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Questo contenuto è tratto da un articolo di Marc J. Spears per The Undefeated, tradotto in italiano da Alberto Pucci per Around the Game.


Da sua moglie Terrah a Monty Williams e Steve Kerr, tutti erano convinti che Willie Green potesse diventare un head coach ben prima che lui anche solo ci pensasse.

Quando ricorda il proprio percorso, tuttavia, Willie mette al primo posto tra i suoi principali sostenitori lo zio Gary, il primo a credere in lui sotto questo punto di vista. Nel ricordarlo, traspare tutta la tristezza dell’attuale allenatore dei Pelicans nel non poter condividere questo momento con lui.

“Mio zio ha predetto diverse cose, diceva sempre: ‘La tua seconda carriera sarà meglio della prima’. Me lo diceva negli anni in cui ero ancora un giocatore in attività.”

Green è diventato ufficialmente l’head coach di New Orleans il 22 luglio 2021, poco dopo la fine delle NBA Finals, da lui vissute in qualità di assistente proprio di Monty Williams ai Suns. La sua carriera in panchina, tuttavia, era cominciata al seguito di un altro profondo conoscitore dell’Arizona: Steve Kerr. Willie è stato suo assistente ai Warriors dal 2016 al 2019, vincendo con la franchigia della Baia due titoli in tre anni. Lasciata Oakland, Willie ha deciso di seguire Williams, suo ex-allenatore proprio a New Orleans, accasandosi a Phoenix.

Per comprendere il basketball journey di Green bisogna partire dalla sua carriera da giocatore: selezionato con la chiamata numero 41 nel 2003, ha giocato 12 stagioni con le maglie di 76ers, Hornets – al tempo a New Orleans – Hawks, Clippers e Magic.

Tutto è cominciato con zio Gary. Gary Green è una ex-star dell’Eastern Michigan University che ha dedicato la seconda parte della propria carriera sportiva ad insegnare il Gioco a diversi ragazzi di Detroit, nipoti compresi. Il suo bar/palestra aperto alla Greater Grace Temple Church ed il van con cui riportava gli atleti a casa hanno tenuto diversi giovani lontani dalle pericolose strade di Motor City. Dopo aver riportato tutti i suoi ragazzi a casa, poi, Gary lavorava come vicesceriffo di Wayne County per tutta la notte.

Negli anni, Green ha guidato il nipote anche in AAU e, durante la stagione da senior di Willie, come coach di Cooley High School. L’allenatore di NOLA parla oggi del parente con rinnovata consapevolezza.

“Solo dopo anni ho capito quanto stesse investendo, non solo in me, ma in tantissimi ragazzi di Detroit che cercava di mandare al college. Lo ha fatto per tutta la vita.”

Gary ha poi continuato ad essere il fan numero uno, mentore e confidente di Willie durante la sua carriera da giocatore, spronandolo, una volta terminata quest’ultima, a sedersi in panchina.

Le doti evidentemente conosciute da zio Gary furono ben presto notate anche da Steve Kerr, impressionato dall’intelligenza di Willie, con cui era solito avere lunghissime conversazioni negli anni in cui i due erano rispettivamente analista per TNT e giocatore dei Los Angeles Clippers.

Al momento della sua nomina ad head coach dei Warriors, Kerr non aveva dubbi sulla decisione di chiamare Green a far parte del proprio staff.

“Willie mi sembrava un ragazzo maturo. Ho chiesto di lui a Grant Hill e mi ha risposto: ‘E’ anche meglio di come sembra’. Perciò ho sempre avuto Willie nel mio radar, nella lista di persone che tenevo da opinionista, che avrei voluto in un mio eventuale coaching staff.”

(Steve Kerr)

Green, tuttavia, non ha fatto in tempo a prendere parte alle prime campagne dei Warriors targati Kerr. Solo nel 2015, dopo la conclusione di una carriera NBA da 731 partite, ha compreso la strada del coaching. “Quando mi sono ritirato ero triste, è come rompere con la ragazza di cui sei innamorato. Parliamo di un amore puro, di qualcosa che hai fatto per tutta la vita. D’improvviso non sei più parte del club, non vai più in spogliatoio, in aereo.”

A dare la spinta definitiva a Willie è stata la moglie Terrah. Su suo consiglio, Green ha infatti iniziato a partecipare a colloqui con diverse franchigie NBA per il posto di assistente. A prevalere, alla fine, è stata la connessione con il vecchio amico Kerr.

“Un giorno, in aprile, eravamo in macchina e mia moglie mi ha tirato una gomitata. Mi ha detto: ‘Cosa hai intenzione di fare?’ e io: ‘In che senso?’. Allora mia ha detto: ‘Sta finendo la Regular Season, le franchigie vogliono assumere nuovi assistenti, devi muoverti’. Da lì per una serie di coincidenze sono finito a Golden State, che ringrazierò sempre per l’opportunità.”

Proprio nella Baia, Green ha avuto la possibilità di imparare da diverse eminenze del mondo NBA, tra cui spiccano Ron Adams, Mike Brown e l’oggi assistente proprio di Green a New Orleans Jarron Collins.

Il 24 aprile 2020, in piena pandemia, Willie ha una bellissima conversazione con zio Gary, che lo sprona ad aiutare quante più persone possibile nel proprio ruolo di allenatore NBA. Due giorni dopo, ad una festa di laurea di un fratello del coach, Gary muore per un infarto. “Stavo parlando con mio fratello e zio Gary mi ha salutato. Dopo un’ora mi richiamano, dicono che avevano dovuto chiudere la telefonata perché Gary si era sentito male. Era morto”.

Sulla tragica scomparsa si è espresso anche Monty Williams: “So quanto lo abbia ferito, lo si può vedere chiaramente. Willie non è uno che mostra emozioni se non quando è profondamente turbato”.

Dopo il duro colpo della scomparsa del parente, tuttavia, Green ha cercato di sfruttare al meglio gli insegnamenti che aveva recepito dal proprio mentore, provando ad avere un impatto sulle persone che si trovava intorno. La sua pazienza e la sua capacità di comunicare sono, secondo coach Monty, tra le ragioni della sua assunzione come head coach.

“Gli ho detto: ‘Amico, presto ti chiamerà qualcuno’ e lui mi rispondeva sempre: ‘Sto imparando, sono nel posto giusto per crescere’. Allora continuavo: ‘Willie, hai le chances per diventare Head Coach’, ma lui era fermo sulle sue posizioni e paziente: ‘Terrah è felice, io anche, se capita bene, altrimenti…’. Questo gli ha permesso di affrontare questa transizione così bene, non era ossessionato dal trovare un lavoro come capo allenatore, non si è piegato alle dinamiche che tutti conoscono per ottenere un lavoro”.

Green ha una visione simile: “Io ero convinto di rimanere lì e dare il massimo nel mio ruolo di assistente. Volevo solo supportare Monty.”

Per David Griffin la scelta di Green è stata semplice, vista la sua capacità di mostrare un lato umano durante il colloquio Zoom di quasi un’ora che ha convinto la franchigia. Dopo il colloquio, Griffin ha chiesto a due dei suoi migliori amici in NBA, Kerr e Tyronn Lue, se le impressioni avute su Willie fossero veritiere. Entrambi hanno confermato l’eccezionalità dell’ex Clippers.

A riprova della stima di cui gode in tutta la Lega, James Jones, GM dei Suns, ha permesso a Green di volare a New Orleans per un colloquio faccia a faccia con i Pelicans nel pieno della preparazione delle NBA Finals. Un gesto avallato anche da Monty Williams:

“Per lui era l’opportunità di una vita, tutti nella Lega dovrebbero avere la possibilità che è stata garantita a me quando ero assistente degli Spurs e Pop mi ha permesso di avere colloqui con altre franchigie. Non importa il momento della stagione, parliamo del futuro lavorativo di una persona.”

Poco dopo l’incontro, Green ha ricevuto una telefonata dal proprio agente e ha accettato l’incarico nel pieno delle Finals, in gran segreto. Nonostante la concentrazione nei confronti della serie con Milwaukee fosse massima, Willie si è concesso qualche momento di festeggiamento. “Nella mia testa mi ripetevo: ‘Sta succedendo davvero?’. Era solo il mio quinto anno da assistente e mi sembrava tutto troppo rapido. Poi ho capito – sì, succederà, ma prima devi finire il tuo lavoro con Phoenix.”

Il 16 luglio, dopo la fine di un allenamento decisivo pre-Gara 5, Williams ha annunciato alla squadra la partenza di Green a fine stagione. Un momento di emozione e saluti che Willie ricorda con affetto. “Sono ancora emozionato adesso a pensarci.”