Phoenix è in una situazione simile a quella dei Lakers nel 2019, e vuole ottenere lo stesso risultato con Frank Vogel in panchina.

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Questo contenuto è tratto da un articolo di Dave King per Bright Side of the Sun, tradotto in italiano da Marta Policastro per Around the Game.


Se i Phoenix Suns avessero mantenuto intatto il loro core di giocatori under 27, formato da Devin Booker, Mikal Bridges, Cameron Johnson e Deandre Ayton, forse sarebbero stati legittimi pretendenti al titolo per almeno cinque stagioni. I giocatori sarebbero cresciuti insieme, imparando a fidarsi l’uno dell’altro. Ogni anno sarebbe stato quello buono per il salto di qualità, un po’ come successo ai Bucks nel 2021, dopo stagioni di tentativi falliti. Invece, i Suns hanno scelto di puntare su un giocatore più forte, Kevin Durant, scelta che risulta però essere poco sostenibile sul lungo periodo, visto che l’anno prossimo KD avrà 35 anni.


Perché i Phoenix ha fatto una scelta del genere? Per diverse ragioni, la prima delle quali è piuttosto ovvia: attualmente, KD ha più possibilità di trascinare da solo una squadra al titolo rispetto a Bridges o a Ayton. Semplicemente aggiungendolo al roster, le possibilità di vittoria immediata aumentano. La seconda ragione è un po’ meno ovvia: durante l’offseason 2022, la squadra aveva iniziato a dare segnali di malcontento.

Per prima cosa, sembrava che il coach avesse perso la fiducia dei veterani; Joe Crowder aveva reso esplicita la propria insoddisfazione, rifiutandosi di giocare nuovamente con i Suns dopo l’exit interview; Chris Paul era stato molto meno esplicito a riguardo, ma sul finire della stagione correva voce che le cose con l’allenatore non funzionassero più. E poi c’era Monty Williams, che si era rifiutato di parlare di Ayton dopo il litigio a bordo campo dopo Gara 7: nessuna exit interview, nessuna dichiarazione alla stampa per complimentarsi del contratto ottenuto dal centro, nessun tentativo di allentare la tensione all’inizio del training camp. Piuttosto strano.

Anche durante la stagione, era evidente che le cose non andassero nel modo ideale: si alternavano conferenze stampa ricche di sorrisi, battute e complimenti ad altre che sembravano forzate e nelle quali giocatori e allenatore sembravano aver perso l’entusiasmo. La colpa potrebbe essere stata degli infortuni e delle sconfitte? Oppure dello strascico della sconfitta ai Playoffs dell’anno precedente, con Dallas? Sicuramente diversi fattori hanno influito, ma dev’esserci anche una correlazione tra la tensione nata durante la serie tra Suns e Mavs e l’essere diventati la prima squadra nella storia dell’NBA a trovarsi sotto di 30 punti all’intervallo di un’elimination game in casa, per giunta due volte di fila.

Ai Suns serviva un cambiamento radicale: anche durante la stagione, solamente i fan più ottimisti avrebbero potuto pensare che la stessa squadra che aveva perso contro i Mavs potesse vincere il titolo. E il cambiamento c’è stato: un nuovo proprietario, una nuova stella da affiancare a Booker, ma il primo tentativo non è andato bene. E così, il cambiamento continua e a farne le spese è stato l’head coach.

Monty Williams è stato eccezionale a Phoenix, mettendo al primo posto la cultura della franchigia e diventando il coach con il maggior numero di vittorie all’attivo in Regular Season (194) e ai Playoffs (27) dal 2020; è per questo che oggi, dopo aver firmato un contratto da più di 12 milioni di dollari all’anno con i Pistons, è l’allenatore più pagato della lega. Ma Phoenix, nelle ultime due apparizioni ai Playoffs, ha giocato malissimo: il record di Monty nelle elimination games è di 0-5 e sicuramente il malcontento dei giocatori-chiave ha avuto il suo peso.

Adesso arriverà Frank Vogel, che vanta un record di 49-39 ai Playoffs (a proposito: 6-5 nelle elimination games) e un titolo NBA vinto con i Lakers, nel 2020. Vogel non ha mai giocato ad alti livelli, è passato dall’essere assistant coach al college all’essere secondo allenatore in NBA, prima di ottenere l’incarico di capo allenatore. Dopo un primo periodo a Indiana, con cui ha raggiunto per due volte le Conference Finals, è passato a Orlando, squadra in ricostruzione, e poi ai Lakers, per svolgere un lavoro molto simile a quello che ci si aspetta da lui a Phoenix.

Nell’estate del 2019, Vogel prese il posto del deludente Luke Walton con l’obiettivo dichiarato di aiutare LeBron James ed Anthony Davis a vincere. Tutti i giorni, Vogel era sottoposto a un’enorme pressione, ma sotto la sua guida i Lakers giocarono in modo molto solido ai Playoffs e portarono a casa il titolo nella bubble. In seguito, poi, a causa di infortuni, trade e cattiva gestione, la squadra vinse solamente due partite ai Playoffs nelle due stagioni successive, e Vogel fu licenziato e sostituito da Darvin Ham.

Vogel, in ogni caso, a Los Angeles è riuscito a fare ciò per cui era stato chiamato: vincere un titolo con due stelle che, a causa dell’età, non avrebbero più avuto molte altre occasioni di vincere. Una situazione molto simile a quella di Phoenix.

Negli ultimi cinque mesi, il nuovo proprietario, Mat Ishbia, ha portato alla squadra un giocatore e un allenatore che sanno che cosa significhi vincere un titolo NBA. E ora, probabilmente, Vogel si circonderà in panchina di coach di grande esperienza (David Fizdale, ad esempio) come già fece a Los Angeles. Migliore sarà il coaching staff, e più solide saranno le basi per la stagione 2023/24 dei Suns.

Il tempo stringe, vediamo che cosa succederà e come si presenteranno KD e compagni ai nastri di partenza, il prossimo autunno.