FOTO: Welcome to Loud City

Questo contenuto è tratto da un articolo di J.D. Tailor per Welcome To Loud City, tradotto in italiano da Niccolò Scquizzato per Around the Game.


La stagione 2022/23 di Josh Giddey è stata un anno di crescita per l’australiano e la sua abilità è stata evidente nella vittoria degli Oklahoma City Thunder nel Play-In contro i Pelicans. Giddey ha sfiorato una tripla doppia da 30 punti in quella che è stata una vittoria sofferta e combattuta, ma soprattutto ha giocato con grande sicurezza e chiarezza di pensiero.


Nel febbraio del 2024, Giddey ha smesso di produrre. La concentrazione e il decision making sono state sostituite da un’indecisione paralizzante e da tentativi di tiro sconsiderati.

Detto questo, i problemi del gioco di Josh non possono essere attribuiti solo al tempo trascorso in campo. Uno dei maggiori punti deboli di Giddey è l’inconsistenza del suo tiro da fuori. L’australiano è un tiratore discontinuo e quando le conclusioni non entrano, la squadra avversaria si abbassa e fa giocare i Thunder in 4-contro-5. I Thunder sfruttano le buone spaziature e il gioco five-out, ma quando Giddey è in campo senza palla, questo approccio è molto più difficile da realizzare. Quando riceve la palla sul perimetro, ha due opzioni:

  • l’opzione uno è quella di tirare con un jumper di cui si fida poco e pregare che la palla finisca nel fondo della retina.
  • la seconda opzione è guidare verso l’area pitturata, lottare per arrivare al cerchio e poi tirare un floater contestato.

Nessuna delle due opzioni ispira molta fiducia e credo che questo sia il punto in cui si instaura un circolo vizioso per Josh Giddey, un giocatore di ritmo che dà il meglio di sé quando il pallone circola e la squadra avversaria è in affanno. È impossibile per lui avere una sorta di fiducia quando il suo gioco offensivo è completamente neutralizzato. Nella partita dei Thunder contro Sacramento, Giddey ha giocato solo 20 minuti e coach Daigneault ha deciso di affidarsi maggiormente a giocatori del calibro di Kenrich Williams e Aaron Wiggins. Dove è andato tutto storto per Josh?

È importante ricordare che Giddey ha 21 anni e che lo sviluppo non è sempre lineare per i giocatori, soprattutto quando le squadre avversarie spostano il loro nome in alto negli scouting report. Se si guarda a uno come Lu Dort, ci sono volute cinque stagioni per smussare le caratteristiche del suo gioco e anche in questo caso il valore in campo va e viene di pari passo con la sua percentuale da tre punti.

Il problema della fiducia è aggravato dal fatto che ora per i Thunder ogni partita è determinante e le aspettative della tifoseria sono cambiate in modo significativo. OKC è in piena lotta per il primo posto nella Western Conference e ha una concreta possibilità di arrivare in fondo nella post-season, tutti i cali di rendimento verranno presi in considerazione e Giddey al momento sta giocando al di sotto delle sue possibilità.

L’altro fattore negativo sono le accuse rivolte a Josh in merito alla sua vita privata: considerate che Giddey probabilmente riceve ogni giorno insulti e offese da persone che si dichiarano suoi “fan”, deve essere demoralizzante svegliarsi e leggere ogni mattina cose spiacevoli su di sé.

La domanda numero uno per lo staff tecnico dei Thunder è: come rivitalizzare la fiducia di Josh Giddey? È una domanda difficile a cui rispondere, perché i Thunder non possono permettersi il lusso di giocare minuti superflui per fargli ritrovare una sorta di ritmo. Per riportare in vita il gioco di Giddey è necessario che la struttura e il sistema offensivo della squadra siano ottimizzati.

L’acquisto di Gordon Hayward ha aperto uno spazio nella rotazione dei Thunder. Tre Mann, molto amato dai compagni, e Vasilije Micic sono stati mandati a Charlotte. Nella trade sono stati ceduti due creatori di gioco e coach Daigneault dovrà trovare un modo per far corrispondere la produzione di Micic e Mann con quella di chi è rimasto a roster.

Spostando Giddey in panchina e rendendolo l’handler principale si mitigherebbe questa mancanza. L’australiano avrebbe l’opportunità di avere la palla tra le mani più frequentemente e di dettare il gioco più spesso. Dalla panchina, avrebbe la possibilità di giocare al fianco di Kenrich Williams e Aaron Wiggins, giocatori con cui ha un’ottima chimica: nella scorsa stagione, i due hanno realizzato rispettivamente il 50% e il 47% di tiri dal campo grazie ai passaggi di Giddey. Entrambi si adattano perfettamente allo stile di gioco dell’australiano. Quest’ultimo è un ottimo passatore quando la difesa si sposta da un lato all’altro e si aprono finestre di passaggio, non è il tipo di giocatore che si fa strada fino al centro del pitturato e poi scarica la palla a un tiratore libero. Un tagliante come Wiggins, in grado di eseguire un backdoor per una facile conclusione a canestro, è preziosissimo come opzione di passaggio per un playmaker come Giddey.

Questa decisione non può essere presa alla leggera dallo staff tecnico, ridurre il minutaggio di un giocatore in un anno di contratto e spostarlo in un ruolo considerato meno prestigioso è una bomba a orologeria. L’intento potrebbe essere quello di ridare fiducia al giovane, ma potrebbe accadere anche il contrario, ovvero che veda il ridimensionamento come una declassazione e si abbandoni sul piano mentale. Il gioco di Josh Giddey è ai minimi storici, un spostamento in panchina potrebbe riaccendere il suo spirito e far emergere il fuoco che c’è in lui. Il ragazzo che ha guidato valorosamente l’Australia durante la Coppa del Mondo è ancora lì, ma ha bisogno di una nuova sfida per tirare fuori il meglio di sé.