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Questo contenuto è tratto da un articolo di Keith P Smith per CelticsBlog, tradotto in italiano da Marta Policastro per Around the Game.


1. Inserire Robert Williams in quintetto ha funzionato nella serie contro i 76ers, perciò coach Mazzulla ha deciso di confermarlo tra i primi cinque; ma non sono sicuro che possa essere la soluzione migliore anche contro i Miami Heat.


In attacco, Rob ha giocato bene ed è riuscito a tenere la squadra a contatto grazie alla propria attività a rimbalzo in un momento in cui i Celtics avevano difficoltà a segnare; in difesa, però, la sua prestazione non è stata altrettanto buona, visto che Jimmy Butler lo ha costantemente attaccato sui cambi difensivi, riuscendo molto spesso a segnare o a subire fallo. Williams ha anche avuto difficoltà a marcare Bam Adebayo, lasciato spesso libero sotto canestro a causa di rotazioni difensive che hanno lasciato molto a desiderare.

Nonostante la presenza a rimbalzo, Time Lord non costituisce un problema in difesa per Kevin Love il quale, benché non più nel proprio prime, riesce a marcare senza problemi sia Horford sia Williams. Horford è ancora un ottimo giocatore ma, proprio come Love, è soprattutto uno spot-up shooter (e nel caso di Al, anche un facilitatore), mentre Williams è di gran lunga più atletico del centro di Miami ma rappresenta una minaccia soltanto nel pitturato. E anche per questo, quelle poche volte in cui i Celtics hanno coinvolto Love in difesa sui blocchi, non sono comunque quasi mai riusciti ad arrivare al canestro con facilità, grazie alla difesa di squadra degli Heat.

Senza dubbio Time Lord può aiutare i Celtics, ma non è ancora chiaro se a Mazzulla convenga farlo giocare come titolare, da riserva di Horford o insieme a lui.

2. I Celtics non sono stati sufficientemente duri in difesa su Butler. Hanno passato buona parte della prima metà gara cercando di prevenire le mosse offensive degli Heat, cominciando le azioni con Horford in difesa su Jimmy: in questo modo, in caso di pick-and-roll, Jaylen Brown, Jayson Tatum o Marcus Smart sarebbero finiti in marcatura sul giocatore più pericoloso di coach Spoelstra. A Butler, però, è bastata un’azione per capire ciò che stava accadendo e per decidere di attaccare direttamente Horford dal palleggio, oppure di giocare un pick-and-roll con Adebayo, ritrovandosi così in isolamento contro Rob Williams.

Nei secondi 24 minuti, Boston ha adottato un approccio più tradizionale, mettendo Brown su Butler: ha funzionato un po’ meglio, anche se i cambi difensivi hanno comunque fatto male ai Celtics. Poi, Mazzulla ha anche provato ad assegnare il difficile compito a Malcolm Brogdon, ma i risultati sono stati disastrosi.

Marcare Butler non è semplice, anzi, ma questo si sapeva già. Penso che i Celtics dovrebbero mettere su di lui il migliore on-ball defender a disposizione, definire una strategia sui blocchi e vedere con più pazienza che cosa succede.

3. In questa serie, una difesa che cambi su tutti i blocchi non può essere la soluzione; Miami gioca moltissimi blocchi lontano dalla palla ed è giusto che in queste situazioni Boston decida di non cambiare, ma i pick-and-roll sono un’altra storia: Butler è abilissimo nell’individuare i punti deboli della difesa avversaria e, cambiando su tutti i blocchi, gli si dà esattamente ciò che desidera, cioè la possibilità di giocare in isolamento contro il peggiore difensore in campo.

Per questo motivo Boston deve adottare un approccio misto in difesa: quando gli Heat non schierano un centro tiratore (come Adebayo o Zeller) possono decidere di raddoppiare Butler o di passare sotto i blocchi; perché la scelta tattica funzioni, però, gli altri difensori non possono limitarsi a restare in area, ma devono obbligare Miami a giocare il pick-and-roll oltre l’arco: non si può permettere a Butler l’arresto e tiro dal midrange, mentre gli si possono concedere spazi per le triple dal palleggio.

Come con Embiid, poi, la strategia con Butler deve essere quella di farlo faticare ogni possesso.

4. Miami ha tirato con il 54.1% dal campo e con il 51.6% da tre (16/31). Un’efficienza del genere non è evidentemente né sostenibile per i Celtics, né ripetibile per gli Heat, anche se Miami è molto abile a far arrivare il pallone nelle mani dei propri tiratori negli spot da cui sono più efficaci.

Boston, dal canto suo, deve migliorare in tutti gli aspetti difensivi, e soprattutto nella transizione difensiva e nelle responsabilità individuali: in Gara 1, gli Heat hanno segnato 16 triple open o wide open su 25 tentativi, decisamente troppi. Miami non ha segnato nessuna tripla (0/6) nel caso di tiri contestati e non ha tentato nemmeno una conclusione con i difensori in very-tight coverage.

I Celtics possono migliorare in questo ambito lavorando su comunicazione ed esecuzione, nonché con più attenzione sui closeout: è capitato spesso che i giocatori di Boston saltassero sulle finte, lasciando i tiratori di Miami liberi di segnare in un secondo momento. Oppure, è capitato di vedere aiuti eccessivi dentro al pitturato o errori negli accoppiamenti, a metà campo come in transizione: la miglior serata al tiro degli Heat in questi Playoffs è frutto anche di questo.

5. Parlando della rotazione, ci si domanda perché, dopo aver passato buona parte dell’ultimo mese in panchina, Payton Pritchard sia tornato in campo, per di più contro una delle migliori squadre nella lega a sfruttare i mismatch. La risposta che ci verrà data sarà sicuramente la solita, “questioni di matchup”… ma è esattamente questo il mistero.

6. Non con Pritchard, ma in generale la rotazione deve essere più ampia. Boston non può continuare a ruotare con 7 giocatori come ha fatto nelle ultime due partite contro i Sixers.

Perché non mettere in campo Grant Williams, che ai tempi dell’high school ha dato del filo da torcere ad Adebayo? Williams ha dimostrato di poter giocare bene contro Miami, può aprire il campo e attirare i lunghi di Miami fuori dall’area. Per motivi che mi sono poco chiari, invece, Mazzulla lo ha rispedito in fondo alla panchina.

I Celtics potrebbero usarlo in queste ultime partite della stagione, specialmente se vogliono gestire le energie di Horford e Rob Williams, fondamentali per puntare a vincere altre otto partite.

7. Nei primi 24 minuti, Boston ha segnato 66 punti, 40 dei quali sono venuti dal pitturato (più 11 dai tiri liberi). I Celtics, però, non sono abituati a giocare così: la una squadra fa molto affidamento sul penetra e scarica (drive and kick), attacca il ferro ma tira anche da tre punti.

Invece, nella prima metà di partita, Boston ha tentato solamente 13 triple, un po’ come era successo in Gara 1 contro i 76ers. I Celtics hanno segnato molti layup all’inizio della partita, ma poi hanno forzato penetrazioni per il resto della gara. In totale, alla fine, Boston ha tentato 52 conclusioni da due punti e 29 da oltre l’arco.

Nel terzo quarto, i Celtics si sono trovati in grossa difficoltà quando Miami ha iniziato a proteggere meglio l’area e sono stati costretti a tentare diverse conclusioni allo scadere dei 24 secondi. Dopo aver perso solamente 5 palloni nei primi 24 minuti, Boston ha iniziato a buttarne via qualcuno di troppo, concedendo anche delle transizioni in più.

Anche grazie ai problemi offensivi dei Celtics, Miami nel terzo quarto ha avuto più spazi e serenità, riuscendo a tirare con il 65% (17/26) complessivo dal campo, sbagliando solamente 3 conclusioni da oltre l’arco su 9 tentativi e catturando 4 rimbalzi offensivi. Dopo aver segnato 57 punti prima dell’intervallo, Miami ne ha messi a referto 46 nel solo terzo quarto. Quello che ha girato Gara 1.

8. Mazzulla non ama chiamare i timeout. D’accordo, però…

Boston era avanti 71-59 con 10:55 da giocare nel terzo quarto; nei tre minuti successivi, i Celtics hanno subito un parziale di 1-13 che ha portato la gara in parità, senza che Mazzulla chiamasse alcun timeout. A questo punto è chiaro che secondo lui, i timeout non servono a fermare i parziali avversari: è la squadra che deve riuscire a trovare una soluzione da sola.

A 6:28 dal termine del quarto, dopo un canestro e fallo di Butler, Boston ha finalmente chiamato timeout, anche se a farlo non è stato Mazzulla: si trattava infatti del timeout “automatico”, che permette alle emittenti televisive di trasmettere la pubblicità. E dopo l’interruzione, la situazione non è migliorata: Butler ha segnato il tiro libero supplementare e Miami ha chiuso il quarto con un parziale di 24-13.

I timeout non fanno miracoli, ma se Mazzulla ne chiamasse qualcuno in più nel corso della partita non sarebbe male, vista anche la sua avversione a ricorrere a questo strumento nel cruch time. In questo caso, ciò di cui la squadra aveva bisogno era migliorare la qualità dell’esecuzione, ma anche rompere il ritmo degli Heat.

9. Un altro problema per Boston sono stati i turnover nel finale di partita. Andiamo con ordine.

Con meno di 5 minuti da giocare, Boston è tornata a -5. Dopo un timeout degli Heat, l’attacco dei Celtics si è completamente arenato, come dimostra il play-by-play:

  • Errore su una tripla contestata di Brown, subito dopo che le immagini televisive avevano ripreso la sua mano sanguinante durante il timeout;
  • Errore da tre punti di Horford, che recupera il proprio rimbalzo e perde palla;
  • Turnover di Tatum;
  • 1/2 ai liberi di Brogdon;
  • Palla persa di Tatum;
  • Errore di Brogdon su un layup complicato, rimbalzo di Horford che sbaglia la conclusione e turnover di Tatum;
  • Layup di Marcus Smart;
  • 2/2 in lunetta per Tatum;
  • Errore dall’arco di Brown;
  • Floater di Brogdon;
  • Nuovo errore di Brown, sempre da tre punti.

In 11 possessi, Boston ha collezionato 4 palle perse e 2/7 al tiro. Gli Heat non hanno fatto molto meglio, ma hanno comunque ottenuto 6 punti da due pesantissime triple (Butler e Martin) sullo scadere dei 24″.

Dopo essere finalmente riusciti ad arginare l’attacco avversario (oppure, semplicemente, gli Heat non ne avevano più), insomma, i Celtics hanno rovinato tutto con pessime decisioni in attacco nei minuti decisivi.

10. Se la situazione non vi sembra nuova, non vi state sbagliando: nelle finali di Conference dell’anno scorso, Gara 1 andò più o meno allo stesso modo, Boston in vantaggio all’intervallo e la rimonta di Butler e compagni che portarono a casa il risultato. In generale, sono anni ormai che Boston ha qualche difficoltà a vincere le partite di Playoffs in casa, mentre in questa post-season Miami non ha ancora perso una Gara 1.

Tuttavia, i tifosi di Boston ricorderanno che l’anno scorso, in Gara 2, Miami fu pesantemente sconfitta e che i Sixers, nella serie appena conclusa, sono andati incontro allo stesso destino. I Celtics sembrano rendere di più quando le cose si fanno complicate.

Gara 2 è già fondamentale, poi la serie si sposterà a Miami.