FOTO: Bleacher Report

Meno di un anno. Il tempo passato da quando Luka Doncic ha sbattuto fuori dai Playoffs i Minnesota Timberwolves, dopo appena 5 gare di Western Conference Finals. Allora non vestiva la canotta dei Los Angeles Lakers, ma si trovava in dei Dallas Mavericks molto diversi da quelli attuali, caduti solo contro i Boston Celtics alle NBA Finals. Adesso, Luka e i Timberwolves sono ancora lì, ma in compagnia di interpreti molto diversi, da Julius Randle a LeBron James, e il palcoscenico è quello del primo turno dei Playoffs 2025. In una serie alla quale i gialloviola, secondo l’opinione generale, arrivano da assoluti favoriti, non mancano certo spunti per un’analisi preliminare:

1. La marcatura su Anthony Edwards

“Significa molto affrontare LeBron James, si tratta probabilmente del miglior giocatore di tutti i tempi”, ha detto Anthony Edwards nei giorni scorsi, elogiando l’avversario. Ma non si è ovviamente fermato qui: “Cercare di buttarlo fuori dai playoffs sarà un’impresa ardua, ma sarà un viaggio divertente”. Dopotutto, già lo scorso anno lui e i Timberwolves hanno spazzato via Kevin Durant e i Suns in appena 4 gare, annientando la narrazione secondo la quale fosse Phoenix a partire favorita. E Ant-Man si è divertito molto di più nel farlo così, da underdog, la stessa identica condizione nella quale Minnesota si presenta sotto i riflettori di Los Angeles.

Ma questa volta il matchup sarà molto più complicato. Per quanto un’icona gialloviola come Magic Johnson si dica terrorizzato, questa marcatura rischia di non essere così ardua per i Los Angeles Lakers. Edwards storicamente fatica contro gli angeleni, che non hanno più ovviamente Anthony Davis a chiudergli il pitturato, ma che sembrano avere imparato la lezione dai Dallas Mavericks: collassare in area e costringere Ant-Man a pensare.

Anche i Suns e i Nuggets, a onor del vero, ci hanno provato, ma con un personale molto ridotto e senza la taglia diffusa che possono mettere in campo i Lakers per rallentare i drive di Edwards – in primis Dorian Finney-Smith e Rui Hachimura, e come prima linea per fargli perdere un passo non sono da escludere LeBron James e Luka Doncic. La marcatura non sarà ovviamente di tipo uno-contro-uno, ma si tratterà di battezzare costantemente giocatori come Rudy Gobert – poco pericoloso, ma anche poco trovato da Ant, che non ha ancora sviluppato con continuità le letture per il rollante – Julius Randle e Jaden McDaniels, che dovranno essere aggressivi sui tagli e sulle penetrazioni qualora i tiri dagli angoli, zona fisiologicamente lasciata scoperta da una difesa che collassa dentro, non dovessero entrare.

Qualora Minnesota dovesse rivelarsi on fire al tiro e il playmaking di Ant dovesse essere competente, allora i Lakers potranno cominciare a pensare a strategie alternative. Contro Suns e Nuggets, oltre alle letture in direzione dell’angolo, più lucide rispetto a quelle (non) viste contro Dallas, Edwards ha potuto contare anche su uno shot making senza senso, convertendo tiri irreali pur senza creare vantaggio, se non addirittura sui raddoppi in arrivo. I Lakers giustamente avranno paura di uno scenario simile, che in una serie “breve” al meglio delle sette gare influisce più di ogni altra cosa, ma potranno seguire due strategie.

O accontentarsi di concedere tiri forzati, sfidando la stella avversaria per tutta la serie con i loro migliori difensori, se questo significherà concedere poco o nulla ai compagni – uno dei problemi di avere un grande scorer e tiratore così polarizzante, ma non ancora passatore di alto livello. Oppure raddoppiarlo costantemente, come fatto dalle altre squadre per tutta la stagione, facendosi battere dagli altri quattro. Una scelta, ovviamente, dipendente dal target designato al quale togliere ritmo.

2. Un enigma chiamato Luka Doncic

Il problema dei Minnesota Timberwolves ha un nome e un cognome: Luka Doncic. Lo sloveno ha fatto il bello e cattivo tempo nella serie delle Western Conference Finals dello scorso anno, annientando qualunque soluzione messa in campo da coach Chris Finch e staff.

Jaden McDaniels, il miglior difensore che Minnesota possa proporre sulla palla, fra i migliori della Lega a rimanere di fronte all’attaccante e a contestarlo grazie al fisico longilineo e alle braccia lunghissime, è stato scherzato per tutta la serie. Doncic ha messo i piedi nel pitturato a piacimento sfruttando i propri chili in più e convertito con percentuali folli tiri forzati grazie ai centimetri inusuali per una guardia, dimostrandosi un incubo per McDaniels o un altro difensore “esile” come Nickeil Alexander-Walker. A un certo punto i Timberwolves hanno provato addirittura a disturbare Luka con Kyle Anderson, che però non è nemmeno più a roster. E le opzioni sulla palla, anche quest’anno, non sono molte di più – potrà forse avere minuti Jaylen Clark, mentre è un po’ scomparso il rookie Terrence Shannon Jr., due ottimi difensori, fisici e atletici.

Pensare che Julius Randle possa marcarlo, come proposto dalla community, non solo è utopia, ma porterebbe l’ex Knicks a uscire dalla gara per falli o perché si ritroverebbe con la lingua a terra dopo 3/4 possessi. Insomma, in uno-contro-uno non si può pensare di rallentarlo. Ed è per questo che anche lo scorso anno sono entrati in gioco gli aiuti.

Gobert, anziché restare profondo, ha cominciato a salire un po’ più alto, aprendo così lo spazio per i lob al lungo. Il lavoro di Dereck Lively III e Daniel Gafford è stato ammirevole, e Jaxson Hayes avrà queste responsabilità da rollante, che dovrà sfruttare soprattutto leggendo i tempi di passaggio. Qualora questa soluzione dovesse ancora una volta aprire la difesa di Minnesota, allora Gobert/il lungo saliranno aggressivamente al livello del blocco, se non sopra, puntando a far uscire la palla delle mani di Doncic, per poi recuperare.

In questo caso, alle Conference Finals, il problema dei Timberwolves è stato l’aiuto dal lato debole, sempre o quasi in ritardo soprattutto quando gli incaricati erano Karl-Anthony Towns e Anthony Edwards. Due dei difensori peggiori della Lega nelle letture a palla lontana, assieme a Julius Randle. Non una buona notizia per Minnesota, che ricorrerà ai cambi difensivi come strategia della disperazione.

Gobert ci si è preso un game winner in faccia, ma non è stata propriamente una brutta difesa, perciò i Timberwolves potrebbero pensarci un minimo prima, pur lasciandola come ultima opzione. Doncic ha dimostrato di soffrire pochissimo i lunghi in carriera, facendo un po’ di fatica nelle primissime serie solo contro Ivica Zubac – presenza meno “verticale” di Gobert in termini di taglia, ma più mobile.

Il consiglio per Minnesota è quello di partire il più aggressivamente possibile su Luka, senza cambiare sin dall’inizio, ma cercando di fare uscire la palla dalle sue mani, possibilmente verso i tiratori e non per i lob nel pitturato. I Timberwolves sono rapidissimi negli X-out per recuperare sul perimetro, perciò potrebbero disturbare qualche conclusione in più, “scommettendo” su tutti quelli che non si chiamano Doncic e James. Qualora le cose dovessero mettersi male, si potrà pensare al raddoppio/uscita alta o al cambio.

3. Chi marca LeBron James?

Una domanda che vale per entrambe le metà campo. In quella dove LeBron James attaccherà, i Timberwolves avranno varie opzioni, rappresentate in stagione perlopiù da Anthony Edwards, Julius Randle e Jaden McDaniels. La più naturale sembrerebbe Randle, che però si distrae spesso a palla lontana e non è proprio un fulmine di guerra in difesa in generale. McDaniels si è sempre dimostrato un’ottima soluzione, ma nei quintetti con Doncic avrà compiti diversi. Resta Anthony Edwards, abbastanza atletico e verticale da disturbare LeBron, ma più piccolo e anche lui molto “distratto”.

Chiariamo, non si parla di isolamenti dove Doncic la passa e James attacca. I Lakers utilizzano molto il post-up e LeBron è 4° per produzione fra i non-centri, il che significa che Minnesota dovrà essere brava a comunicare per impedire eventuali mismatch spalle a canestro. In caso di ricezione statica, i Timberwolves dovrebbero essere in grado di far fronte, contando su Randle, Reid o addirittura Gobert alternativamente in marcatura e in aiuto. In ricezione dinamica, invece, la scarsa percezione del campo in difesa da parte di Randle ed Edwards potrebbe rivelarsi un problema, soprattutto sui tagli di James al momento del collasso su Doncic.

Indipendentemente da quanti set giocheranno i Lakers per favorire ricezioni pulite di James nel pitturato o in mismatch in generale, Minnesota non potrà permettersi collassi anche su questo fronte. Qualora dovesse essere necessario raddoppiarlo, sarà importante marcare frontalmente Doncic per impedirgli la ricezione e non fare entrare entrambi in ritmo.

Quanto alla metà difensiva gialloviola, la presenza in campo di Randle, McDaniels e Gobert per molti possessi – necessaria ai Timberwolves per questioni difensive – permette di avere sempre un punto di scarico per LeBron James o per Luka Doncic. Il quintetto principale di Minnesota, quindi, dovrà giocare insieme meno minuti del solito, puntando sulla rotazione profonda di squadra e sfruttando opzioni come Naz Reid, Donte DiVincenzo e Nickeil Alexander-Walker.

Soprattutto Reid e DiVincenzo, essendo attaccanti dinamici, possono mettere in difficoltà i Lakers. Un matchup come Reid sarebbe molto complesso da gestire per LeBron difensivamente, mentre la presenza di un tiratore di movimento come DDV potrebbe portare a includere Doncic in action apposite lontano dalla palla, dove deve essere coperto. Minnesota, per vincere la partita offensivamente, dovrà fare ampio affidamento su quintetti simili, anche qualora dovesse voler dire sacrificare Julius Randle, Rudy Gobert o – soprattutto – Mike Conley.

4. Mike Conley può stare in campo?

La risposta è “sì, ma i suoi minuti dovranno seguire molto quelli di Austin Reaves e soprattutto Gabe Vincent”. Proprio per quest’ultimo motivo, non è da escludere un suo ruolo nella serie in uscita dalla panchina, lasciando il posto a NAW o DiVincenzo nel quintetto titolare.

Alla fine, per un veterano simile, non sarebbe un problema, e la presenza fra i titolari è solamente simbolica, dato che Conley è 8° per minuti di media nei Timberwolves. Avere più taglia impedirebbe a Doncic e James di avere un target ben preciso nella metà campo offensiva, aspetto importante considerando che anche l’accoppiamento con Austin Reaves non è stato semplice da gestire in stagione per Conley, difensore mostruoso sulla palla ma che ha perso più di un passo:

Con Alexander-Walker o DiVincenzo, inoltre, Minnesota avrebbe sempre in campo anche un altro potenziale aiuto dal lato debole di alto livello, dato che soprattutto l’ex Knicks è un ottimo stoppatore in relazione alla taglia e che le mani di NAW sono velocissime. Aspetto da non sottovalutare, quest’ultimo, vista la fatica fatta alle Western Conference Finals contro Dallas quando Doncic faceva uscire la palla sui raddoppi o gli hedge&recover.

I Timberwolves soffrirebbero offensivamente l’assenza di Conley come playmaker e organizzatore, capace anche di chiudere con buone percentuali tanto in pull-up quanto in catch&shoot, ma la presenza di un DiVincenzo potrebbe essere altrettanto scomoda per i Lakers per quanto riguarda la gestione delle uscite dai blocchi lontano dalla palla.

5. Questione di taglia

Sin qui si è parlato dei potenziali problemi di Minnesota nel gestire la taglia dei Lakers, che non hanno lunghi troppo alti ma che hanno una media di centimetri elevatissima da mettere in campo. Ma attenzione a non sottovalutare i Timberwolves.

Almeno uno fra Gobert, Reid e Randle sarà sempre in campo, e soprattutto gli ultimi due permettono un approccio “Twin Towers” ormai promosso ampiamente sotto la gestione Connelly. Minnesota ha tre quintetti nei pressi o oltre il 90esimo percentile a rimbalzo offensivo, due con Reid e Gobert e uno con Randle e Gobert. Si parla di sei quintetti che catturano oltre il 31% dei rimbalzi offensivi disponibili. I Lakers, dal canto loro, senza Jaxson Hayes in campo e togliendo dal calcolo i minuti precedenti di Anthony Davis, viaggiano nel 14esimo percentile per rimbalzi offensivi concessi in difesa, oltre il 31%.

I quintetti che tengono più botta sono quelli con almeno uno fra Hachimura e James, se non con entrambi in campo, perciò è molto probabile che formazioni simili si vedano spesso per i Lakers. Ma è abbastanza ovvio come lascino aperte possibilità a Gobert, che non sarà una minaccia in post basso ma che ha sempre svolto un ottimo lavoro nel regalare extra possessi a rimbalzo offensivo ai suoi.

Il pronostico

Luka Doncic è molto difficile, se non impossibile da limitare per i Timberwolves. Aggiungendo una minaccia come LeBron James, le cose si complicano ulteriormente, e quando due dei migliori tre giocatori della serie si trovano da un lato non può che esserci una chiara favorita. Minnesota, però, ha sempre dato il meglio da “underdog”, in situazioni dove i media davano già il risultato per scontato, e in questo caso il 10-0 di ESPN a favore dei gialloviola nel pronostico regalerà certamente una motivazione extra. Che poi possa bastare, sembra difficile, ma una cosa è certa: i Timberwolves daranno battaglia ai Lakers per tutta la serie.

Pronostico: Lakers in 6


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