
Questo contenuto è tratto da un articolo di Shawn Windsor per Detroit Free Press, tradotto in italiano da Marco Barone per Around the Game.
Al Madison Square Garden, all’ultimo minuto, erano tutti esausti. Giocatori. Allenatori. Tifosi. Una faticaccia e, se non una partita for the ages, una partita da Medioevo.
A 55 secondi dalla fine di Gara 2 di questa serie di primo turno playoffs, i Detroit Pistons e i New York Knicks hanno raggiunto il pareggio a quota 94. Pochi volevano la palla. O, se la volevano, erano troppo stanchi per farci molto. E quando Cade Cunningham, che ha realizzato 33 punti nonostante sia stato bombardato per tutta la sera, ha palleggiato fino all’angolo a meno di un minuto dalla fine, sembrava che non avesse quasi più nulla nel serbatoio. Era stanco e aveva bisogno di uno dei veterani per fare una giocata.
Dennis Schroder è corso in cima all’ala sinistra per prendere un passaggio da Tobias Harris, che prima aveva guardato Cunningham e si era accorto che fosse marcato. A poco più di 55 secondi dalla fine, Schroder, che non ha mai tirato bene da quando è arrivato a Detroit alla trade deadline, ma nel bel mezzo della sua miglior partita con la divisa dei Pistons (ha chiuso con 20 punti), ha preso un palleggio a destra, si è spostato a sinistra, ha palleggiato altre due volte, si è alzato e ha tirato.
Splash. Canestro della vittoria. Gente, abbiamo una serie. Bentornati, Detroit Pistons. Il vostro allenatore non ha mai avuto dubbi. “Abbiamo fatto quello che dovevamo fare e questo è quanto”, ha detto J.B. Bickerstaff.
La striscia negativa dei Pistons è finita
Con tutto il rispetto, ma hanno fatto qualcosa di più nel battere i Knicks per 100-94. Per cominciare, hanno pareggiato la serie. Hanno zittito il pubblico più rumoroso che ci sia, lo hanno fatto senza il loro leader difensivo, Isaiah Stewart, che era fuori per un ginocchio dolorante, e hanno posto fine a 17 anni di mancanza di vittorie nei playoffs – non che la mancanza debba essere attribuita a questi (per lo più) giovani giocatori.
Hanno vinto una partita nel fango, in una serata in cui Ausar Thompson è uscito per falli e Jalen Duren ha rischiato di farlo. Hanno vinto in una serata in cui Tim Hardaway Jr. non è riuscito a fare un tiro – 0 su 6 dalla linea dei tre punti e 0 su 8 in totale – e il suo compagno di triple, Malik Beasley, ne ha fatti solo due: uno da tre e uno da due punti.
E hanno vinto in una serata in cui pochi riuscivano a segnare al di fuori di Cunningham, Harris e Schroder, e nella quale i Knicks hanno iniziato a spingere e sono andati su un 8-0 per ridurre il vantaggio dei Pistons a quattro a pochi minuti dalla fine, mentre la folla faceva esplodere i timpani.
Ricordate sabato sera? Il crollo del quarto quarto? Le palle perse? Le lezioni che tutti dicevano che i Pistons dovevano imparare? Compresi i Pistons? Sì, l’hanno imparata. “Non abbiamo ragazzi che si arrendono”, ha detto Bickerstaff. “Non abbiamo ragazzi che cercano scuse”.

Sicuramente non Cunningham, che sabato sera ha faticato nel quarto quarto durante il 21-0 con cui i Knicks hanno ribaltato la partita e non ha intenzione di ripetersi. Questa volta ha fermato il parziale all’ottavo punto forzando la penetrazione verso il canestro, subendo un fallo e realizzando due tiri liberi. Questo ha permesso alla squadra di respirare. Ma i Knicks non si sono fermati, riducendo ancora la partita a quattro e poi, dopo una violazione del cronometro per un passaggio errato di Harris, a due.
Ogni volta i Pistons hanno risposto. Duren si è liberato per una schiacciata in alley-oop di Cunningham che ha riportato il vantaggio a quattro. Quattro punti consecutivi dei Knicks hanno pareggiato la partita, compresi due tiri liberi di Brunson, che aveva attirato Harris in un fallo dietro la linea dei tre punti. Poi Harris ha trovato Schroder.
“In un certo senso toglie pressione a (Cade), soprattutto nei momenti critici” – ha detto Duren – “È un altro che può fare delle giocate e che ha fiducia nelle sue mani”. Schroder ha un lungo storico nei momenti clutch, sia nella NBA che in campo internazionale, dove ha fatto la differenza per la Germania. “È semplicemente senza paura” – ha detto Bickerstaff – “Non c’è momento, non c’è folla, non c’è rumore che sia troppo grande o che possa turbarlo.”.
Contro i Knicks, almeno per un po’, non sembrava che avesse bisogno di fare l’eroe, soprattutto quando Cunningham ha raccolto una palla vagante nel terzo quarto dopo un’altra deflection dei Pistons e ha iniziato a correre lungo il campo. Il pubblico sapeva cosa sarebbe successo. Forse non sapeva che Cunningham sarebbe stato raggiunto da Mikal Bridges vicino alla punta, avrebbe fatto un dietroschiena lasciando Bridges a bocca aperta, poi un altro palleggio e infine che si sarebbe rialzato e avrebbe schiacciato.
Per enfatizzare, ha indicato la linea di fondo, dove si trovava Carmelo Anthony. Era la sua serata, nonostante alcune palle perse iniziali – la squadra ne aveva nove nel primo tempo. Cunningham è uscito alla grande. Ne ha segnati 20 nel primo tempo. Questo era il piano. “Iniziare con l’essere aggressivi e vedere come vogliono difendere”, ha detto Cunningham.
Forse è stata la serata di Cade, ma anche quella di Paul Reed, la riserva della riserva, chiamato a far parte della rotazione a causa dell’assenza di Stewart. Reed ha commesso un paio di palle perse nel primo tempo, entrambe in transizione. Ma è difficile dargli contro. Ha contribuito a forzare gli stop difensivi in entrambe le occasioni ed era entusiasta.
Reed gioca con energia e impegno e, pur non avendo le doti difensive e la presenza di Stewart, i suoi minuti sono stati preziosi. Il prossimo uomo a salire di livello? Sì, il prossimo.

Lezioni dalla sconfitta
Ausar Thompson ha ricevuto il suo quarto fallo a pochi minuti dalla fine del terzo quarto quando ha cercato di rallentare Brunson allungando il braccio sul petto dell’avvversario. Bickerstaff ha contestato la chiamata perché Brunson ha agganciato il braccio di Thompson. Gli arbitri hanno stabilito che il braccio di Thompson non avrebbe dovuto essere lì e i Pistons hanno perso il challenge.
Per quanto riguarda le chiamate, non è stata la peggiore. Tuttavia Thompson non avrebbe dovuto essere così aggressivo in quel punto. Lo imparerà. È la migliore opzione per i Pistons per rallentare Brunson. Lui lo sa, e i falli da quattro soldi prima o poi dovranno finire. Sta imparando, come i suoi giovani compagni di squadra e come Cunningham.
Avete bisogno di un canestro? Andate alla linea del tiro libero. Guardare Miles McBride che realizza un tiro da tre allo scadere del tempo con 61 secondi rimasti nel terzo quarto per ridurre a nove il vantaggio dei Pistons? Non abbassate le spalle. Cunningham non l’ha fatto. Non l’hanno fatto. Hanno continuato a giocare, a testa alta e determinati. Disperazione senza panico, la chiama Bickerstaff.
E quando, alla fine del terzo quarto, si sono ritrovati di nuovo al punto in cui si trovavano sabato sera, in vantaggio di otto punti, sullo stesso campo, davanti a una folla entusiasta e con la serie in bilico? Hanno dimostrato di aver imparato la lezione.
“È una prova del nostro affiatamento” – ha detto Duren – “di quanto ci fidiamo l’uno dell’altro, del sistema… di quanto tutti siano coinvolti. Siamo una squadra.”.