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Questo contenuto è tratto da un articolo di Martenzie Johnson per Andscape, tradotto in italiano da Marco Marchese per Around the Game.


La guardia dei Dallas Mavericks, Kyrie Irving, non aveva necessariamente bisogno di fare ciò che ha fatto: con i Mavericks in vantaggio, sul punteggio di 102-82 contro i Los Angeles Clippers e meno di 6 minuti rimasti al termine della sfida del First round disputata il 4 maggio scorso. Luka Doncic aveva appena sbagliato un jumper in corsa e la palla era giunta ad Irving dopo un tocco aereo, il quale ha subito dopo provato il tiro da oltre l’arco, mancando il cesto. Un altro rimbalzo offensivo ha concesso un’ulteriore extra-chance ai Mavs. Il pallone è tornato nuovamente nelle mani di Kyrie, con poco o nulla ancora da decidere nelle sorti della sfida. La serie era sul punteggio di 3-2 per i texani, e data la carenza di grinta sotto entrambi i ferri, i Clippers avevano appena alzato la bandiera bianca sia sulla partita che nella serie. PJ Tucker è andato in marcatura su Irving, raggiungendolo poco oltre l’arco. Kyrie ha colto al volo la sfida, puntandolo e dirigendosi alla sua destra per poi immediatamente fintare e virare sul lato opposto. Dopo una hesitation-move, per disorientare ulteriormente il difensore, Irving si ha indietreggiato con uno step-back per creare ulteriore spazio tra sé e Tucker – il quale, intanto, sembrava stesse inscenando una video-danza su Tik Tok nel tentativo di resistere ad Irving. Dopodiché, una madornale conclusione da oltre l’arco ha trovato solo la rete del canestro, con il cronometro agli sgoccioli dei 24 secondi. Il tutto condito da un fallo a creare la chance per una 4-point-play. Mentre tutto ciò accadeva, Doncic osservava incredulo con le mani al capo – ricordando il rapper Drake quando Kevin Durant ha subìto l’infortunio al Tallone d’Achille ai tempi dei Golden State Warriors. Nonostante i 5 minuti e mezzo da giocare, la parola “fine” era stata scritta. Irving e i Dallas Mavericks hanno distrutto ogni speranza dei Clippers in 10 secondi di gioco. Non c’è stata nessuna reazione d’orgoglio a seguito di quella giocata, nessun tentativo di mantenere la partita – e la serie – ancora in vita. Irving, attraverso i suoi crossover e jumper ai limiti del possibile, ha sopraffatto i Clippers, scrivendo l’epitaffio sulla loro pietra tombale. 


Stylin’ on” è un’espressione che descrive quel momento in cui un giocatore e/o la sua squadra riescono a completare una giocata talmente incredibile da demoralizzare del tutto gli avversari, rendendo inutili gli ultimi minuti di gioco. Equivale alla parola “fine” sulla sfida, ad aver sopraffatto del tutto gli avversari. Dato il livello e la qualità della giocata appena subita, gli avversari non riescono a reagire. Non è scritto su alcun libro, né confermato da alcuna formula scientifica, è semplicemente un dato di fatto. Può trattarsi di un crossover, una slam-dunk o un passaggio no-look, o una combo di tutto ciò. In Gara 6 delle Western Conference Semi-finals, i Minnesota Timberwolves erano in vantaggio di 22 punti con meno di 10 minuti di gioco sul cronometro alla fine del 3° Quarto. Le sorti della sfida erano probabilmente già segnate quando, alla fine del 1° Quarto, i T-Wolves hanno terminato una scoring run di 29-5. Ma Anthony Edwards, che aveva promesso un loro incontro futuro in Gara 7 ad un impiegato dei Nuggets dopo Gara 5, era alla ricerca di un motivo per mettere in mostra un’acrobazia. Sfidando il suo diretto marcatore, Michael Porter Jr con una finta in esitazione, per poi trovare una corsia aperta verso il canestro ed eseguire una splendida schiacciata a due mani – che ha costretto coach Michael Malone a chiamare un timeout. Rimontare un divario di 24 punti non è un ostacolo insormontabile nell’odierna NBA, tuttavia in questo caso lo è stato. La partita si è virtualmente chiusa lì. I T-Wolves hanno terminato la sfida con il punteggio di 115-70 – mettendo a referto il secondo maggior divario su una squadra eliminata dai Playoffs, ottenuto dopo una rimonta iniziale di 20 punti in Gara 7. 

Quando una delle due squadre viene styled on dall’avversaria è come se la NBA si convertisse per un istante in un video mixtape AND-1, in cui le giocate spettacolari hanno il sopravvento su termini più noiosi come “fondamentali” o “schemi”. Si tratta di giocate spregevoli nei confronti degli avversari, grezze e quasi intimidatorie. Ma allo stesso tempo, di espressione artistica tradotta in giocate con cui mettere in ridicolo gli avversari, dando ulteriore prova di prestanza atletica. Esibirsi e vantarsi tramite certe giocate ha spesso dei connotati negativi. Ma prende piede quando una partita perde i tratti tipici competitivi ed affaristici, toccando il lato giocoso e divertente. Come se ad ogni normale giocata in campo fosse aggiunto un piccolo extra, a mò di punto esclamativo – la riproduzione fedele delle frasi “This one is over” o “Get these dudes out of here”. Per alcuni può trattarsi di una mancanza di rispetto verso gli avversari, ma sembrerebbe eccessivo nei confronti del concetto di “mancanza di rispetto”. Si tratta di qualcosa che va oltre. Si può mettere in ridicolo qualcuno anche accidentalmente. In questi casi l’intenzione è proprio quella di ridicolizzare gli avversari. Viene messo in pratica proprio affinché QUELLA giocata, avvenuta in QUELLA partita di QUELLA specifica stagione non venga mai più dimenticata. Chi la esegue vuole che la sua giocata diventi virale online, con migliaia di condivisioni e finendo in svariati video Top 5 con le migliori giocate dell’anno. 

Nonostante l’apparente natura libera del basket, in realtà ci sono parecchi calcoli alle spalle. Si tratta di una serie di mosse e contromosse, come una partita di scacchi, in cui si pensa sempre una mossa in anticipo rispetto a quella dell’avversario. Le giocate stylin’ on non fanno parte di tutto ciò. Non c’è una formula per un alley-oop, no-look da metà campo. E con poche probabilità una Eastbay dunk eseguita in transizione finirà in uno scouting report. Tutti ricordano l’alley-oop di Dwayne Wade per LeBron James con la canotta dei Miami Heat. Tutto ciò è accaduto entro i primi 4 minuti di gioco del 1° Quarto nel corso di una sfida contro i Milwaukee Bucks della Stagione 2010/11. Il risultato era ancora di 6-2. Ma era l’Era dei Big Three degli Heat, durante la quale la franchigia della Florida spadroneggiava in lungo e in largo per tutta la NBA. James ha raccolto il rimbalzo difensivo, passando la palla a Wade, il quale ha dato avvio ad una rapida transizione offensiva, con LBJ alle sue spalle. D-Wade, con lo sguardo rivolto ancora in avanti, ha passato il pallone alle sue spalle facendolo rimbalzare al suolo, il quale è stato raccolto al volo da LeBron sulla linea dei liberi prima che il suo braccio destro chiudesse violentemente un arco dentro il canestro, schiacciando dentro il pallone con ferocia. James e Wade lo hanno fatto innanzitutto perché potevano farlo. Inoltre, affinché il mondo intero sapesse che per i loro avversari – e per tutti gli altri all’interno della NBA – non ci fosse più alcuna speranza. 

Ciò che rende le giocate stylin’ on tanto spettacolari è il coraggio di eseguirle. Il margine d’errore è molto sottile, poiché sbagliare la giocata potrebbe sconvolgere il game plan aggiungendo un’ulteriore colpo di scena. Durante il Play-In Tournament, la guardia dei Chicago Bulls, Coby White, era ad uno o due passi di distanza da Tyler Herro quando quest’ultimo ha eseguito un passaggio no-look per Caleb Martin nell’angolo, libero di trovare il canestro da oltre l’arco. White era in fase di elevazione, perciò Herro poteva passare il pallone in svariati modi, ma nonostante gli Heat fossero in vantaggio di 11 punti – con un posto ai Playoffs ancora in ballo – Tyler ha preferito optare per una “giocata letale”. Non era costretto a farlo, ma ha scelto di sua spontanea volontà. I Miami Heat hanno terminato la sfida vincendo con un divario di 21 punti.

Spesso quando Rudy Gobert – centro dei Timberwolves – è in possesso del pallone, sembra poco coordinato o addirittura lascia presagire un turn over in arrivo. Ma prendendo spunto dal compagno Ant-Man – che si è permesso il lusso del trash talking nei confronti di Kevin Durant nel corso di Gara 1 della serie contro i Phoenix Suns – Gobert ha avuto pochi riguardi nei confronti di una squadra con tre All-Star in roster, trasformandosi in Magic Johnson con un passaggio no-look per Karl-Anthony Towns – nel 4° Quarto di Gara 2, con i T-Wolves in vantaggio di soli 8 punti. Potrebbe esser stato un presagio dell’andamento della serie, con Minnesota a spazzar via i Suns con un perentorio 4-0 al First round.

Lo stylin’on può anche avere valore di rivincita o vendetta. I Los Angeles Lakers hanno gettato alle ortiche per due volte un vantaggio in doppia cifra nel corso della serie del First round contro i Denver Nuggets. Con i Nuggets intenti a mettere in atto un’altra rimonta nel corso di Gara 4, i Lakers hanno deciso di aver raggiunto il limite: D’Angelo Russell ha rallentato il ritmo in uscita da un blocco per far collassare la difesa avversaria, trovando LeBron James con un no-look per una schiacciata. I Nuggets, che fino al possesso precedente si erano dimostrati combattivi, sono sembrati disorientati dalla giocata di LBJ, passeggiando verso la loro prossima offensiva terminata con un turn over. D-Lo ha versato parecchio sale su quella ferita con una tripla nel possesso successivo. I Lakers hanno terminato quella sfida con la vittoria per 119-108. Ma il game-winner di Jamal Murray in Gara 5 – il secondo nel corso della serie – ha messo definitivamente fuori dai giochi i giallo-viola. 

In tutto ciò si cela il bello dello stylin’on: gli avversari hanno modo di ripagare il torto subìto. Il gioco del basket è spettacolare per infinite ragioni. Il modo in cui i giocatori della NBA espongono le loro skills lo fa sembrare molto semplice. Sono quei momenti clutch in cui i migliori giocatori hanno l’occasione di condurre la loro squadra al trionfo. Ed è anche il modo in cui vittorie e sconfitte influiscono sui tifosi al livello emotivo. L’aspetto primitivo e primordiale del basket è sconfiggere il proprio avversario, sottomettendolo. Stylin’on aggiunge un pò di swag alle vittorie. I game-winner sono fantastici, gli ankle-breaker indimenticabili, ma in quei momenti in cui tutti sono alla disperata ricerca dell’obiettivo, l’unica cosa da fare è comunicare agli avversari che “It’s over”. Cos’altro si potrebbe chiedere di meglio?