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Negli ultimi decenni l’NBA si è espansa come nessun altro sport degli States, cosa chiaramente evidente dall’impronta lasciata in varie aree geografiche. La Lega è infatti passata dall’avere 8 squadre nel 1961 a comprenderne ben 17 dieci anni dopo, per poi arrivare alle 30 nel 2004; in sostanza, è cresciuta di 4 squadre al decennio.

 

E’ esploso anche il valore mediatico della Lega, soprattutto dalla fine degli anni ’80, quando le emittenti radiofoniche e televisive hanno iniziato a sborsare cifre esorbitanti per i diritti, finanziando e accelerando l’espansione dell’NBA. Quando poi nel 2014 è stato finalizzato l’accordo con ESPN, ABC e Turner Sport si è raggiunto il culmine: in termini di valore complessivo, l’affare era secondo solo a quello del mondo NFL e, sotto il profilo degli introiti annui, equivalente a quello della Premier League di calcio inglese.

 

La vittoria del titolo da parte dei Toronto Raptors, prima franchigia non americana in questi settant’anni di storia NBA, è forse la più grande ed evidente prova della crescita di popolarità dello sport. Inoltre, sempre più giocatori stranieri si stanno unendo alla Lega, incoraggiando il pubblico a seguire la pallacanestro e, perché no, anche a giocarci.

 

 

Espandere la Lega aggiungendo nuove squadre dovrebbe quindi essere la priorità per farla crescere ancora di più?

 

Non esattamente: nonostante i rumors riguardanti le espansioni della Lega, coinvolgenti soprattutto Seattle e Città del Messico (ne abbiamo parlato qui), sono sorti alcuni ostacoli, logistici e non, che ci obbligano ad approcciare queste idee tenendo presente che sono progetti a lungo termine.

 

L’amplificazione, comunque, coinvolgerebbe anche il numero di giocatori non americani presenti nella Lega, grazie allo sviluppo di accademie in giro per il mondo che avrebbero lo scopo di creare nuovi percorsi per i giovani talenti. Per di più, queste accademie non sembrano essere l’unica via per crescere all’estero. L’NBA ha infatti pianificato di sviluppare una Lega completamente distaccata nel continente africano, in collaborazione con la FIBA – forse il un preludio di una nuova rete di leghe affiliate con uno scopo primario: lo sviluppo dei talenti; e parte, perché no, di una possibile rete competitiva più vasta.

 

 

Questo non significa che un’opportuna espansione della Lega sia fuori questione, ma nel mercato nordamericano non c’è poi così tanto spazio per allargarsi: oggi il Messico è l’unico stato non occupato da una squadra NBA. Se l’interesse locale non fosse sufficiente per compensare il mercato relativamente più piccolo di molti altri paesi ancora senza una squadra NBA, potrebbe recare vari danni alla Lega.

 

È chiaro che con Città del Messico, capitale di una nazione di 125 milioni di persone, l’interesse verso la Lega e le entrate potrebbero subire un’enorme crescita, soprattutto se l’eventuale franchigia del posto fosse competitiva. Durante la corsa al titolo di Toronto, per esempio, circa la metà della popolazione canadese si è sintonizzata davanti al televisore per guardare le partite – e questo considerando solamente le 37 milioni di anime canadesi. Detto ciò, comunque, non è certo che il progetto prenderà piede, visto che ci sono da considerare i due maggiori ostacoli: le differenze culturali e gli altri sport.

 

Seattle, l’altra città spesso menzionata quando si parla di espansione, ha avuto vari intoppi nel fornire impianti moderni e adatti ad ospitare nuovamente (ed eventualmente) i SuperSonicsDovrebbe aspettare le mosse che verranno effettuate altrove (come a Città del Messico), visto che la Lega vorrà probabilmente espandersi aggiungendo due franchigie alla volta, per evitare scomode situazioni causate dal numero dispari di squadre.

 

Anche altre città, poi, hanno espresso il loro interesse a riguardo, come Las Vegas e Kansas City. Alcune, come Londra, sono state a lungo le preferite per ospitare eventi oltreoceano come i Global Games, ma è improbabile che finiscano per essere una meta fissa per una futura franchigia; nonostante qualcuno non abbia ancora smesso di sognare, i problemi logistici sarebbero impossibili da risolvere.

 

 

I progetti delle sette nuove accademie non sono stati realizzati solo per far crescere gli spettatori nel mondo, ma anche per coltivare talenti, in modo che l’espansione sia davvero possibile – pensando alla Lega già esistente, ma anche a eventuali creazioni di nuovi campionati o leghe affiliate.

 

 

 

 

 

 

 

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Questo articolo, scritto da Justin Quinn per Double Clutch e tradotto in italiano da Alessandro Di Marzo per Around the Game, è stato pubblicato in data 26 settembre 2019.