Omaggio ad Ernie Johnson, uno dei giornalisti di spicco più amati del circus NBA.

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Foto: Wesleyan.org

La vita in pillole

É un’estate del Wisconsin. Calda, ma comunque, nonostante sia agosto, ci si ricorda che a breve sarà un inverno gelido, come consuetudine. Un 32enne, pitcher dei Milwaukee Braves ha appena avuto da sua moglie il primogenito. Decide di chiamarlo col proprio nome, costringendolo dunque ad una vita da “junior”

La propria vita “Junior” non la trascorrerà nell’ombra del padre, ma la costruirà da sè. Come ispirato oratore televisivo, sapiente conduttore di “Inside the NBA” insieme a tre compagni di viaggio di grande peso mediatico, con quel papillon multicolore sempre perfettamente abbinato che è diventato parte della sua cifra stilistica.


Ernie Johnson Jr., dopo una vita a sognare di seguire le orme del padre come giocatore di baseball, diverrà una delle più grandi voci del mondo NBA.

La vita di Ernie inizia a Milwaukee, ma sarà per tutta la vita un figlio adottivo dello stato della Georgia.

Nel 1966 infatti suo padre, ormai ritirato da anni, accetta un offerta come telecronista per le partite dei “suoi” Braves, i quali si sono nel frattempo trasferiti ad Atlanta.

Il giovane EJ crescerà nel “Peach state” e sceglierà come sua alma mater University of Georgia. Sarà proprio durante il suo periodo da “bulldog” che inizierà la carriera come voce sportiva.

È il 1977 quando accetta il lavoro come direttore della sezione sport, presso una radio locale dell’area di Athens, non molto distante dal campus.

Dopo un lungo pellegrinaggio per tutta la Georgia, cambiando stazioni radiofoniche per le quali lavorare ma non trovando mai il suo modo di condurre lo spettacolo, arriva per Ernie, la cosiddetta “terra promessa”: l’assunzione alla Turner Sports nel 1989. L’anno successivo inizia a condurre “Inside the NBA”.

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Foto: NewCast Studio

Prima del conduttore e della fantastica personalità televisiva che tutti hanno imparato a conoscere e apprezzare negli Stati Uniti, Ernie è anche una persona che cerca di migliorarsi ogni giorno della propria vita, ispirato dalla fede cristiana accolta nel 97’. Dopo anni di lavoro insieme ad associazioni cattoliche, si è preso la responsabilità di accogliere nella propria famiglia, che già contava due figli biologici, altri quattro ragazzi. Michael portato via da un orfanotrofio in Romania, Carmen dal Paraguay, Ashley e Allison attraverso l’affidamento domestico.

Le more

EJ ha deciso di far ruotare la propria vita intorno ad un espressione precisa, da lui stesso coniata: “blackberry moment”. Quest’espressione si riallaccia ad un aneddoto della sua infanzia. Una domenica mattina, durante una partita di baseball, lui ed un suo compagno uscirono dal campo per andare a cercare una palla finita oltre le recinzioni.

Dopo mezz’ora che dei due non si vedeva l’ombra, i genitori, ovviamente preoccupati, si misero in cerca dei due ragazzi. Passarono pochi minuti prima che venissero avvistati a mangiare more da un rovo vicino al punto dove era finita la palla.

I “blackberry moments” sono diventati per EJ momenti in cui prendersi una pausa dallo stress e dai pensieri della vita, per godersi le piccole cose che lo circondano.

Ci sono state situazioni dove però la compostezza di Ernie ha vacillato e anche quei momenti di pausa sono diventati difficili da vivere con la sua consueta gioia.

Nel 2003 gli viene diagnosticato un cancro, cosa che non gli impedisce però di andare regolarmente in onda anche durante il periodo di trattamenti di chemioterapia. La sua battaglia è andata a migliorare nel corso degli anni.

Tuttavia, aver visto andarsene due stimati colleghi come Craig Sager e Stuart Scott lo segna profondamente.

Oggigiorno, la vita di Ernie al di fuori degli studi TNT è vissuta condividendo momenti intimi con la moglie e il figlio Michael, colpito da una distrofia muscolare che lo ha costretto su una sedie a rotelle. Ernie non è mai sembrato accusare nulla di tutto ciò, non si è mai autocommiserato, ma anzi ha sempre accolto tutte queste difficoltà con il sorriso che lo contraddistingue.

I sorrisi

Sorridere non è facile, quando il monde ti cade addosso. Far parte di una squadra che contiene Shaquille O’Neal, Charles Barkley e Kenny Smith nemmeno. Ci vuole una grande sensibilità per maneggiare ego così grandi, cercare di non pestare i piedi a nessuno e tramutare le accese discussioni tra “The Diesel” e “Sir Charles” in mero teatro.

Uno teatro dove il basket è al centro, ma dal quale ci si può allontanare per spaziare su aneddoti e scaramucce verbali che molto spesso vanno sul personale, come l’ormai celeberrimo “Google Me Chuck!” con cui O’Neal si rivolgeva a Barkley dopo uno scontro acceso.

Non è solo il teatro a contraddistinguere la conduzione di Ernie. È la moltitudine di approcci attraverso cui si interfaccia con alcuni dei giocatori che hanno fatto la storia del Gioco.

Alle volte fa la parte del professore stremato alle prese con una classe di discoli, come quando Barkley dopo un lunghissimo sketch con il complice-nemico Shaq, si fa puntare la telecamera addosso e dice che per “le grasse signore di San Antonio, Victoria (Victoria’s secret) è sicuramente un segreto”, riferendosi al fatto che nel Texas le donne mangerebbero troppi churros.

In altri casi è la spalla di uno dei tre nelle gag e nelle battute a discapito di un altro collega seduto al soprattutto oggi lunghissimo tavolo TNT.

In altri ancora è lo sfidante di Charles Barkley, in una gara di tiro da 3 punti, vinta per altro dal conduttore in papillon.


Lo Spettacolo

In un’intervista rilasciata al “Dan Patrick Show”, ha dichiarato che molto spesso, guardando una partita prima di andare in onda, non vuole che nessuno dei tre racconti qualche aneddoto o analizzi sul momento una situazione tecnica particolare: serbando il tutto per la diretta si riduce al minimo la preparazione dello spettacolo lasciando spazio all’improvvisazione, rendendo il tutto più vero.

Uno show al passo con i tempi, dove grafiche in diretta, risposte – non sempre mature – agli utenti Twitter che commentano la puntata e celebri segmenti come “Shaqtin’ a Fool” e “EJ-Neat-o Stat of the Night” rendono il tutto più scorrevole e trasformano gran parte della trasmissione in una commedia squisitamente costruita, dove ognuno dei presenti sa quale ruolo giocare per la riuscita dello spettacolo.

Tuttavia sarebbe riduttivo far passare il “panel” di “Inside The NBA” come un concentrato di sport e commedia. TNT, come gli altri giganti della TV americana, lascia spazio ai suoi beniamini per discutere anche su tematiche dallo spiccato rillievo sociale. Ed è proprio EJ a rappresentare la voce più equilibrata del coro in molte circostanze.

Circostanze che lo vedono affrontare tematiche come la corsa alle presidenziali del 2016, una delle più controverse di sempre, che vide la vittoria dell’attuale Presidente, Donald Trump, o più recentemente, l’interruzione della NBA e di March Madness a causa del Covid-19, sapendo quanto lo sport possa fungere da antidolorifico in una situazione così drammaticamente nuova per tutto il mondo.

Parole di buonsenso, sentite. Parole, che aldilà della complicatezza delle situazioni, invitano alla calma e alla comprensione. Quella calma e quella comprensione che sono sempre state parole cardine della sua vita.

Nel 2019, a 30 anni dal suo sodalizio con TNT, lo studio ha deciso di organizzare una festa a sorpresa con Charles Barkley e Kenny Smith a parlare sul palco, ed amici e familiari tra il pubblico.

In segno della sua onorevole carriera sono stati piantati nel giardino di TNT tre cespugli di more, che rendono omaggio alla sua fortunata espressione “blackberry moment” e ognuno dei quali simboleggia 10 anni di servizio di Ernie.

Charles Barkley, con il suo modo diretto, ha dichiarato che Ernie è semplicemente la persona migliore del mondo. Sicuramente un’esagerazione. Tuttavia, aldilà delle questioni private, EJ va apprezzato per aver costruito una brillante carriera sulla pacatezza.

Sorrisi, parole e spettacolo sempre calcolati al millimetro, adeguati ad ogni situazione – anche spinosa – cui si ritrova di fronte.

Grazie a queste qualità è divenuto una delle figure di spicco e amate del circus NBA, con la speranza che davanti agli studi TNT fioriscano altri numerosi cespugli di more.