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Questo articolo, scritto da Chris Fedor per Cleveland.com e tradotto in italiano da Emilio Trombini per Around the Game, è stato pubblicato in data 22 marzo 2021.
Abbiamo scelto di rilanciare su Around the Game l’ultimo episodio della rubrica “Hey Chris!”, in cui i lettori di Cleveland.com sottopongono delle domande a Chris Fedor a proposito della situazione e delle prossime mosse dei Cleveland Cavaliers. In questa puntata, ovviamente, si parla di trade market e delle possibili strategie dei Cavs per costruire la loro squadra del futuro.E dunque, Hey Chris…
Come andrà a finire con Andre Drummond? Trade o buyout?
Dipende a chi viene posta questa domanda. I Cavs sono convinti che ci sia ancora abbastanza interesse per Andre Drummond da poterlo scambiare per qualcosa, prima che diventi unrestricted free agent la prossima stagione. Il suo salario da 28.7 milioni a stagione, però, sarà molto difficile da pareggiare con altri contratti.
Penso che il General Manager Koby Altman dovrà essere creativo per concretizzare una trade, probabilmente chiamando in causa più franchigie. I Cavs hanno parecchia esperienza in questo campo. Già avevano fatto parte della maxi-trade a quattro squadre che ha coinvolto James Harden.
I Cavs hanno passato settimane a cercare un potenziale interessato. Ed è qui che Cedi Osman e Taurean Prince potrebbero venire in soccorso, come pezzi da aggiungere allo scambio nella speranza di trovare una terza o quarta squadra disposta a entrare nello scambio.
La maggior parte delle squadre interessate a Drummond aspirano a poter vincere nei Playoffs. E, proprio per questo, le stesse squadre hanno poca intenzione di sfaldare il proprio roster. Un esempio: i Brooklyn Nets potrebbero pensare di prenderlo. Ma di certo non intendono dare via Joe Harris, che è il tiratore ideale per una squadra che punta al titolo. I Nets potrebbero però pensare di dar via DeAndre Jordan. Ma si parla di un giocatore molto vicino ai Big Three, e in ogni caso i Cavs non vogliono prendersi carico del suo contratto che si estende fino al 2023.
È proprio questo il problema. Quasi tutti i giocatori con contratti simili a quello di Drummond sono troppo buoni o importanti per il successo della loro squadra – per cui irraggiungibili. Oppure, sono pessimi contratti.
Alcune fonti sostengono che i Cavs sarebbero esitanti a farsi carico di una pessimo contratto, a meno che il giocatore coinvolto in una trade del genere non sia davverointeressante per Cleveland. Quale squadre potrebbe essere così disperata da pensare ad uno scambio simile? La trade ideale per Drummond dovrebbe permettere a Cleveland di tenere un po’ di spazio salariale per le estensioni contrattuali di Collin Sexton e di Jarrett Allen, che dovranno essere decise quest’estate. Ma quanto può essere realistica una trade del genere?
Proprio per questo motivo la gente attorno alla Lega rimane scettica per quanto riguarda questa possibilità. C’è un’aspettativa sempre maggiore che Drummond uscirà dal proprio contratto, anche se i Cavs non stanno chiedendo molto. Considerato quanto il front office di Cleveland ha dato via per lui l’anno scorso – due contratti in scadenza e una futura scelta al secondo giro – sia aspetta logicamente che ora il ritorno sarà scarso. Non ci sono grandi aspettative di una buona offerta.
Una cosa a favore di Cleveland però, secondo un dirigente di un’altra franchigia, è la convinzione che solo poche squadre avranno una buona chance di prendere Andre una volta free agent. Se i Knicks, i Raptors, i Bulls, gli Heat o i Celtics – tutte squadre legate al nome di Drummond in questo momento – sono veramente interessate al centro dei Cleveland, quante pensate siano in grado di competere con Nets e Lakers dopo un eventuale buyout? Per questo ci potrebbero essere squadre incentivate a prenderlo con uno scambio.
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L’obbiettivo primario dei Cavs era ed è la trade. Sarebbero pochi i vantaggi nel negoziare un buyout, a parte quello di non dovere accollarsi uno o due pessimi contratti che potrebbero creare problemi col salary cap.
Penso che alcune squadre potrebbero anche liberarsi di un scelta al secondo giro, o di un giovane che non vogliono più tenere. E tutto considerato, penso che i Knicks potrebbero essere quella squadra.
Chi stanno osservando i Cavs tra i nuovi prospetti del Draft?
Altman e l’assistente General Manager, Mike Gansey, al momento si trovano a Indianapolis per il Torneo NCAA. Gansey è stato avvistato al Bankers Life Fieldhouse il primo giorno.
Entrambi i membri del front office che si sono occupati del Draft sono anche andati ai tornei di Conference settimana scorsa. Alcune fonti dicono che Gansey si trovava a Nashville per il torneo della South-East Conference, ad osservare la guardia di Arkansas Moses Moody, Keon Johnson e Jaden Springer di Tennessee, i due ragazzi di Kentucky BJ Boston e Isaiah Jackson, così come Cameron Thomas di LSU. Secondo altre fonti, Altman ha fatto invece parecchi viaggi nella bolla della G-League in Orlando, per vedere all’opera Jonathan Kuminga e Jalen Green. A questo punto, il duo che rappresenta il potere decisionale di Cleveland ha osservato tutti i migliori prospetti del Draft: Cade Cunnigham, Evan Mobley, Jalen Suggs, Kai Jones, Kuminga e Green.
È difficile valutare il reale entusiasmo considerato che i Cavs non sanno ancora quale scelta andranno a prendere. Ma questo front office ha sempre fatto bene le sue valutazioni, viaggiando per la nazione e affidandosi a scout fidati. Mi aspetto che i Cavs cerchino ancora una volta di puntare sul giocatore più talentuoso, piuttosto che sceglierlo in base ad un ruolo specifico.
Come pensi sarà l’estensione contrattuale di Jarrett Allen?
In una parola: costosa. Anche se sarà restricted free agent e anche se i Cavs hanno mandato un chiaro segnale che Allen non andrà da nessuna parte, il centro di 22 anni sarà un bersaglio durante la free agency. Si tratta di un giocatore in crescita, un centro dalla grande verticalità con ampio margine di crescita. Chi non lo vorrebbe?
Chi è il tuo giocatore preferito della squadra da intervistare, e perché?
Ai Cavs ci sono un sacco di bravi ragazzi nello spogliatoio. Non saprei sceglierne uno solo. Allen è unico, sempre preciso e ponderato nelle sue risposte. Anche le interviste con Larry Nance sono molto interessanti. È capace di parlare di qualsiasi cosa: basket, calcio, football, videogiochi, musica. Vita.
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Poi ho trascorso molto tempo con Kevin Love dal 2014, e abbiamo sviluppato una bella amicizia. Damyean Dotson, invece, è divertentissimo e non sai mai come ti risponderà. Ho anche parlato tanto con Dean Wade la scorsa stagione, perché era uno dei pochi che girava attorno allo spogliatoio. Anche intervistare Darius Garland è un piacere.
Ma devo veramente sceglierne uno? Va bene. Allora dirò Larry Nance.
Pensi che uno tra Darius Garland e Collin Sexton debba partire, se i Cavs prendono un’altra guardia al Draft?
Credo di essere in minoranza su questo tema. Strano, vero? Ma io penso la risposta sia no.
Guardate gli Charlotte Hornets. Si sono per caso fatti sfuggire LaMelo Ball al Draft perché avevano già Terry Rozier che guadagnava abbastanza e Devonte’ Graham che cominciava ad essere preso in considerazione come Most Improved Player? Dopo aver scelto Ball, pensate che gli Hornets si sentissero in dovere di rinunciare ad uno tra Graham e Rozier? Ovvio che no. Semplicemente, sono riusciti a far funzionare tutti e tre assieme perché ciascuna delle guardie svolge un ruolo diverso e ha capacità diverse.
Gli Oklahoma City Thunder hanno vissuto una situazione simile l’anno scorso con Chris Paul, Dennis Schroder e Shai Gilgeous-Alexander prima di cominciare con la ricostruzione. Da quando avere tre guardie talentuose è qualcosa di non gradito?
Penso che a volte ci si fissi troppo con i ruoli dei giocatori. Io credo sia più un discorso di talento e caratteristiche. Garland e Sexton sono diversi. E questa è in parte la ragione per cui potrebbero funzionare assieme – e di recente ci sono stati segnali promettenti in questo senso.
Al di là delle sue debolezze in difesa, Garland è un playmaker puro: un passatore molto migliorato con un palleggio eccellente e la capacità di entrare nel pitturato e di segnare in ogni posizione. Sexton è una guardia prolifica e con ottime doti da scorer, una vera macchina che dà il meglio quando gioca con un playmaker puro e non deve costruirsi sempre da solo i propri tiri. È anche cresciuto come passatore, ma non è certo quel che preferisce fare. Pensate a un Donovan Mitchell, un Bradley Beal, CJ McCollum, Devin Booker o Victor Oladipo.
Ora, facciamo finta per un attimo che ai Cavs capiti la prima scelta. Cunnigham, vero? Tutto d’un tratto, si troverebbero ad avere una stella attorno a cui costruire la squadra, un giocatore in grado di crearsi tiri da solo, con buona presenza fisica sul perimetro e un’ottima wingspan. È una guardia nel corpo di un’ala. Ricoprirebbe il ruolo di LaMelo Ball a Charlotte.
Si potrebbe provare a farne partire uno dalla panchina. O giocare con tutti e tre assieme in campo in determinate situazioni. Non c’è nessuna regola, d’altronde, che vieta di giocare con tre guardie. Ci sono 48 minuti in una partita, abbastanza per provare a schierare il trio.
Certo, Cunnigham è proprio il giocatore di cui ha bisogno Cleveland. Guardate come gioca la squadra quando sia Garland che Sexton sono in panchina e non c’è nessun altro trattatore di palla affidabile in campo. Guardate cosa succede alla fase offensiva della squadra quando Sexton o Garland saltano una partita. Con Cunnigham, 201 cm, sarebbe diverso. E così anche con Green e Suggs.
L’obbiettivo del Draft sarebbe quello di aggiungere al roster qualcosa che manca. Nessuna delle due guardie ha la stazza di Cunnigham. Entrambe difettano della potenza e dell’energia che porta Suggs. e ad entrambe manca il potenziale su due lati del campo che possiede Green, oltre alla sua grande abilità in situazioni di isolamento.
In un certo modo, tutte le guardie di quest’annata del Draft andrebbero a coprire bene il ruolo che sarebbe dovuto essere di Kevin Porter Jr. Al di là dei motivi che lo hanno portato via da Cleveland, qualcuno vorrebbe dirmi che Cleveland non ha bisogno di un altro Porter?