Un resoconto di questa prima settimana NBA, con i top e i flop.

FOTO: Yahoo! Sports

Anche la seconda settimana di pallacanestro a stelle e strisce è stata archiviata. Tanti scossoni ma sicuramente a tenere banco sono i Brooklyn Nets e il licenziamento di Steve Nash. Con la nostra rubrica “troppo bello, troppo brutto” proviamo a ripercorrere insieme il meglio e il peggio della prima settimana NBA.

TROPPO BELLO

  • Shai Gilgeous-Alexander non è reale

Gli Oklahoma City Thunder sono arrivati alla seconda fase del proprio rebuilding e lo hanno fatto senza che Chet Holmgren mettesse un piede in campo. Dopo sette partite il loro record è di 4-3, decisamente meglio delle aspettative, e questa settimana non hanno mai perso (3-0). Gran parte del merito va al volto della franchigia, Shai Gilgeous-Alexander. Nelle ultime tre gare sta girando a 32 punti di media tirando con il 54,4% dal campo, si guadagna 7 tiri liberi a partita e li realizza con il 95,2%, il tutto condito da 7 assist, 5 rimbalzi, 2,67 palle rubate e 1 stoppata. Delle medie folli, che permettono di capire perché i Thunder siano riusciti a scalare diverse marce nell’arco di questi sette giorni. Naturalmente le cifre, gioco forza, si andranno a limare ma, se non dovessero esserci guai fisici o situazioni in cui venga tenuto a riposo troppo frequentemente, potremmo assistere ad una stagione da ricordare per SGA. Shai sembra essere migliorato nel controllo mentale e tecnico che ha sulla gara: legge meglio le azioni, è estremamente più bilanciato con il corpo, al suo quinto anno in NBA sta dimostrando una maturità cestistica che fa molto ben sperare per il resto della sua carriera

  • Donovan Mitchell è dinamite

Complici i problemi fisici che continuano a tormentare Darius Garland, Donovan Mitchell si è preso in mano i Cleveland Cavaliers e li sta conducendo ad un record di 5-1. Sebbene abbia disputato solo due gare questa settimana è giusto premiare un inizio di stagione folle, suo e dei Cavs, che lo sta vedendo tenere delle medie per partita assolutamente incredibili. 32.2 punti per partita (49,6% dal campo, 45,5% da tre su 9.2 tentativi), 7,3 assist, 4,5 rimbalzi, 1,7 steal, 0.5 stoppate. In tutte queste voci sta scrivendo il suo career-high. Il fatto impressionante è che, ciò nonostante, non abbia aumentato il suo carico a dismisura (33,2% di Usage percentage, in linea con le ultime due stagioni, e 34% di Ast%, questo invece più alto) ma abbia migliorato sensibilmente la sua efficienza: è passato dal 57,2% di TS% al 63.7%, mentre la sua effective field goal percentage è aumentata dal 53.3% della scorsa stagione (miglior dato in carriera fino a quel momento) al 59%. Dati assolutamente irreali, figli di un inizio di stagione con i fiocchi e dell’assenza di Garland. Quando tornerà DG sicuramente le medie si riallineeranno (e siamo tutti curiosi di vedere come collaboreranno) ma nel frattempo vedere questo Spida è un piacere per gli occhi.


  • Il talento folgorante di Cade Cunningham

I Detroit Pistons non hanno iniziato la stagione come avrebbero voluto ed il record di 2-6 è la testimonianza tangibile di ciò. Ci sono delle scusanti parziali sicuramente e alcune partite sono state totalmente sbagliate, ma molte sconfitte sono arrivate punto a punto contro squadre di un altro calibro (108-110 contro i Bucks a Milwaukee). Nell’ultima settimana il record è stato di 1-2 e, con un po’ di fortuna in più, poteva essere 2-1. Dopo la disfatta con gli Hawks, i Pistons hanno vinto molto bene con i Warriors e hanno perso di due punti il back-to-back a Milwaukee. In tutte queste partite, il minimo comune multiplo è stata la stella della squadra, Cade Cunningham. Dopo essersi attirato diverse critiche nella settimana precedente, negli ultimi sette giorni sta tenendo medie assurde: 28,3 punti a partita con il 51,5% dal campo su 22 tentativi, 8,3 rimbalzi e 8 assist. Anche nella propria metà campo non manca il suo spirito di sacrificio e, specialmente contro avversari di taglia grossa, riesce a far prevalere la sua imponente fisicità, mentre sta facendo molta più fatica contro giocatori rispetto a lui undersize (per esempio, Jrue Holiday). La partita contro i Bucks è stato un po’ il manifesto di quanto di buono mostrato da Cade in queste partite e abbiamo raccolto il meglio in questa clip.

  • Jrue Holiday è un giocatore meraviglioso

La miglior squadra di questo inizio di stagione sono i Milwaukee Bucks. Sei partite, sei vittorie e, tranne per qualche breve scorcio di alcune gare, hanno dato sempre l’impressione di essere pienamente in controllo della partita. La prova di forza è ancora più impressionante se si pensa che tutto questo è arrivato con Khris Middleton ancora ai box alle prese con il suo infortunio. Questa settimana il record è stato di 3-0 e oltre al solito e gargantuesco Antetokounmpo, è stato Jrue Holiday a prendersi le luci della ribalta. Dopo una partita un po’ storta contro i Knicks (16 punti ma con 19 tiri), la pointguard dei Bucks si è ampiamente ripresa: 34 punti e 12 assist contro gli Hawks, 25 punti e 10 assist contro i Pistons con tanto di tripla decisiva nel finale. La sua facilità nel giocare alla pallacanestro è disarmante e il fatto che sia il terzo violino in una squadra del genere dà anche la dimensione della profondità di questa squadra. Aumentando la mole di tiri presi rispetto alle precedenti stagioni a Milwaukee naturalmente si sono abbassate le percentuali ma non c’è dubbio che si aggiusteranno appena Middleton tornerà in campo. Nel frattempo però è giusto godersi il meraviglioso talento di un giocatore che, oltre ad essere un attaccante più che buono, è anche un difensore meraviglioso e anche in questa stagione è già stato l’incubo di diversi giocatori.

  • Tyrese Maxey is cooking

1-4 nella prima settimana, 3-0 nella seconda. I 76ers hanno pareggiato il loro record stagionale (4-4) grazie a tre vittorie importanti nel segno di Tyrese Maxey (tranne la brutta prova di Chicago, dove ha messo 14 punti con altrettanti tiri). Se nei sette giorni iniziali si accusava il numero #0 di Philadelphia di mancanza di intraprendenza, ora ha finalmente risposto presente. La partita contro i Raptors è probabilmente già storia: 44 punti tirando con il 75% da tre (9/12) non è da tutti, anzi. Anche contro il 76ers è salito di nuovo in cattedra mettendo a referto 28 punti con il 54.5% dal campo. Le sue doti da scorer sono fuori discussione, è un talento purissimo, sebbene più difficile e spesso messa nell’occhio del ciclone è la sua potenziale convivenza con James Harden in ottica Playoffs. I due hanno dimostrato anche questa settimana di poter collaborare molto bene insieme, ma sono due fattori estremamente negativi in difesa e staggerarli il più possibile potrebbe essere la soluzione migliore. Nel frattempo però è giusto godersi tutto lo skillset offensivo messo in mostra da Maxey e che abbiamo raccolto in questa clip.


TROPPO BRUTTO

  • Warriors, che succede?

Dopo la vittoria di inizio settimana contro gli Heat, i Golden State Warriors hanno incanalato un filotto di tre sconfitte consecutive, alcune delle quali anche molto brutte. Nella sconfitta contro gli Hornets GSW è stata sotto praticamente per tutti i primi tre quarti, è uscita nel finale del terzo mettendo il muso avanti ma si è fatta recuperare ed è crollata nel tempo supplementare. Contro i Pistons le cose sono andate anche peggio. Sopra di 10 punti ad inizio secondo quarto, i Warriors hanno preso un parziale di 21-50 nei 14 minuti successivi, arrivando sotto di 19 punti ad inizio secondo tempo. Ancora differente è stata la terza sconfitta settimanale. I Warriors sono entrati bene in campo contro gli Heat ma si sono fatti recuperare a fine 1Q e hanno sofferto nel secondo. Nel terzo periodo hanno largamente dominato e, quando sembrava che la partita potesse andare in archivio, hanno fatto rientrare prepotentemente la franchigia di Miami, che alla fine ha vinto la partita. Uno dei denominatori comuni di queste sconfitte è sicuramente la fatica della second unit, soprattutto nella propria metà campo. Wiseman gioca ancora il ruolo del telepass e Poole sta andando a corrente alternata. Sebbene sia lo stesso Kerr a cercare di mettere in ritmo tutta la sua second unit, ad oggi è innegabile che sia arrivata qualche sconfitta di troppo. Non sarà un problema grave ma sicuramente suona un campanellino d’allarme.

  • Nets, che caos

Alla fine è successo, Steve Nash non è più l’head coach dei Nets e, con molta probabilità, Ime Udoka siederà sulla panchina di Brooklyn. La prima domanda che sorge spontanea è la seguente: tutto questo non era evitabile? O meglio, non si poteva esonerare Steve Nash dopo la disfatta contro i Celtics degli scorsi Playoffs? La risposta più ovvia sarebbe sì ma, naturalmente, in quel di Brooklyn c’è poco di ovvio. Altra bolla esplosa è quella riguardante Kyrie Irving. Uncle Drew ha postato sui suoi social la locandina di un film all’interno del quale vi erano delle scene antisemite. Essendo KI il bersaglio preferito della stampa statunitense, a differenza di tanti altri giocatori che hanno fatto anche di peggio ma è passato tutto in cavalleria, si è alzato l’ennesimo polverone che non può che far male alla squadra. Udoka è chiamato ad un compito non facile, chissà che a Brooklyn possa tornare un po’ di serenità.