“È solamente un esordiente”, “È stato assunto grazie al podcast con LeBron” e tantissime altre. L’inizio della carriera di JJ Redick, in una piazza non banale come quella di Los Angeles, sponda gialloviola, è stato accompagnato da una marea di chiacchiere. Lui le sta spegnendo nel miglior modo possibile, con i fatti: 3 partite, 3 vittorie, contro 3 dirette concorrenti della Western Conference. Siamo appena all’inizio della stagione, ma sarebbe ingenuo ignorare le novità mostrate dai Lakers in campo, nonostante un roster quasi totalmente invariato rispetto a qualche mese fa. Redick ha imposto una nuova linea chiara e visibile, di cui possiamo intuire 3 “comandamenti”.

1 – Fluidità offensiva: movimento di palla e uomini

Dopo gli ultimi anni, un po’ per lo stile di LeBron James e un po’ per il tipo di allenatori passati per la panchina, sembrava che una qualche legge assoluta obbligasse i Lakers a giocare una pallacanestro lenta e prevedibile, fatta di secondi su secondi persi, isolamenti statici e tiri fuori ritmo. Le intenzioni di Redick sono ben diverse. L’ex analista di ESPN ha fin da subito implementato principi offensivi read-and-react, con spaziature 5-Out (tutti i giocatori sul perimetro per allargare il campo) e movimento di palla e uomini.

L’entrata nei giochi offensivi deve essere necessariamente più veloce rispetto alle abitudini delle ultime stagioni, e le punte di diamante devono essere messe nelle condizioni di ricevere il pallone in situazioni dinamiche. Questo tipo di filosofia, se rispettata, strizza l’occhio all’efficienza e alla gestione fisica di Davis e James e alle caratteristiche di Austin Reaves, giocatore estremamente intelligente.

A essere meno coinvolto, anche al di là delle mere percentuali al tiro, è D’Angelo Russell, che non è mai stato troppo incline al movimento senza palla. La notizia più positiva in assoluto riguarda i movimenti che già iniziano a vedersi sul lato debole. Non più torri piantate ad aspettare uno scarico, ma giocatori pronti ad eseguire un flare o un taglio verso il canestro, per tenere sempre impegnata tutta la difesa avversaria. Chiariamo: questi concetti non sono nulla di mai visto, fanno semplicemente parte dell’idea moderna di pallacanestro. Se se ne parla con toni euforici è perché i Lakers, da un bel po’, sembravano bloccati nel passato.

L’esecuzione di tutte queste belle idee va infatti ancora migliorata e affinata nel corso della lunghissima Regular Season, e questa non è una buona notizia per gli avversari.

2 – Si cambia spesso sul Pick&Roll

Il roster dei Lakers ha un difetto strutturale che non è stato risolto durante l’offseason, ovvero la mancanza di una solida difesa perimetrale. Nonostante la presenza di Davis, dunque, non è sostenibile per i gialloviola pensare di poter inseguire i migliori esterni avversari dietro ai blocchi. Per questo motivo i Lakers di Redick usano spessissimo lo switch, il cambio difensivo. Davis è quasi sempre in grado di non farsi battere dal primo passo delle guardie avversarie, e si tiene sempre pronto a staccarsi in aiuto se la palla raggiunge il mismatch nel pitturato.

Attenzione, non è una strategia priva di punti deboli. Innanzitutto, potrebbe esporre i Lakers a parecchi problemi a rimbalzo offensivo, zona in cui LeBron e Hachimura dovranno sempre dare una grande mano. Inoltre, è un modo di difendere maggiormente dispendioso rispetto alla tradizionale drop coverage da Regular Season. Il materiale a disposizione, tuttavia, non lascia molte alternative valide a disposizione. L’efficacia dipenderà dalle condizioni di Davis e dalla capacità dei difensori perimetrali di leggere la situazione, capendo quando concedere il cambio e quando non farlo.

3 – Let Them Cook

Sì, perché possiamo rimanere qui fino a domattina a parlare degli aspetti tattici, ma tutte le strade portano sempre e solo a due nomi: Anthony Davis e LeBron James. I Lakers sono e saranno competitivi perché godono della presenza di due giocatori Top-10 in NBA, la cui partnership dura ormai da 5 anni. AD ha dominato in lungo e in largo le prime due uscite, mentre il Re si è preso la scena nella terza, con un’eruzione di punti e assist decisivi per chiudere la pratica nel quarto quarto contro i Kings.

L’efficacia nelle due metà campo passa da loro due. Il compito di Redick è semplicemente quello di metterli nelle migliori condizioni per esprimersi, e convincerli che la strada intrapresa sia quella propedeutica a puntare al bersaglio grosso. Sta provando a compierlo da vero e proprio studente del gioco, analizzando le squadre da affrontare all’autolavaggio, dopo aver selezionato uno staff di “ossessionati dalla pallacanestro”. I toni sono troppo trionfalistici? Forse, anzi probabilmente. Ma io non scommetterei mai contro questi Lakers.