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Quella tra i Golden State Warriors e i Memphis Grizzlies sta diventando a tutti gli effetti una rivalità ormai dal 2022. Nel corso della serie Playoffs di allora fra le due squadre, alle Western Conference Semifinals, si sono svolti numerosi episodi che hanno acceso le dichiarazioni in conferenza stampa: coach Taylor Jenkins al tempo si è definito “curioso” di capire il trattamento che sarebbe stato riservato a Jordan Poole nel cercare di capire l’intenzionalità dell’atto quando ha afferrato il ginocchio di Ja Morant in Gara 3, provocandone l’infortunio che ha messo fine alla serie per la stella di Memphis. L’episodio, ritenuto accidentale, non ha convinto Jenkins, che non ha mai espresso direttamente la propria opinione, ma l’ha fatta capire. Queste dichiarazioni sono state seguite dall’ulteriore curiosità espressa da Jenkins in conferenza stampa dopo Gara 4, riguardo a un potenziale fallo di Draymond Green sul tiro del pareggio tentato da Jaren Jackson Jr. a 13 secondi dalla fine. Nonostante ci sia stato molto contatto, gli arbitri hanno fatto giocare e Golden State si è portata sul 3-1. Questa posizione “passivo-aggressiva” è figlia di un’altra conferenza stampa, stavolta di coach Steve Kerr dopo Gara 2, un intervento su un fallo di Dillon Brooks ai danni di Gary Payton II, costato un flagrant 2 al primo e un gomito rotto al secondo: “C’è un codice. Questo codice che i giocatori seguono prevede che non si metta mai a repentaglio la stagione o la carriera di un ragazzo colpendo qualcuno a mezz’aria e afferrandolo alla testa. Fratturando infine il gomito di Gary… ha infranto il codice. Dillon Brooks ha infranto il codice”. Oltre agli interventi di Jenkins, queste dichiarazioni di Kerr hanno scatenato anche la reazione di Morant al momento dell’infortunio subito per il tocco di Poole nella gara successiva, con un tweet “Broke the code” poi eliminato dalla point guard, ma sul quale è tornato Jaren Jackson Jr., scrivendo: “Conoscete il codice. A questo punto parliamo del codice per tutta la serie”.

Dopo vari episodi susseguitisi nel corso degli anni, fra i quali si ricordano anche gli scambi accesi fra (gli ormai ex) Dillon Brooks e Klay Thompson, nell’ultima notte di Emirates NBA Cup Grizzlies e Warriors sono tornate a darsi battaglia, anche questa volta non senza controversie. Draymond Green, al solito, è stato espulso dopo aver ricevuto 2 tecnici in 30 secondi negli ultimi due minuti di gara, ma a far discutere è il suo fallo su Zach Edey nel terzo quarto, definito da quest’ultimo “decisamente non una giocata di pallacanestro”. Il gesto di Green, rivisto in seguito alla gara dall’NBA, è stato classificato a posteriori come flagrant 1. Non un prontissimo intervento, elemento di critica anche dell’intervento di un veterano “duro” come Marcus Smart: “Hanno rivisto la gomitata al volto di Draymond [episodio rivisto andato a favore dei Warriors]. Abbiamo preso una gomitata in faccia, non l’hanno rivista. Ci hanno afferrato la gamba e non l’hanno rivista. È un problema. Bisogna essere coerenti, è l’unica cosa che chiediamo”. Ed ecco che, alla fine dell’escalation, si torna al codice, con la frecciatina di Jenkins a quella famosa frase di Steve Kerr:


“Nel complesso, Edey è stato davvero bravo. Il fatto molto deludente è che c’è stata un’azione dove stavamo per iniziare il contropiede e lui si stava battendo molto duramente per cercare di far partire l’outlet pass, e Draymond gli ha afferrato la gamba, l’ha tirato a terra e non è stato rivisto.

So che c’è un codice in questa lega e non capisco come non sia stato rivisto. Molto deludente”.

Il richiamo è piuttosto diretto e lascia poco spazio ad altre interpretazioni. Anche perché, come sporca fu al tempo la giocata di Brooks, lo è stata anche questa di Green, rendendo le critiche di Jenkins tanto legittime quanto quelle, al tempo, di Steve Kerr.