Mark Williams tramite trade, Khaman Maluach dal Draft: i Phoenix Suns hanno risolto i problemi nel reparto lunghi in pochi minuti.

La seconda volta sarà quella buona? Molti si ricorderanno di Mark Williams e della trade ai Lakers ai tempi della deadline di febbraio scorso… anche se non è mai avvenuta, saltata ufficialmente perché il giocatore non ha superato i test fisici, al punto da provocare la rescissione. Adesso, pare che i Phoenix Suns siano piuttosto convinti dell’acquisto del lungo in arrivo dagli Charlotte Hornets, i quali ne hanno ricavato buoni asset:
Suns: Mark Williams ($6.3M, RFA 2026/27)
Hornets: Vasilije Micic ($8.1M, UFA 2026/27); scelta 29 al Draft 2025 (Liam McNeeley); first-round pick 2029 protetta top-5, la meno favorevole tra quelle di Cavaliers-Jazz-Timberwolves
*legenda: UFA = free agent senza restrizioni; RFA = free agent con restrizioni
In uscita quindi Vasilije Micic, che torna agli Hornets dopo essere passato proprio da Charlotte a Phoenix a febbraio scorso nello scambio per Jusuf Nurkic. Per cederlo, i Suns hanno applicato l’opzione sul giocatore da oltre $8 milioni, pertanto il serbo – anche qualora dovesse essere tagliato – potrà godersi un discreto incasso.
Buona trade anche sponda Hornets, che ricavano così due first-round pick, soprattutto quella del 2029 tutta da scoprire, trattandosi di una scelta molto avanti nel tempo che arriverà da uno dei tre piccoli mercati coinvolti. Quanto alla selezione di McNeeley con la #29, rimandiamo a un approfondimento.
Con l’acquisto di Mark Williams, i Phoenix Suns rimangono invece ancora immersi fino al collo nella melma del secondo apron, con un roster al quale mancano ancora due giocatori per arrivare al massimo di 15 ma dal payroll spropositato, $421 milioni tra stipendi e tasse – da sole, oltre i $160 milioni, per Spotrac.
Puntare su un giocatore che a questo punto dovranno estendere a fine anno, visto il prezzo speso e il fatto che sarà free agent con restrizioni (qualsiasi offerta pareggiabile), e soprattutto farlo cedendo sostanzialmente gli ultimi asset a disposizione non è molto saggio per una squadra che ha perso Kevin Durant ed è reduce da un’annata – una finestra – fallimentare. Forse sarebbe stato meglio risparmiare qualcosa.
Ma Phoenix probabilmente crede e spera di poter ancora competere in qualche modo per i Playoffs con questo nucleo, e uno degli indicatori è proprio l’inclusione di Micic: non applicando la team option e semplicemente scaricandolo, avrebbero liberato uno stipendio da $8 milioni in proiezione, abbassando il monte stipendi e risparmiando svariati milioni di luxury tax sostituendolo con un minimo salariale.
Magari avranno ragione e vinceranno il titolo, ma si prospetta uno scenario piuttosto improbabile, soprattutto in questa Western Conference. L’unico aspetto positivo? Almeno adesso il problema dei lunghi è risolto, anche al netto dell’utilizzo della decima scelta al Draft 2025.
Mark Williams, ma non solo
I Suns hanno infatti risolto il problema dei lunghi in breve tempo, dal momento che la scelta di Khaman Maluach e la trade sono avvenute a una decina di minuti l’una dall’altra. Parlando puramente di campo, adesso il reparto lunghi non è male: Mark Williams ritrova momentaneamente l’ex compagno Nick Richards, anche se quest’ultimo ha un contratto non-garantito di $5 milioni che Phoenix potrebbe tagliare; qualora accadesse questo, i backup saranno composti dai giovani Oso Ighodaro, più un’ala forte sulla carta ma dotato di taglia, e il rookie da Duke.
Vediamo se il taglio di Richards avverrà o meno. Farebbe male, soprattutto perché al tempo costò due second-round pick, ma consentirebbe di risparmiare qualcosa a livello salariale. Con Maluach, inoltre, c’è adesso addirittura una certa ridondanza di lunghi grossi e potenti, ma senza tiro – bravi ai liberi, per carità, ma per il resto c’è da lavorare. Anche se il vero problema sarà comunque quello di valorizzarli al meglio in un contesto che sarà tutto da comprendere, soprattutto parlando di ambizioni e obiettivi, tutt’altro che chiari con Beal ancora a roster a otturare le finanze e KD appena scambiato.
Sul valore dei giocatori in sé, però, poco da dire. Williams, se sano (un enorme “se”), è un lungo a dir poco affidabile e non ha nemmeno 24 anni. Pur tra mille infortuni, che lo hanno tenuto a 44 partite, ha chiuso la passata stagione a 15.3 punti e 10.2 rimbalzi di media con il 64.7 di True Shooting%. In 104 partite in carriera gira praticamente a 12 punti e 9 rimbalzi di media con il 65% di True Shooting, aggiungendo una stoppata a partita. Buoni numeri grezzi, anche se il suo impatto sarà da valutare in un contesto “competitivo”.
Ciò che è certo è che si tratta di una buona presenza per Phoenix nei pressi del proprio ferro, che flirta con il 90esimo percentile a rimbalzo difensivo e che potrebbe dare una mano a ridurre le percentuali avversarie nell’ultimo metro – 68.2% concesso nella passata stagione, quarto peggior dato NBA di squadra – essendo un ottimo deterrente ancora prima che un buon rim protector.
Di là, oltre che per l’utilità a rimbalzo offensivo, è un bloccante d’acciaio e un ottimo rollante, e fargli avere tocchi di qualità nel pitturato garantisce sostanzialmente un canestro sicuro, come dimostrano le percentuali. I suoi tempi eccellenti e la separazione creata con i blocchi lo rendono anche un buon lob threat da vedere soprattutto in tandem con Devin Booker – non è Luka Doncic, ma forse non ha mai avuto un lungo così abile sul pick&roll. E quest’anno si è vista anche qualche altra lettura interessante da parte di Williams:
Quanto a Maluach, prendiamo un estratto dal nostro primo Mock Draft, ormai obsoleto quanto alle squadre esaminate ma ancora valido per gli skillset.
Il lungo di Duke è, prima di tutto, un essere umano gigantesco. Parliamo di un ragazzo di 18 anni che misura già 218 centimetri, con 227 centimetri di apertura alare e con una struttura fisica che gli permetterà di aggiungere parecchia massa. A questi mezzi fisici unisce una coordinazione e mobilità estremamente interessanti, che gli hanno permesso in stagione di essere usato tranquillamente in situazioni di hedge o cambio sul pick&roll, anche contro giocatori molto più piccoli di lui. Inoltre questo mix di dimensioni e coordinazione gli permette di coprire porzioni di campo importanti anche in situazioni di rotazione o scramble, sempre più importanti per la direzione che sta prendendo il basket.
Ovviamente non è un prospetto difensivo perfetto, anzi. Tende a commettere decisamente troppi falli a causa di un controllo e consapevolezza del corpo non ancora così sviluppati, e nonostante i mezzi non è un rim protector di primissima fascia. Duke ha una difesa eccellente e quindi tendenzialmente è stato anche sfidato e cercato poco, ma sembra metterci un po’ di più per caricare il salto rispetto ai migliori stoppatori, cosa che gli fa perdere il tempo e che gli causa anche qualche fallo di troppo.
In attacco è stato usato esclusivamente da play finisher, che sia dal dunker spot o da situazioni di pick&roll come bloccante, da cui però ha sempre fatto estremamente bene, mostrando ottimo tocco e prontezza. Occhio a un potenziale sviluppo da tiratore: le percentuali ai liberi e le stagioni passate nella lega Africana mostrano una certa volontà e potenziale capacità anche di spaziare il campo.
Come si può notare, si tratta di un giocatore di per sé molto simile a Mark Williams, per questo sembra legittimo aspettarsi uno sfoltimento nel reparto lunghi, nonostante Nick Richards sia un buonissimo backup e il suo acquisto sia stato pagato non poco. Ma la situazione salariale dei Suns è disperata e potrebbe richiedere sacrifici di questo tipo.
Anche perché, con la maledizione del secondo apron che grava sulle proprie teste per così tanto tempo, è impossibile sopravvivere sotto il nuovo CBA.