Duello da film western in spogliatoio: tragedia sfiorata o provocazione? Il futuro dei due protagonisti resterà segnato per sempre.
Washington attende con ansia l’inizio della stagione 2009/2010.Le annate precedenti sono state molto difficili: in poco più di un anno e mezzo Gilbert Arenas, uomo franchigia e tre volte All-Star, ha dovuto subire ben tre operazioni al menisco. Agent Zero ha disputato solo quindici partite in due anni e i risultati dei Wizards ne hanno ovviamente risentito. A pagarne le conseguenze coach Eddie Jordan, sostituito dal compianto Flip Saunders, che si insedia prima dell’estate per portare un cambio di rotta necessario.
Ma la stagione inizia male, anzi malissimo. A novembre arrivano 9 sconfitte su 12 partite disputate e prima di Natale il record della squadra recita 7-16.
Questa è l’asettica cronaca degli avvenimenti che anticipano il 21 dicembre 2009, come se per un qualche motivo ciò che avvenne quel giorno negli spogliatoi del Verizon Center si potesse giustificare con tensioni interne sorte dall’andamento negativo della stagione. Questa vicenda è guidata esclusivamente dalla follia.
Uno stato di alienazione mentale che ha permesso ai protagonisti dell’episodio di non pensare minimamente a ciò che stavano facendo. La stessa follia dalla quale i due ragazzi sono stati infettati fin dall’adolescenza, e che li ha fatti arrivare in NBA dalla porta principale nonostante molte avversità. E che ha reso Gilbert Arenas uno dei giocatori più amati della Lega e Javaris Crittenton un carcerato per i prossimi vent’anni.
A ri-accendere i riflettori sulla vicenda ci pensa nel settembre 2015 Caron Butler, con la sua autobiografia “Tuff Juice: My Journey from the Streets to the NBA”. L’ala da UConn ha una lunga carriera NBA alle spalle, un titolo coi Dallas Mavericks, due presenze all’All-Star Game e un passato da spacciatore già dalla tenera età di 11 anni. Insomma, due o tre cose le ha viste in vita sua. Ma l’episodio che più sconvolge è il racconto, per filo e per segno, di ciò che è accaduto nello spogliatoio dei Wizards.
La premessa. Qualche giorno prima la squadra è sull’aereo di ritorno da una trasferta. Come spesso capita, i giocatori, per passare il tempo, iniziano una partita a carte: non di certo una briscolina tra amici, visto che sul piatto ci sono molti biglietti verdi. La prima notizia è che il piatto se lo porta a casa l’allora ventunenne JaVale McGee.
La seconda è che qualche parola fuori posto fa partire un litigio tra Gilbert Arenas e Javaris Crittenton.
I personaggi.
Crittenton è stato un prodigio al liceo nella zona di Atlanta, giocando al fianco di Dwight Howard; ma dal suo approdo in NBA nel 2007 non è ancora riuscito a trovare minuti e ad esprimersi.
Arenas ha già lo status di leggenda.Prima dei 25 anni è già uomo copertina del videogioco NBA Live 2008, ha un contratto milionario con l’Adidas, conta 3 presenze nella partita delle stelle, è una volta secondo e due volte terzo miglior quintetto NBA, registra più di 27 punti, 6 assist e quasi 2 rubate a partita di media. Diventa famoso per i clutch shots e sembra destinato a dominare la Lega per molto, molto tempo. Prima che gli infortuni ne compromettano il futuro…
Il fatto. I due cominciano a litigare, volano parole grosse. Quando l’aereo è già atterrato, avviene lo scambio finale, degno di un brutto film d’azione con Van Damme e Dolph Lundgren:
Arenas
“Ci vediamo all’allenamento, figlio di puttana, lo sai cosa faccio io vero?”
Crittenton
“Che cazzo significa – Lo sai cosa faccio – ?”
Arenas
“Gioco con le pistole!” (I play with guns)
Crittenton
“Ah sì? Beh anch’io gioco con le pistole”.
I compagni ci scherzano su, sembrano le classiche parole spaccone e celoduriste che un qualunque giocatore cresciuto in un contesto difficile direbbe per provocare e marcare il territorio.
Il giorno dopo liberi tutti, ma quello seguente, il 21 dicembre, la squadra si ritrova al Verizon Center per un allenamento mattutino: convocazione alle 10 in punto.
Caron Butler, dalle pagine della sua autobiografia, ci catapulta nello spogliatoio insieme a lui.
“Quando entrai, per un attimo pensai di essere tornato ai miei giorni sulle strade di Racine, quando da ragazzo spacciavo per sopravvivere. Gilbert era di fronte al suo armadietto, quello che fu di Jordan negli anni del suo comeback. Con quattro pistole, di cui una oro, in bella mostra.
Javaris Crittenton era di fronte al suo armadietto, dando le spalle ad Arenas.
– Hey figlio di puttana, scegline una – Gilbert disse a Javaris, indicando le armi. – Ti sparerò con una di queste.
– Oh no, non c’è bisogno che mi spari con una di quelle – rispose Javaris, girandosi lentamente come un pistolero del vecchio West – ne ho una proprio qui con me.
Tirò fuori un’arma da fuoco, carica, la alzò e la puntò dritta verso Gilbert Arenas, il dito appoggiato sul grilletto.
Gli altri compagni che stavano scherzando e chiacchierando tra loro si bloccarono, e strabuzzarono gli occhi. Ci misero qualche secondo a capire che la situazione era reale, uno shootaround di diversa natura… Si guardarono tra loro per qualche secondo, per poi scappare a gambe levate dallo spogliatoio: rimasi solo io con Gilbert e Javaris.
Io non andai in panico, perché in gioventù vidi di molto peggio. Ho sentito più spari di quanti ne possa ricordare. Mi rivolsi con calma a Javaris, ricordandogli che la sua carriera, anzi, la sua vita sarebbe stata rovinata per sempre, se avesse premuto il grilletto. Poi parlai con Gilbert, che in silenzio e lentamente si tolse di mezzo.
Solo a quel punto Crittenton abbassò la pistola.
Dal volto di Gilbert so per certo che stava pensando: – Sono andato troppo oltre. Mi ha puntato una pistola carica e pronta a sparare dritto in faccia!
A quel punto qualcuno fuori dallo spogliatoio aveva chiamato la polizia”.
La notizia viene resa pubblica, senza tutti questi dettagli, nel giorno del Signore del 2009. Gilbert Arenas dapprima nega tutto: “Mi piace questa storia, roba da O.K. Corral. Questa mattina mi sono svegliato e ho scoperto di essere diventato John Wayne”, ironizza su Twitter. Ma in seguito ad un’indagine sull’accaduto, è costretto a confermare.
La versione ufficiale dell’NBA è che, dopo un litigio, Arenas e Crittenton hanno introdotto delle armi in spogliatoio.
Nel contratto collettivo che i giocatori hanno firmato, vi è una regola che vieta espressamente di introdurre armi di qualunque genere in una struttura legata alla NBA, anche se legalmente dichiarate e registrate alle autorità competenti.
I due vengono sospesi senza paga fino alla fine della stagione 2009-2010, pena alla quale nessuno dei due fece ricorso. Mostrandosi pentiti, accettarono i lavori socialmente utili imposti da David Stern. Anche la reazione della dirigenza dei Wizards fu durissima nei loro confronti.
D’altra parte, ironia della sorte, il proprietario della squadra Abe Pollin è da sempre contrario alla politica lassista degli States nei confronti delle armi da fuoco – nel 1997 si attivò in prima persona per cambiare il nome della franchigia da Bullets (proiettili) a Wizards.
L’intera vicenda è resa ancor più surreale dalla cifra che fa partire il litigio: 1100 dollari. Una cifra piuttosto alta per i comuni mortali. Da ricordare, però, che nel luglio del 2008 Arenas aveva firmato un discusso contratto di sei anni da 111 milioni di dollari – da molti addetti ai lavori definito come uno dei peggiori della storia, visti anche i numerosi infortuni che avevano martoriato la point guard da Arizona.
Ebbene, la sospensione dello stipendio gli costò 7 milioni.
L’impressione, che i fatti seguenti sembrano confermare, è che questa vicenda potesse finire davvero molto peggio.
Da una parte Gilbert Arenas.
Universalmente riconosciuto come un amante degli scherzi, gli aneddoti che lo riguardano sono pressoché infiniti. A suo stesso dire “niente nella mia vita è serio”, tanto che proprio sull’accaduto trovò la forza di scherzare in diverse occasioni, cosa non particolarmente gradita da David Stern:
Dall’altra parte Javaris Crittenton, che pochi anni dopo dimostrò di essere dannatamente serio quando si tratta di armi da fuoco.
Di ritorno dalla squalifica, nessuna franchigia NBA se la sente di offrire un contratto a Crittenton.
La Lega cinese ha già cominciato ad attrarre talenti americani per stimolare interesse attorno a sé (Stephon Marbury, Steve Francis, Ricky Davis per citarne alcuni): Javaris non ha molta scelta e accetta l’offerta dei Zhejiang Guangsha Lions.
Dopo neanche un mese dall’inizio del suo contratto annuale, viene ufficialmente tagliato, nonostante nelle 5 partite disputate viaggiasse a quasi 26 punti di media. Era apparso evidente che né la società né il giocatore fossero convinti di questo matrimonio: Javaris con nostalgia di casa, il manager dei Lions Ye Xiangyu non contento della sua attitudine difensiva e del poco coinvolgimento dei compagni…
Tornato negli States, Crittenton ha una breve esperienza in D-League. Con l’inizio dell’estate 2011, la sua carriera termina.
In aprile si trova nella sua Atlanta, dove uscendo da un barber shop con un amico, viene raggiunto da due ragazzini che gli puntano una pistola e lo derubano di tutto quello che ha con sé: una collana, un orologio di diamanti, un iPhone e del contante.
Valore totale del bottino: 55mila dollari.
Affidarsi alle autorità e alla giustizia non è una soluzione percorribile. Non per uno come lui.
I suoi numerosi contatti nel sottobosco della criminalità gli permettono di risalire all’autore del furto, tale Trontavious Stephens, poco più che maggiorenne.
Decide di farsi giustizia da solo.
Nella notte del 19 agosto, Crittenton si presenta fuori dall’abitazione di Stephens, nei sobborghi di Atlanta, e lo sorprende nel giardino davanti casa con una donna.
Crittenton apre il fuoco dal finestrino della sua auto, con l’intenzione di colpire il ragazzo che l’aveva derubato, ma finendo per centrare e uccidere Julian Jones, la madre di quattro figli che era al suo fianco. Nelle settimane seguenti viene arrestato e si dichiara colpevole di tutti i capi d’accusa che gli vengono mossi, tra cui omicidio colposo e tentato omicidio: condannato a 23 anni di reclusione, ai quali seguiranno 17 di libertà vigilata.
Prima del processo, fuori su cauzione, venne inoltre colto in flagrante durante un’imponente retata anti-droga della polizia, che coinvolse altre tredici persone: era in possesso di 400 (!!) chili di cocaina. Solo in seguito si scoprì che Crittenton, ai tempi di Los Angeles, divenne ufficialmente un affiliato dei Crips, una delle più note gang criminali del mondo, alla quale era legato sin dal 2007, anno di approdo nella NBA.
Per Arenas, dopo l’“incidente” del Verizon Center le cose vanno un po’ meglio. Non molto da un punto di vista sportivo.
Dopo il triplo intervento al ginocchio e il duello a là Sergio Leone, la sua posizione a Washington comincia a scricchiolare.Con l’arrivo in squadra della prima scelta assoluta John Wall, un Arenas 2.0, i Wizards decidono di fare a meno di lui, spedendolo a Orlando in cambio di Rashard Lewis.
Sembra la soluzione ideale per Agent Zero: ripartire dalla panchina in una squadra vincente, guidata da un Dwight Howard al top della carriera (per uno scherzo del destino, proprio il compagno di high school di Javaris Crittenton…). Ma il suo gioco ormai è limitatissimo, i numeri lo confermano, e alla fine della stagione, dopo il lockout che tiene ferma l’NBA fino a Natale, Arenas viene tagliato. È il primo giocatore della storia per il quale viene usata la amnesty clause.
La neonata norma offerta dalla Lega, una via d’uscita per le squadre che vogliono togliere dal salary cap i contratti pesanti di giocatori che stanno rendendo ben al di sotto delle aspettative. Resta l’obbligo di pagare al tesserato l’intero salario pattuito fino al termine del contratto. Nel caso di Arenas, più di 50 milioni fino al 2014…
Nella stagione successiva trova un contratto annuale con i Memphis Grizzlies, per i quali disputerà solo 17 partite.
Chiude la sua carriera NBA a soli 30 anni. Anche lui, come Crittenton, tenterà fortuna in Cina, ma dopo un anno dirà addio per sempre alla pallacanestro.
Anche Arenas ebbe dei problemi con la legge finita la sua carriera, seppur di natura decisamente meno seria rispetto a Crittenton.
Dopo aver ammesso di aver evitato oltre sessanta multe per essere passato col rosso, non esponendo la targa della sua macchina, viene arrestato il 27 giugno del 2013 dalla polizia di Los Angeles, perché trovato in possesso di più di cinquanta chili di fuochi d’artificio illegali. “Mi piace fare le cose in grande per il 4 luglio…comunque hanno trovato solo un terzo del mio arsenale…”Nel dicembre del 2015 posta un video di due supermodelle che giocano a basket, contrariato dalla scarsa avvenenza delle giocatrici della WNBA – che definisce “dei personaggi usciti da Orange is The New Black”.
Come prevedibile, le sue dichiarazioni non furono prese benissimo dall’opinione pubblica, e il portavoce della Lega femminile Mike Bass le definì “ripugnanti, tremendamente irrispettose e sbagliate”.
La parabola di questi due atleti, un fuoriclasse assoluto e una grande promessa non mantenuta, è forse il caso più lampante di come il basket sia vera àncora di salvezza per molti giovani americani che crescono ai margini. Non sempre questa via di fuga dalla perdizione è sufficiente. Dagli atti del processo a carico di Crittenton, si delinea una personalità costantemente tormentata da un’irrequietezza interiore, che a suo dire iniziò già ai tempi delle scuole medie. Quando il perenne richiamo della vita di strada entra in contatto con i milioni dei primi contratti NBA, il cocktail rischia di essere esplosivo.
“Non so cosa c’è dentro di me…penso di essere il mio peggior nemico”, scrisse sui social Crittenton poco prima dell’arresto.
Difficile dargli torto.
Il caso di Arenas è diverso. Lecito dire che senza la tripla operazione in poco più di 12 mesi la sua carriera sarebbe potuta rimanere ad alti livelli per più tempo. Il vero spartiacque della sua vita sono i 111 milioni, che indubbiamente gli hanno fatto perdere le motivazioni che lo avevano mosso fino a quel punto.
Del resto, si può farne un torto a un ragazzo che da piccolo ha dormito in macchina perché il padre non aveva neanche i soldi per pagare un affitto?
La cosa più triste nella vita è il talento sprecato.
Puoi avere tutto il talento del mondo, ma se non fai la cosa giusta non succede niente.
Grazie Bob.