa squadra, che tutti possono tirare da tre punti, essere pazienti in attacco e cercare il tiro migliore.”


– Kevin Durant

Boston ha trovato una grande prestazione da parte di Al Horford con Porzingis indisponibile: il veterano ha chiuso con 24 punti e 8 su 14 al tiro (6/10 da tre punti) contro Phoenix. Si tratta di un season high per il lungo esperto dei Celtics, ennesimo esempio lampante di quanto questa squadra sia fortunata ad essere così profonda in termini di rotazioni. Nell’insieme, Boston ha convertito 25 delle 50 triple tentate, season high concesso dalla difesa dei Suns sia in tentativi sia in tiri avversari segnati.

“Questo è semplicemente il nome nel gioco. Specialmente nella Lega di oggi, non puoi lasciar loro tutti quei tiri, non puoi concedere 50 triple, ti superano già solo matematicamente. Penso che loro conoscano meglio i numeri e abbiano fatto meglio i conti. Tira più triple e, se sei caldo, ottieni la vittoria.”

– Kevin Durant

Queste sono lodi importanti da parte di un talento come KD, specialmente considerando gli obiettivi altissimi dei Celtics in stagione. Non è di certo la prima volta che Durant rivolge parole al miele nei confronti di Boston, e non si è mai tirato indietro quando si è trattato di definire Jayson Tatum uno dei migliori giocatori della Lega. Prima di quest’ultimo incontro, lo ha anche definito come una delle future facce della NBA, riconoscendo in lui le abilità per dominare la prossima decade.

Quando si parla di Durant e Boston, va sempre tenuto in considerazione un “what if?” che esiste da un po’. Da Danny Ainge multato per essersi seduto accanto alla madre di KD alle gare con Texas quasi due decadi fa allo sventurato incontro con Tom Brady negli Hamptons, i destini dei Celtics e della superstar si sono intrecciati molte volte. L’attività di Kyrie Irving dietro le quinte in sede di All-Star Game ha consolidato la partnership fra i due a Brooklyn e ha portato all’addio confusionario di KI, mentre la sconfitta nei Playoffs 2022 per mano dei biancoverdi ha essenzialmente messo fine a quei Nets. L’opportunità di un matrimonio si è presentata di nuovo dopo quella post-season 2022, quando Kevin Durant ha formalmente richiesto uno scambio e i Celtics sono immediatamente diventati una delle squadre in corsa per assicurarsi i talenti del giocatore. Nonostante le prime NBA Finals dal 2010 raggiunte qualche tempo prima, la narrativa su uno scambio costruito su Jaylen Brown ha preso piede.

Tifosi e analyst si sono reciprocamente dati alla gola, chi a favore, chi contro a un movimento simile dalla prospettiva dei Celtics; l’intero mondo NBA si è concentrato su una potenziale blockbuster trade. Sebbene sembrasse logico mantenere lo status quo per una squadra arrivata a due vittorie dal titolo, l’appeal di un talento generazionale come Kevin Durant era una tentazione irrinunciabile. Dopo una seconda richiesta di trade e un totale collasso da parte di Brooklyn, KD è arrivato a Phoenix nel corso della passata trade deadline per una moltitudine di scelte al Draft e giocatori. Il nuovo proprietario dei Suns, Mat Ishbia, dopo aver comprato la franchigia a dicembre 2022, è voluto partire col botto con l’acquisto della superstar, raddoppiando con un’altra blockbuster trade per Bradley Beal nell’estate successiva.

È interessante guardare indietro e immaginare cosa sarebbe successo, riflettere su cosa sarebbero queste due squadre se le cose fossero andate diversamente. Sebbene i Boston Celtics abbiano comunque rivoluzionato il loro roster dopo aver mancato ancora il bersaglio grosso nella passata stagione, i movimenti messi in atto non hanno minato la profondità di questo nucleo e non hanno avuto un costo troppo elevato. Certo, ha fatto male dire addio a Marcus Smart, così come a Robert Williams, ma è stato necessario per portare il roster dei Celtics al livello successivo. Dopo lo scambio per Durant e quello per Beal nel giro di sei mesi, i Suns hanno dato via un totale di 8 first-round pick assieme a talenti come Mikal Bridges e DeAndre Ayton.

Sia Celtics che Suns condividono l’obiettivo della vittoria del titolo NBA ed entrambe hanno perso alle Finals negli ultimi anni. Dopo una stagione sottotono nel 2022, Phoenix si è rinforzata e ha modificato il roster accorciando la finestra per il titolo. Boston invece ha deciso di tenersi stretto Jaylen Brown a lungo termine e, dopo la cessione di un leader emotivo, cuore e anima di questa squadra, come Marcus Smart, la squadra ha aggiunto una terza star con Kristaps Porzingis, inseritosi alla perfezione in questi Celtics. Brad Stevens ha trovato il modo di aggiungere una stella in una posizione scoperta senza completamente svuotarsi, mentre i Suns hanno completato un all-in per il trio di Durant, Beal e Devin Booker. Una squadra è in cima alla lega con il miglior record, mentre l’altra rischio di dover prendere parte al Play-In Tournament.

È importante ricordare quando enormemente differente avrebbe potuto essere l’esito di una decisione diversa da parte dei Boston Celtics, se alla fine si fossero mossi per Durant (o per Beal). In questo caso, non solo Porzingis non si troverebbe con una canotta biancoverde addosso, ma nemmeno Jaylen Brown e Derrick White sarebbero a roster. Chissà come sarebbe cambiato l’approccio del resto delle squadre nella Eastern Conference. Come ha dichiarato una volta Irving, “i paragoni rubano la gioia”, ma è impossibile non pensare a come sarebbero andate le cose, quando si parla di Suns e Celtics.