Storia di Kristaps Porzingis, una delle più interessanti “variazioni sul tema” della Lega. Un giocatore che sin dai primi passi della sua carriera ha associato il proprio nome ad attributi come “Unico” e “Atipico”, facendo ben presto battere, grazie al suo meraviglioso talento, il cuore di migliaia di appassionati.

 


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Ciò che hanno in comune l’unicorno mitologico e quello del mondo del Basket sono due qualità: la rarità – se non unicità – e la magia.

 

L’unicorno nella mitologia è sempre stato considerato un animale fantastico, raro e bellissimo. Un cavallo con un corno dagli strani poteri, che se privato di esso muore.  Quello cestistico, invece, risulta quasi più complicato da raccontare.

 

Si tratta di un giocatore che può essere un fattore sui due lati del campo, grazie a caratteristiche fisiche fuori dal normale.

 

Perché Kristaps Porzingis fa effettivamente parte di una schiera di giocatori davvero singolari.

 

221 cm di leve infinite. Normalmente un fisico tale sarebbe destinato a fare le fortune di un pivot vecchio stile; ma, come detto, il suo nome fa rima con “unicità”. È incredibilmente più alto dei più grandi centri della storia (per citarne alcuni: Abdul-Jabbar 2.18, Wilt Chamberlain 2.16, Shaq 2.16 e Bill Russell 2.08), eppure il ruolo fatto su misura per lui è l’ala grande.

 

Ha un’apertura alare simile ai rami di una sequoia secolare (2,30 cm), che sa unire ad uno stile di gioco molto moderno: protegge il ferro e attacca creando spazio in maniera strepitosamente proficua.

 

Se riceve abbastanza profondo da poter giocare spalle a canestro, in area diventa una macchina da punti – e di and one. Il tiro da tre è un’arma a tutti gli effetti, ma non la base del suo gioco.

 

In difesa, in compenso, riesce a marcare attaccanti di base più veloci: grazie a braccia e gambe kilometriche, si rivela essere un’opzione di notevole rilievo per i compagni nell’aiuto difensivo, avendo la velocità di piedi per tenere un “piccolo” così come la fisicità per arginare – con la sua verticalità – un lungo pariruolo su eventuali switch difensivi. Un grande esempio della sua maestosità difensiva? Ai tempi di New York non possiamo scordarci come sia riuscito a dimensionare notevolmente i limiti difensivi di Enes Kanter.

 

Unicorno” non è un appellativo regalatogli solo da giornalisti e tifosi ma anche gli stessi giocatori. Lo ha utilizzato Kevin Durant, talento assoluto e uno dei giocatori più versatili nel panorama mondiale ne ha parlato in termini lusinghieri:

 

 «È un ragazzo di 220 cm che mette il piede oltre l’arco e tira da tre. E poi difende bene, stoppa un sacco di tiri. Avere entrambe le cose in un giocatore è molto raro. È come un unicorno, sì… Porzingis è un Unicorno».

 

 

 

LE ORIGINI E SIVIGLIA

 

 

In un caldo – si fa per dire – 2 agosto 1995, nella città portuale lettone Liepaja – a 180km da Riga – nasceva Kristaps, in una famiglia segnata dalla pallacanestro.

 

Il padre, Talis, era un semi-professionista prima di diventare un autista di autobus in Lettonia. La madre, Ingrida, ha giocato per la nazionale giovanile. Martins, il primogenito di 15 anni più vecchio del “piccolo” Kristaps, ha fatto carriera in Lettonia, dichiarandosi poi eleggibile al Draft NBA 2007, ma senza ricevere sfortunatamente alcuna chiamata. Janis, più grande di lui di 13 anni, si è sempre mosso molto in Europa, giocando specialmente in Lettonia e in Italia – si ricorderanno di lui i tifosi di Livorno, Pistoia e Cremona.

 

Non c’è da meravigliarsi che anche il terzo e ultimo figlio sia destinato a seguire la palla a spicchi.

 

Comincia presto a giocare nelle giovanili del BK Liepajas, squadra della sua città, dove rimane fino a 15 anni per poi continuare la sua crescita all’estero, dove ha la possibilità di confrontarsi con giocatori migliori.

 

Porzingis è sempre stato un giocatore intelligente, dotato sia di un fisico strepitoso sia di grande tecnica sviluppata particolarmente nel periodo in cui i suoi fratelli lo chiamavano “pastarītis” (“il più giovane in famiglia”). Era un’epoca in cui Kristaps “stava molto sulle sue”, ma in realtà era focalizzato solo su un’unica cosa: il Basket. Quando non si trovava su un parquet ad allenarsi, era davanti alla piccola televisione di casa a vedere i suoi miti del momento: Carmelo Anthony e Allen Iverson.

 

Nel 2010 decide di mandare alcuni video delle sue giocate a squadre italiane e spagnole, nella speranza che qualcuno lo noti. E accade: il Cajasol Siviglia – l’attuale Real Betis Baloncesto – lo chiama per fare un provino per le giovanili in Andalusia. Riesce a impressionare i dirigenti della società spagnola, pur giocando sottotono rispetto ai suoi standard per via di una strana stanchezza.

 

Non è un caso: dopo la firma del contratto gli viene diagnosticata una forma di anemia che gli causa astenia e debolezza. La sua carriera, quindi, si scontra immediatamente contro una difficoltà ed è subito messa a rischio.

 

Inizia, quindi, con qualche ostacolo la prima stagione nelle giovanili della squadra di Siviglia. L’anemia, la famiglia a più di 4.000 km di distanza, la lingua e la cultura di un Paese tanto differente dalla Lettonia non lo aiutano assolutamente. Ma una volta guarito dalla malattia grazie a un nutrizionista e dopo essersi ambientato nella penisola iberica, comincia a splendere con 16.6 punti, 8.4 rimbalzi e 2.6 stoppate a fine anno.

 

Le sue notevoli doti offensive e difensive vengono subito notate da Aito Garcia Reneses allenatore della prima squadra del Siviglia, ed ex-coach di Pau Gasol.

 

Infatti, il 29 settembre 2012 esordisce nel campionato spagnolo a soli 17 anni e il 16 gennaio 2013 in Eurocup. Purtroppo, però, conclude la prima stagione da professionista con pochi minuti e numeri piuttosto bassi: appena 2 punti, 1 rimbalzo e 0.3 assist. 

 

Nella seconda stagione, invece, parte subito alla grande: 12 punti, 6 rimbalzi e 4 stoppate contro i baschi del Baskonia. Le medie a fine stagione sono ritoccate a 6.7 punti, 2.8 rimbalzi e 0.3 assist. Non grandi numeri, ma viene inserito nel primo quintetto giovani della Lega spagnola.

 

 

L’ultima stagione in Europa è chiaramente la migliore. Colleziona ottime prestazioni, come quella contro la Virtus Roma in Eurocup – 18 punti, 7 rimbalzi, 4 assist, 4 palle rubate e 2 stoppate – e sigla anche la sua prima doppia-doppia contro i madrileni dell’Estudiantes. Finisce la stagione salvando il Siviglia e venendo incoronato come migliore giovane dell’Eurocup, oltrechè inserito nel primo quintetto spagnolo.

 

Si dichiara, infine, eleggibile al Draft NBA 2015. Per raggiungere quel palcoscenico che ogni membro della famiglia Porzingis aveva sempre desiderato. Ma mai raggiunto.

 

 

DRAFT

 

«With the 4th pick, in the 2015 NBA Draft, the New York Knicks select… Kristaps Porzingis, from Latvia». Un biondino sbarbato si alza, incredulo di aver sentito il suo nome.

 

Karl-Anthony Towns, D’Angelo Russell e Jahill Okafor sono già stati scelti. Quando scelgono i Knicks, c’è sempre una lente d’ingrandimento sul giocatore che approderà in maglia newyorkese, soprattutto da parte di una compagine tifosi sempre più esigente negli ultimi anni.

 

E infatti, alla Barclays Center Arena di Brooklyn, il 25 giugno 2015 cadono solo fischi e “Buuu” assordanti. Ancora una volta, dopo la sesta scelta di Gallinari nel 2008, i fan dei Knicks non sono soddisfatti del prospetto selezionato al Draft.

 

 

Il lettone, da grande appassionato della Boxe com’è, incassa in silenzio come Rocky Balboa contro quell’Ivan Drago che alla lontana gli somiglia. Per trasformare tutti quei fischi, un giorno, in applausi. Come aveva fatto in fondo il Gallo sette anni prima.

 

I think our fans are going to like him.” Quelle di Phil Jackson, ai tempi della sua triste avventura da dirigente dei Knicks, sono parole cariche di fiducia. Se un esperto del Gioco come Coach Zen s’era speso in quei termini per averlo, una logica ci sarebbe pur dovuta essere. Ed infatti Kristaps Porzingis sarà la “Steal of the Draft” del 2015.

 

 

NEW YORK

 

Quando gli è stato chiesto che cosa lo eccitasse di più pensando alla prospettiva di approdare nella Grande Mela, Kristaps ha risposto cosi: «La possibilità di andare ad allenarmi in palestra quando voglio, anche di notte. Non vedo l’ora!»

 

Risposta decisamente particolare, che racconta molto di Porzingis, della sua continua voglia di migliorare – ad esempio con intense sessioni di tiro di oltre due ore. Avevamo già sentito parole simili, ai tempi di Siviglia, dopo un career high di 20 punti e una standing-ovation conquistata dai tifosi avversari, quelli del Real Madrid:

 

«Sono andato piuttosto bene in attacco, ma non sono soddisfatto: non ho preso abbastanza rimbalzi e avrei potuto difendere meglio.»

 

L’avventura negli States inizia in Summer League, dove KP capisce subito che il suo fisico è troppo leggero per giocare contro i super atleti americani. La religiosa chiusura in sala pesi per aggiungere massa muscolare diventa quindi tappa fondamentale. E i risultati si vedono subito: a inizio stagione è nel quintetto titolare dei New York Knicks.

 

L’esordio avviene nell’opening night contro i Bucks. Magia: i fischi divengono immediatamente applausi. Segna 16 punti in 24 minuti, ai quali associa grandi capacità difensive. Sin dai primi canestri messi a segno, Porzingis mostra quella che è la sua “signature move”: il tap-in in schiacciata.

 

Nella sua prima stagione continua a collezionare ottime prestazioni, andando nuovamente in doppia cifra nella seconda partita stagionale contro Atlanta, mentre alla quarta, contro gli Spurs, registra una doppia doppia. La sua migliore partita la farà contro gli Hornets: 29 punti e 11 assist.

 

Termina la stagione con buonissime statistiche: 14.3 punti, 7.3 rimbalzi, 2 stoppate e 3.5 triple tentate a partita con il 33.3%. Molto importante anche il numero di partite giocate: 72, tutte da titolare. Infine, arriva al secondo posto nel trofeo “Rookie Of the Year”, dietro a KAT.

 

«Hai un futuro luminoso, rimani sempre così come sei», sono le parole che gli riserva Kobe Bryant, alla sua ultima stagione da giocatore.

 

The Great White Hope. La Grande Speranza Bianca. Nella prima stagione mostra solo la superficie del suo devastante potenziale. E questo i tifosi newyorkesi l’hanno perfettamente capito.

 

 

La seconda stagione parte col piede sull’acceleratore: 16, 21 e 18 i punti nei primi tre scontri, per poi rinnovare il suo career high il 16 novembre 2016, con 35 punti contro Detroit. È lui la seconda stella in quel di New York, ovviamente dietro a Melo.

 

Tutti lo vedono ripercorrere le orme di due grandissimi europei del basket americano: Dirk Nowitzki e Pau Gasol. Come loro, rappresenta qualcosa di innovativo e mai visto prima nel proprio ruolo. Per questo lo chiamano “l’Unicorno”.

 

Vince la NBA All-Star Skills Challenge 2017 e chiude la stagione con 18.1 punti, 7.2 rimbalzi e 2 stoppate, migliorando la percentuale da tre tentando circa 5 conslusioni a partita. La nota più negativa, ma fisiologica – difficile giocare con un fisico del genere più di 70 partite in una stagione – sono i 66 match giocati: 8 in meno rispetto alla prima stagione.

 

La stagione 2017/18 è quella dei cambiamenti

 

Carmelo Anthony vola a Oklahoma City. Phil Jackson, che nell’ultimo periodo stava mettendo in discussione tutti – compreso Porzingis – non è più dirigente dei Knicks. Kristaps, dal canto suo, viene eletto leader indiscusso della franchigia. Dev’essere la sua annata, quella che deve riuscire a portare la città di New York dopo anni di fallimenti ai playoff. Impresa complicata, ma non impossibile.

 

L’inizio della Regular è più che incoraggiante per il lettone e i suoi compagni. Nelle prime dieci partite della stagione la franchigia ha un record positivo di 6-4, Porzingis realizza una partita da 12 punti, una da 19, una da 28, e ben 6 trentelli, oltre che riaggiornare nuovamente il suo Career High: per la prima volta nella storia della NBA, Porzingis registra 40 punti accompagnati da 6 stoppate. Semplicemente strepitoso.

 

Sembra essere una stagione incredibile per Porzingis, tanto che viene anche votato a partecipare all’All Star Game del 2018.

Ma il 6 febbraio 2017, 11 giorni prima di poter fare la sua apparizione nella partita delle stelle, il suo ginocchio fa crack.

 

Dopo essere scappato dalla marcatura di Giannis Antetokoumpo, riesce a prendere il pallone, e portarlo al ferro. Cade male, malissimo. Atterra, si tocca il ginocchio, piangendo quasi dal dolore. Al Madison sono tutti spaventati e quando si rialza in piedi, aiutato da due persone dello staff, parte un applauso spontaneo. Purtroppo l’ultimo per lui in quella stagione. ACL: rottura del legamento crociato. Inizialmente si parla di “soli” 10-12 mesi, ma i tempi, come ora sappiamo, sono decisamente più lunghi.

 

 

La stagione dei Knicks, dopo l’infortunio del lettone, esita nell’ennesimo fallimento tipico del trend degli ultimi anni: arrivano 11esimi, fuori dai Playoffs.

 

L’esperienza di KP a New York si può riassumere così: una favola senza lieto fine. Perché alla trade deadline 2019 i Knicks, votati ad una chiara strategia di ricostruzione, decideranno di separare le proprie sorti da quelle del numero 6.

 

DALLAS

 

Ve li ricordate quei 4.000km di distanza tra Liepaja e Siviglia che avevano leggermente messo in difficoltà Kristaps nel 2010?

Ebbene, ora sono divenuti circa gli 8.500 che separano la Lettonia e il Texas. Ma a KP non fanno più paura.

Sì, perché, come detto, il 7 febbraio 2019 il giocatore lascia la Grande Mela per approdare a Dallas.

 

Dennis Smith Jr, DeAndre Jordan, Wesley Matthews, la prima scelta non protetta del 2021 e la prima del 2023 – protetta 1-10 – ai Knicks, mentre Courtney Lee, Trey Burke, Tim Hardaway Jr e Kristaps Porzingis ai Mavericks.

 

A Dallas lo “sceriffo” è dal lontano 1998 un certo Dirk Nowitzki, che nel 2011 ha portato il primo anello nella “Città dell’Odio”. Ma il tempo, purtroppo, passa per tutti e dopo 21 anni dorati nella Lega è tempo per WunderDirk di passare la propria stella ad un erede. Anzi, “a due eredi”.

 

I nomi li abbiamo già: Luka “Magic” Doncic e Kristaps “the Unicorn” Porzingis.

Due giocatori tanto diversi, ma allo stesso tempo tanto simili: giovanissimi, europei, con un enorme potenziale tecnico-fisico, ma soprattutto con uno stile di gioco davvero unico.

 

Ma facciamo un passo indietro. La coppia deve ancora comporsi, a causa di quel maledetto 6 febbraio 2017. KP è ancora fuori per l’orribile infortunio di quella sera e ha il contratto in scadenza a luglio del 2019; dovrà dunque prendere una decisione, ma a Dallas sono tutti convinti che firmerà con una qualifying offer.

 

E infatti, l’1 luglio, la firma arriverà puntuale: 158 milioni di dollari in cinque anni. A dimostrazione che Kristaps, nel progetto targato Mavs, ci crede eccome.

 

Ma la doverosa premessa da farsi è: come tornerà PorzinGod?

La verità è che non ci sono molti precedenti nella storia del NBA di giocatori alti più di 220 cm che siano rientrati da un infortunio di tale entità. Quindi i punti interrogativi non si possono cancellare, anzi… è normale che ci siano.

 

Kristaps, però, nella sua storia ci ha già fatto capire che dalle difficoltà tragga ancor più forza. Per poterle superare.

 

La stessa forza con cui dovrà scrollarsi di dosso le pesanti accuse di stupro avanzate nei suoi confronti da una 29enne di New York, che lo ha denunciato alla NYPD per una presunta violenza incorsa lo scorso febbraio nel suo appartamento a Manhattan.

 

Una storia poco chiara, pronta a gettare ombre sulle luci di un talento in rampa di lancia, ma le cui argomentazioni restano ad un primo impatto piuttosto parziali, simile per certi versi alla scandalosa faccenda nella quale venne coinvolto a suo tempo anche Kobe Bryant.

 

Tanto è vero che, non appena la bomba è pervenuta ai giornali, il legale del giovane lettone si è cautelato facendo sapere era in corso da diverso tempo un’indagine della FBI nei confronti dell’accusatrice, con ipotesi di estorsione ai danni del suo assistito.

 

Secondo una prima ricostruzione, la donna avrebbe avuto un presunto rapporto sessuale non consenziente, e nei giorni successivi avrebbe cercato inutilmente prima di stabilire una relazione e poi di rivendicare l’impegno da parte di KP di pagare un risarcimento di 68’000 dollari, sostenendo un impegno del giocatore in merito.

Tesi sconfessata – nonostante essa sia considerata come “credibile” dalla polizia – non solo da Porzingis, ma anche dalla NBPA, schieratasi apertamente a favore del giocatore.

 

Questo nonostante la presunta vittima abbia esibito una serie di mail intercorse tra lei e la dirigenza dei Knicks, nelle quali raccontava di essersi presentata nell’appartamento di Porzingis con un taccuino per un autografo, ove poi sarebbe sfociata la violenza – allegando, tra le altre cose, fotografie con ciocche di capelli strappate e tumefazioni, alle quali avrebbe poi successivamente aggiunto una nota spese da 10mila dollari per un intervento di chirurgia estetica correttiva. Sempre nella mail emergerebbe il volere della donna di non voler recare alcun danno né all’immagine di Porzingis né a quella dei Knicks, ma di essere semplicemente risarcita per quanto subìto come avrebbero sancito i patti, racchiusi in una firma del giocatore su di un accordo sconfessato categoricamente dallo stesso.  

 

Una faccenda che di certo non giova alla ricerca della serenità dopo un periodo travagliato – al quale si è aggiunta la rissa in cui è rimasto coinvolto nel maggio scorso in un bar in Lettonia – e che dovrà essere ampiamente chiarita per poterne poi trarre le debite conseguenze.

 

 

Dalla partenza dalla piccola città portuale lettone di Liepaja a 16 anni, completamente solo, ai fischi ricevuti al Draft, passando per l’anemia che poteva compromettere la sua carriera. Porzingis ha dimostrato più volte di essersi saputo rialzare. Che la sfortuna può compromettere dei momenti, ma non l’esistenza nella sua interezza.

 

Sarebbe dunque quantomeno azzardato non dare fiducia all’Unicorno.

Ed è per questo che ti aspettiamo, Pastaritis.