Squadra giovane ma ambiziosa, la squadra di Taylor Jenkins è nuovamente alla ricerca di un posto per i Playoffs, tenendo lo sguardo verso il futuro.


FOTO: NBA.com

Un obiettivo in testa: i Playoffs.

Era l’obiettivo già l’anno scorso, quando prima dell’interruzione i Grizzlies erano comodamente avviati verso la qualificazione, guidati dal futuro Rookie of The Year. Qualificazione poi sfumata solo al Play-In contro Damian Lillard e i Portland Trail-Blazers, nella bubble.


Lo è rimasto quest’anno, nonostante le 8 partite saltate da Morant a inizio gennaio, e nonostante i problemi di Covid che hanno colpito la franchigia a cavallo tra gennaio e febbraio, forzando il rinvio di 6 partite. Al momento, il record di 19 vinte e 20 perse proietta Ja Morant e compagni verso un probabile Play-In, con la speranza di ritrovare un Jaren Jackson Jr al 100% per giocarsi le proprie carte.

TANTA DIFESA, POCO TIRO DA TRE

I Grizzlies sanno di non avere il talento delle squadre con cui competono, sanno di non poter sfidare gli avversari a chi segna di più. Di conseguenza, sanno come difendere.

Ottavi della Lega per defensive rating, quinti se si considera il solo mese di marzo, il reparto difensivo di coach Jenkins risulta non avere difetti in Regular Season, dove la scarsa mobilità di Valanciunas non viene punita, e quest’ultimo può farsi valere a rimbalzo (12 di media) e sotto il ferro.

Il problema offensivo riguarda soprattutto il tiro perimetrale. La squadra del Tennessee è penultima per frequenza di tiri da tre punti, con il 29.7% dei tentativi dal campo, e penultima anche per percentuale dall’arco, 34.2%. Gli unici tiratori affidabili sono Grayson Allen, Desmond Bane e De’Anthony Melton, ma di questi solo uno parte titolare, e lo spacing ne risente.

Il risultato è un misero 109.6 di offensive rating, che piazza l’attacco dei Grizzlies al 20esimo posto nella Lega, che diventa 24esimo se si considera solo marzo, in cui l’offensive rating è calato ancora, arrivando a 106.5 punti ogni 100 possessi.

Allo stato attuale delle cose, queste due caratteristiche sono concatenate, soprattutto per la presenza in quintetto di Dillon Brooks. Brooks è un ottimo difensore, che abbina mobilità e fisicità che gli permettono di difendere su almeno tre ruoli. E’ stato recentemente inserito al terzo posto della lega per difficoltà dei matchup difensivi da Basketball Index.

Allo stesso tempo, Brooks tira solamente con il 32% da tre punti, percentuale che permette alle difese di chiudere ulteriormente gli spazi in area.

Emblema dell’identità di questi Memphis Grizzlies è la sfida del 18 marzo, vinta contro i Miami Heat con l’insolito punteggio di 89-85, una vera rarità per l’attuale Regular Season NBA.

JA MORANT, SERVE UN ALTRO STEP

Continua il processo di crescita del 21enne e ROTY in carica, destinato per molti a prendere le redini della franchigia. Lo usage è cresciuto dall’anno scorso, passando dal 29.5% al 31.9%, così come i punti per partita, passati da 17.8 a 19, che comunque non fanno ancora di lui uno scorer di alto livello.

Il prodotto di Murray State sta confermando le sue doti di playmaking, con 7.4 assist di media e un rapporto assist/palle perse di 2.50.

Continua a convincere la sua abilità da penetratore, sfruttando rapidità e atletismo sopra la media e ottimo finishing al ferro: prova 19.4 penetrazioni a partita (terzo della Lega) e il 42% dei suoi tentativi dal campo si consuma nella restricted area, dove ha una buona efficienza considerando la taglia (62%).

I problemi di JA si trovano ben lontani dal pitturato. In questa stagione ha completamente perso la fiducia nel suo tiro; in particolare, la percentuale da tre punti è crollata, e in questo momento tocca il 22%.

Il 21enne oscilla tra il rifiutare il tiro quando ha spazio, il tirare senza convinzione e il provare tiri forzati per trascinarsi fuori da tale difficoltà. Il risultato non può che essere un battesimo continuo da parte delle difese, che ormai spesso gli concedono due metri di spazio, diminuendo l’efficacia del suo primo passo e compromettendo lo spacing generale.

YOUNG CORE

Il grave infortunio al ginocchio ha tarpato le ali a Jaren Jackson Jr, reduce da un’ottima stagione 2019/20, ma la carta d’identità segna 21 anni e ciò fa ben sperare sulla bontà del suo recupero. Il lungo da Michigan dovrebbe comunque tornare sul finale della stagione corrente, ed essendo un buon difensore e un tiratore affidabile, potrebbe risolvere le due debolezze dei Grizzlies in un colpo solo.

Un anno meno giovane è Desmond Bane, altra dimostrazione dell’ottimo livello dello staff di Memphis quando si parla di Draft. Scelto solamente a fine primo giro, Bane sta mantenendo i 10 punti di media con il 48% dal campo, e soprattutto il 45% da tre punti. È inoltre un buon difensore, capace di tenere i diretti avversari al 43% dal campo (-2% di differenziale).

22 anni anche per De’Anthony Melton, attuale scorer dalla panchina per coach Jenkins. Scelto con la 46 da Houston due anni fa, il numero 0 ha finora un impatto incoraggiante, con 10 punti di media e 47/40/76 negli scoring splits. Il suo on/off, +11.3, è il migliore della squadra e nel 92esimo percentile nella lega.

L’obbiettivo dei Grizzlies non può che essere quello di crescere Ja e il resto dello young core, cercando di costruire una mentalità vincente e una squadra sempre più competitiva.