Oklahoma City sembra aver trovato la formula per avere la botte piena e la moglie ubriaca, con un sorprendente successo oggi e un front office che può concentrarsi sul domani

 


Oklahoma_City_Thunder_NBA_Around_the_Game

© FOTO: The Ringer

© The Ringer (via Welcome to Loud City)

 

 

 

 

Paul Flannery di SB Nation una volta ha detto: “Il miglior periodo che si possa vivere nella NBA è appena prima di diventare forti”. C’è una sensazione, un’elettricità. Un calore speciale che pulsa nelle vene di una squadra che ancora cerca di capire quello che potrà essere, ma che è ancora libera dal peso delle aspettative e del dover rispondere subito a tutto le domande.

 

Guardate una delle partite di Oklahoma City in questi giorni, e molto probabilmente sentirete anche voi quest’energia. Una squadra con un roster rimaneggiato e arrangiato dopo due trade che hanno scosso le fondamenta dell’intero stato dell’Oklahoma – ragazzi con due anni o meno di esperienza NBA, un paio di veterani giramondo, un gentile albero neozelandese, un paio di ottimi quanto sottovalutati realizzatori e un “point God” – ha molto più che superato le aspettative, e si è affermata con decisione come squadra da Playoffs, piuttosto che come abitante della incerta metà bassa della Western Conference.

 

Mentre Russell Westbrook e Paul George continuano il loro processo di inserimento nel tessuto delle rispettive contender, i nuovi Thunder stanno trovando una maniera di vincere tutta loro. E lo fanno divertendosi.

 

Guardate Shai Gilgeous-Alexander, il gioiello arrivato con la trade che ha spedito PG ai Clippers, che alla vista del mortifero stepback di Chris Paul alla fine del secondo quarto contro i Cavs già esulta saltellando, prima ancora che il buzzer beater lasci la mano di CP3:

 

 O questo montaggio in cui i giocatori dei Thunder disturbano le interviste post partita dei compagni…

 

  

O il giovane Shai che tiene su la mano come Wesley Snipes dopo aver lasciato andare il floater su LaMarcus Aldridge nella recente vittoria contro gli Spurs…

 

  

O i fedeli di OKC che si alzano all’unisono dopo quello che è poi stato il game winner di Chris Paul l’ultimo dell’anno…

 

  

Prima della partita in tv nazionale contro Westbrook, Harden e gli Houston Rockets, i Thunder avevano vinto 10 delle precedenti 12 partite, vantando un record di 21-16. La scorsa stagione, dopo le prime 37 gare, con il beniamino della franchigia Westbrook e un Paul George in versione MVP, i Thunder erano 24-13.

 

Vero, c’è una differenza maggiore rispetto a quanto indichino quelle tre vittorie di differenza. La squadra di quest’anno ha un margine di vittoria di 1.4 punti, un dato appena sopra la media, mentre la squadra dell’anno scorso aveva un margine di 7.3 punti, lo stesso dei Lakers di LeBron e AD. Tuttavia, guardando al quadro generale, i Thunder hanno saputo rispondere al loro terremoto interno e – pur essendo teoricamente in ricostruzione – sono riusciti a rimanere sostanzialmente altrettanto efficaci in termini di vittorie. E tutto questo avendo ben 15 prime scelte a disposizione di Sam Presti dal 2020 al 2026.

 

Ecco, non proprio l’esito che gli osservatori si sarebbero aspettati quest’estate, quando George ha forzato il suo trasferimento ai Clippers e Westbrook è stato spedito ai Rockets. Quest’ultima operazione parzialmente dovuta al fatto che l’intenzione di Presti (capace di costruire una contender perenne con le scelte di Durant, Westbrook, Harden e Ibaka nell’arco di tre anni) sarebbe stata quella di accelerare ulteriormente il re-building di OKC scambiando Chris Paul e Danilo Gallinari per ancora più giovane talento e capitale di scelte. Tuttavia, non si è mai sviluppato alcun mercato per i servigi di CP3, a causa del proibitivo contratto da $85.6 milioni per le prossime due stagioni. E mentre le squadre aspettavano che i giocatori che avevano firmato nuovi contratti in estate diventassero eleggibili per una trade, Gallinari si è adattato al suo ruolo di stretch-4 con licenza di tiro, prendendosi quasi 9 triple per 36 minuti (di gran lunga il suo massimo in carriera) e convertendole il 39.2%.

 

I Thunder hanno affrontato un primo mese tosto, nel quale hanno fatto registrare un record di 5-10, ma hanno fatto “click” intorno al Ringraziamento. Solo tre squadre hanno un record migliore dal 25 novembre, e questo principalmente grazie a performance incredibili negli ultimi minuti delle partite. Da allora, OKC è 13-3 nelle gare con una differenza di punteggio sotto ai cinque punti negli ultimi cinque minuti, segnando ben 125.2 punti per 100 possessi “in the clutch”, e surclassando gli avversari di 41 punti per 100 possessi (migliori nella Lega per entrambi i dati nelle ultime sei settimane).

 

Molto del merito per queste incredibili cifre va a Paul. Il nove volte All-Star gioca con lo Usage Rate più basso da quasi un decennio – si prende lo stesso numero di tiri di Rui Hachimura e Marvin Bagley, per intenderci – ma partita dopo partita è salito in cattedra quando si trattava di chiudere la gara, diventando un vero e proprio killer nelle partite punto-a-punto. Il 34enne guida infatti l’intera Lega in punti segnati “in the clutch”, dominando in quei minuti le difese agguerrite degli avversari in un modo che non gli vedevamo fare da anni.

 

Paul è stato decisivo in molte occasioni in carriera, ma negli ultimi anni è servito più da distributore e valvola di sfogo. Solo quest’anno, invece, ha già segnato più punti “in the clutch” che nei suoi due anni a Houston.

 

Negli ultimi cinque minuti di partita, CP3 sta tirando con un fantascientifico 36/66 (54.5%) dal campo, principalmente lavorando sul blocco per arrivare alle sue mattonelle preferite – solitamente i gomiti, specie quello destro – e segnando tiri contestati su tiri contestati. Se volete saperne di più, chiedete ai Nets, che Chris ha affondato un jumper dopo l’altro, ognuno dei quali aveva tutta l’aria di essere un vaff****lo a tutti quelli che l’anno scorso lo avevano etichettato come “finito”, che dicevano che Westbrook avrebbe alzato il livello di Houston più di quanto lui non potesse mai fare, e che pensavano che avrebbe placidamente accettato il suo ruolo in una squadra in re-building dimenticata da tutti…

 

 

Il lineup per la chiusura delle partite guidato da Paul si è dimostrato la migliore formazione per OKC: Steven Adams da centro, Gallinari da ala grande, Chris Paul, Gilgeous-Alexander e Dennis Schröder lungo il perimetro. Questo quintetto piccolo ha surclassato gli avversari di 77 punti in 108 minuti, e Billy Donovan sembra averci preso gusto con il look a tre guardie; un quintetto che segna come un pennarello indelebile e che compensa la mancanza di centimetri con una difesa che toglie il respiro.

 

Già che ci siamo: parte del merito va anche a coach Donovan, per aver saputo timonare la nave in acque così burrascose. Nei suoi cinque anni a OKC, le mansioni di Donovan sono passate da “inserisciti in una squadra da titolo con uno dei duo più spinosi della Lega” a “sopravvivi all’abbandono più devastante della storia della franchigia” a “prova a far funzionare due diversi gruppi di superstar complicate in stagioni consecutive senza alcun tiratore” a “prendi nove ragazzi che ancora non possono bere e una manciata di tizi che nessuno crede rimarranno, incluso uno dei leader più permalosi della Lega, e tirane fuori qualcosa.” Il fatto che i Thunder siano più vicini al secondo posto che all’ottavo ad Ovest indica che, come affermato da Doc Rivers, “Donovan non si è dimenticato come si allena”.

 

Paul, in particolare, sta dando il meglio in difesa. Da sempre un cagnaccio nella difesa sul post, nonché un ladro professionista di palloni, il floor general ha difeso più e più volte in questa stagione su ali molto più grandi di lui come Tobias Harris, Joe Ingles, Paul George, Brandon Ingram e perfino LeBron James. E funziona: Oklahoma City forza palle perse sul 15% delle azioni offensive avversarie quando è in campo la combo CP3-SGA-Schröder, permettendo solo 97.3 punti su 100 possessi, meno dei Bucks, miglior squadra difensiva della Lega.

 

Aiuta anche il fatto che là dietro ci siano il blocco di cemento Adams – che tiene gli avversari al 52.5% al ferro – e l’agente del caos Nerlens Noel, uno dei soli cinque giocatori con più di 50 stoppate e 30 rubate, nonché il leader della Lega in defensive box plus-minus.

 

Infine, c’è il fatto che OKC costringe gli avversari a giocare a metà campo: contro il trio di guardie dei Thunder, solo il 9% dei possessi avversari comincia in transizione. Ah, a proposito, c’è una cosa in particolare che permette a OKC di impedire la transizione: far partire l’altra squadra da una rimessa sotto il proprio canestro.

 

Il trio di guardie di OKC attacca le difese senza sosta, sparando il ritmo a 108.7 possessi su 48 minuti, nettamente più alto di quello dei Bucks, primi nella Lega anche in questa categoria. Non lasciano alcuna tregua, giocando pick&roll su pick&roll per sfruttare la maestria di Paul dalla media distanza, il primo passo fulminante nonché il migliorato tiro da tre punti di Schröder e l’inimitabile ritmo ondeggiante di SGA, che Noel ha da poco descritto come uno “slick, smooth criminal”.

 

Aggiungete al tutto i blocchi, i tagli e i rimbalzi offensivi di Adams – nessuno con almeno 500 minuti di impiego raccoglie una percentuale maggiore di errori dei compagni rispetto all’irsuto Kiwi – e Gallinari, con la sua capacità di punire i cambi contro difensori più piccoli o più lenti, ed ecco che i Thunder diventano incredibilmente difficili da fermare. Quanto? L’attacco dei Mavericks, primo nella NBA, mette a segno 115.5 punti su 100 possessi. I quintetti con la combo CP3-SGA-Schröder ne segnano 125.

 

“Abbiamo talmente tante armi in campo alla fine delle partite che le altre squadre non riescono a tenerci testa, e non possono far staccare nessuno, perché creerebbe solo qualcos’altro per noi”, ha recentemente affermato Gilgeous-Alexander ai microfoni. Il 21enne ovviamente parlava di come le difese avversarie sono costrette a difendere i Thunder, ma in un contesto differente, quell’affermazione “non possono far staccare nessuno” potrebbe anche essere una richiesta velata al front office.

 

 

I Thunder avranno la possibilità di cedere dei giocatori prima della trade deadline del 6 febbraio: offerte più contenute per Gallinari (che diventerà unrestricted free agent questa estate), e più sostanziose per Adams o Schröder (entrambi ancora pesantemente a libro paga per la prossima stagione), o perfino offerte “blockbuster” per Paul.

 

A seconda di quali saranno i clienti interessati, e di quali offerte arriveranno sulla scrivania di Presti, forse operazioni del genere sembreranno le più prudenti a un front office che ha il compito di dare ad OKC le maggiori chance possibili al Draft, sperando in un nuovo colpo di fulmine. Ma se la controparte dell’affare dovesse essere qualcosa che rischia di rovinare il processo già in corso, come una 16th protected, allora Presti magari si ricorderà che non è costretto a farlo.

 

Ha già strappato il cerotto Westbrook, ha mangiato la foglia all’abbandono di George solo un anno dopo averlo convinto a ri-firmare, ha portato ad OKC una presumibile base solida con SGA e si è già garantito numerose prime scelte nei prossimi cinque Draft. Il bottino di guerra è già estremamente ricco.

 

Il ponte verso il futuro non è ancora completo, ma è già in costruzione, e i Thunder sono comunque una buona squadra – 90% di chance di approdare ai Playoffs, ad oggi – senza dover buttare giù tutto. I 76ers hanno dovuto sopportare quattro stagioni orribili per vedere i frutti del loro Process, ma non dev’essere per forza così. Niente impedisce di godersi il presente, mentre si attende un futuro roseo. Ed è proprio qui che si trovano i Thunder. In una posizione migliore di quanto tutti si aspettassero e senza nulla da perdere.

 

Forse il periodo migliore che si possa vivere nella NBA è proprio prima di diventare forti. Ma vincere prima di quanto la gente si aspetti, attendendo la prossima occasione per costruire una dynasty, comunque non sembra affatto male…

 

 

 

 

 

 

 

 

© The Ringer (via Welcome to Loud City)

 

Questo articolo, scritto da Dan Devine per The Ringer e tradotto in italiano da Marco Cavalletti per Around the Game, è stato pubblicato da Welcome to Loud City in data 8 gennaio 2020.