Apertura alare: una misurazione di crescente importanza in NBA

 


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Nella Lega odierna non è insolito trovare giocatori con un’apertura alare di gran lunga superiore alla propria altezza. Questo dato, chiamato Wingspan, sta acquistando grandissima importanza per gli scout di tutte le squadre, ma sembra che alcuni General Manager gli abbiano dato priorità assoluta nelle proprie strategie.

I Milwaukee Bucks, ad esempio, hanno sposato in pieno questo concetto. Non a caso, infatti, hanno deciso di puntare su un ragazzino proveniente dalla Grecia, che aveva una wingspan di 223 cm, ben 12 in più della sua altezza.

 

Stesso ragionamento che ha fatto R.C. Buford, GM degli Spurs, che non si è lasciato scappare Kawhi Leonard (sacrificando un buon giocatore come George Hill) e il suo fisico irreale, con la stessa apertura alare di Antetokounmpo… ma “soli” 201 cm di altezza. In 2 anni a San Diego, non certo una delle università più famose, Kawhi aveva giocato un buon basket, sì, ma non aveva impressionato. Tuttavia gli Spurs riuscirono a vedere il potenziale che lui e quelle braccia infinite avrebbero potuto avere, e che in 4 anni di sviluppo lo hanno portato ad essere il miglior two-way player della Lega. 

 

 

 

 

LE SQUADRE “ALATE”

 

 

Ma perché questo dato è così importante?

 

Il basket è uno sport che si gioca in un campo ristretto. Nel momento in cui un difensore riesce ad occupare uno spazio tale da impedire le linee di passaggio e di penetrazione, allora le opportunità per l’attacco si riducono notevolmente. Nella marcatura individuale avere braccia lunghe aiuta a “sporcare i passaggi” e a contestare tiri più facilmente; in un sistema collettivo un giocatore “alato” può rendere più brevi le distanze da coprire per l’intera squadra.

 

Da qui l’idea: e se provassimo a mettere in campo 5 giocatori con queste caratteristiche? Detto, fatto.

 

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I Bucks hanno passato questi ultimi 4 anni a costruire un roster in cui, per la prima volta nella storia, non si dava importanza prioritaria all’altezza nelle considerazioni fisiche sugli atleti.

 

Nella stagione 2016-2017 la wingspan totale della squadra era più larga dell’apertura alare di un Boeing 737. John Henson (226 cm di apertura alare), Giannis Antetokounmpo (223), Jabari Parker (211), Khris Middleton e Malcolm Brogdon (entrambi 208) costituiscono un quintetto in cui il rapporto tra apertura alare e altezza risulta di 1,05. Considerando che la media per un uomo normale è compresa tra 1 e 1,01, possiamo capire quanto possa essere atipico un quintetto simile. 

 

La recente trade che ha portato Bledsoe dal deserto dell’Arizona ai grandi laghi del Wisconsin, tra l’altro, non fa che aggiungere materiale per proseguire il lavoro iniziato da Jason Kidd ormai 3 anni fa. L’ex playmaker dei Suns è alto “solo” 185 cm, ma con una wingspan di 201 cm va ad unirsi a un gruppo di giocatori che potrebbe essere qualcosa di mai visto prima, soprattutto in difesa e a rimbalzo.

 

 

L’altra franchigia che sembra aver intrapreso questa via è San Antonio. Ovviamente per gli Spurs tutto si riconduce in particolare a Kawhi Leonard, alto 201 cm con 221 di “prolunghe”. Con un tasso apertura alare/altezza di 1.10, Kawhi ha poco di umano. Questa sua caratteristica fisica lo ha aiutato a vincere due Defensive Player Of The Year Award consecutivi, dimostrando talvolta un livello di atletismo mai visto. Stoppate, palle rubate e rimbalzi gli sono valsi il soprannome di “The Claw”, L’Artiglio – per la sua capacità di arrivare su qualsiasi pallone e di annullare il miglior giocatore avversario. Finals 2014, ad esempio: a soli 22 anni, ha messo in difficoltà il miglior giocatore del Pianeta, guadagnandosi per questo il titolo di MVP della serie finale.

 

Non solo Leonard. Infatti, come i Bucks, anche gli Spurs possono vantare un roster ricco di giocatori con una wingspan eccezionale. L’ultima aggiunta in ordine di tempo è Dejounte Baby Boy Murray, alto 196 con un’apertura alare di 207 cm. Braccia lunghissime, dunque, per il playmaker nativo di Seattle, prodigio promesso sia all’High School che al college (Washington Huskies); ma che si era fatto un nome soprattutto grazie al Pro AM, torneo estivo organizzato da Jamal Crawford, diventato suo mentore. Kyle Anderson è un altro giocatore impressionante. Misure molto simili a Leonard (203 cm di altezza e 220 cm di apertura alare) lo rendono un potenziale “Kawhi 2.0”, anche se servirà tempo. 

 

Per chiudere ci sono Danny Green, 3&D consolidato, con 198 cm di altezza e 208 di wingspan, Rudy Gay (203 per 221) e LaMarcus Aldridge (211 per 225 ). Se il rapporto apertura alare/altezza di 1.05 dei Bucks è sorprendente, quello di 1,074 degli Spurs è al limite di ciò che è umanamente concepibile.

 

Queste due squadre hanno intrapreso un percorso che potremmo definire “diverso”, e che sta dando i suoi frutti. I texani già con un titolo (stando a questo nucleo), mentre Milwaukee, dopo anni di crescita, può ambire al successo negli anni a venire. 

 

 

 

 

I VANTAGGI

 

 

In cosa si traduce, concretamente, sul campo, tutto questo? 

 

I vantaggi visibili a livello statistico sono ovviamente correlati principalmente al numero di stoppate palle rubate. Gli Spurs l’anno scorso erano secondi nella Lega per blocks per game, 5,9. Davanti a loro solo Golden State, che – nonostante non abbia specificamente costruito un Roster con l’intento di avere un’apertura alare superiore alla media – può comunque vantare giocatori come Mcgee, Durant, Iguodala e Green: anche loro disumani da questo punto di vista. Durant ad esempio ha una wingspan di 224 cm e non per caso, malgrado il suo ruolo, in questa stagione è il secondo miglior stoppatore della Lega. I Bucks invece erano sesti con 5,3 di squadra a partita. 

 

 

Per quanto riguarda le palle rubate, Cervi e Speroni erano rispettivamente in decima e undicesima posizione con 8,1 e 8, comunque a pochi decimi da Washington seconda (8,5). Ancora una volta i Warriors erano i primi della classe, con 9,6, a dimostrazione del fatto che l’apertura alare stia giocando un ruolo fondamentale nella fase difensiva. E, come noto, “l’attacco fa vendere biglietti, ma la difesa fa vincere titoli”.

 

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Da quattro anni a questa parte il gioco è profondamente cambiato. La “Small Ball” è utilizzata dal 90% delle squadre e consiste in quintetti con un solo centro (o spesso un’ala grande) e quattro esterni. Il grande vantaggio è ovviamente la possibilità di cambiare su ogni blocco e di aprire gli spazi (soprattutto in presenza di tiratori) in attacco. Avere giocatori con braccia molto lunghe, in questo contesto, aiuta a reggere i cambi difensivi, subendo meno la differenza tra di statura o peso nei mismatch. Ed è un valore aggiunto tanto in situazioni statiche, quando praticamente “restringono” le linee del campo, quanto in fase di transizione, occupando uno spazio praticamente “incerto”.

 

In questo modo si può cambiare su ogni blocco, limitando squadre costruite sul tiro da tre come Golden State e Cleveland. Questa tendenza, detta “Warriorball“, è nata proprio in questi vincenti lidi ed è stata imitata quasi ovunque per cercare di trovare delle contromisure. Gli Spurs, pretendenti al titolo, in questi ultimi quattro anni sono riusciti ad avere un Defensive Rating veramente basso (102 punti per 100 possessi) che ha permesso loro di essere una delle migliori difese della Lega. A tratti la migliore. 

 

 

 

 

DRAFT E MISURE

 

 

Dal 1999 in poi abbiamo a disposizione le misurazione che vengono eseguite alla Draft Combine, che si tiene circa un mese prima dell’evento. E’ da sottolineare che nel corso degli anni si è passati da considerare esclusivamente l’altezza in relazione alla posizione, a considerare invece sempre di più la wingspan

 

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Giocatori che 20 anni fa sarebbero stati probabilmente scartati o che sarebbero andati undrafted perchè considerati “sottodimensionati”, adesso vengono scelti nei primi giri e stanno avendo un ruolo sempre maggiore grazie alla loro apertura alare.

 

Prendiamo ad esempio Bismack Biyombo, che gioca centro essendo solo 206 cm. Ma con un’apertura alare di 228 cm riesce a compensare egregiamente la mancanza di centimetri, tanto che detiene il record per il maggior numero di rimbalzi in una partita di Playoff (26 in Raptors vs Cavaliers).  Anche Draymond Green, 4/5 dei Warriors, anni fa sarebbe stato considerato “piccolo” per il suo ruolo, con soli 201 cm. Invece grazie alle sue braccia (2,16 m) è un giocatore unico, rivelatosi una “macchina da tripla-doppia” e uno dei miglior difensori dell’NBA in grado di marcare tutti i ruoli. 

 

 

SPICCARE IL VOLO

 

 

Siamo entrati in una nuova era. Dove la ricerca del centro dominante come giocatore franchigia è ormai il passato. Dove le squadre vengono principalmente costruite attraverso il Draft, piuttosto che via trade. Dove i ruoli non sono più così importanti come un tempo, o quantomeno non così rigidi.

 

Con queste premesse il “giocatore tipo” è diventato minimo 2 metri, non necessariamente troppo di più ma spesso con braccia lunghe. Infinite. Un atleta in grado di marcare tutti i ruoli, che permetta agli allenatori di avere illimitate possibilità per quanto riguarda gli schemi, gli accoppiamenti e l’assetto di gioco. Allargare il campo e liberare l’area è sempre più una priorità. E poter “sostenere” la cosa a livello difensivo è la sfida di molti ambiziosi progetti tecnici in essere. La strada intrapresa da squadre come Bucks e Spurs non è convenzionale, ma potrebbe rivelarsi un crocevia per il futuro dell’NBA.

 

La ricerca dei giocatori funzionali ai due progetti è partita da molto lontano. Da lontanissime seconde categorie greche o da una “sgangherata” palestra di High School, ad esempio.

Lontane, sì, ma a portata di braccia. Per alcuni misteriosi esseri umani.