FOTO: Los Angeles Times

Questo contenuto è tratto da un articolo di Keith Pompey per The Philadelphia Inquirer, tradotto in italiano da Marco Barone per Around the Game.


Altra estate di drammi per i Philadelphia 76ers; altra estate passata a osservare Boston Celtics e Milwaukee Bucks migliorare; altra estate nella quale un pilastro del nucleo dei Sixers vuole andarsene e il mondo NBA scruta da vicino lo spettacolo messo in scena; altra estate in cui molte persone si chiedono quando Joel Embiid deciderà che tutto ciò è abbastanza e chiederà di essere scambiato. Come la vedete, fan dei Sixers?


Se vi piacciono le offseason ricche di incertezza e gli scontri fra la dirigenza e le co-star di Embiid, vi starete divertendo. Se doveste realizzare che tutto questo tran tran dell’offseason potrebbe riversarsi sulla regular season, invece, verserete una lacrima.

A meno che non siate completamente ignari di quello che succede in NBA, saprete che James Harden desideri essere scambiato. La point guard ha informato i Sixers a riguardo il 29 giugno dopo aver accettato una player option del valore di $35.6 milioni per la prossima stagione. In quel momento, il secondo miglior giocatore della squadra ha fatto sapere di preferire uno scambio in direzione Clippers.

Alcuni credevano che potesse aver cambiato idea dopo l’avvistamento con alcuni compagni al party di Michael Rubin, il 4 luglio, negli Hamptons. I Sixers hanno anche firmato il suo caro amico dai tempi dei Houston Rockets, Patrick Beverley, il 9 luglio, ma Harden ha comunque reiterato di recente il proprio desiderio di essere scambiato. E ha anche rimosso tutti i riferimenti ai 76ers dai suoi profili social.

La sua bio di Twitter non lo descrive più come “Giocatore NBA per i Philadelphia 76ers”, la sua posizione non indica più “Philadelphia, PA”. Anche dalla sua bio di Instagram è scomparso qualunque riferimento alla franchigia e, in più, Harden ha anche postato un paio di storie criptiche: “Sono stato comodo per troppo tempo, è ora di diventare scomodo”, recitava il testo.

Il problema è che il president of basketball operations dei 76ers, Daryl Morey, chieda il mondo in cambio di Harden, ormai in una fase calante della propria carriera. “Se non otteniamo in cambio un giocatore davvero ottimo o qualcosa che possiamo trasformare in tale, allora non muoveremo un dito”, ha detto Morey martedì scorso su “The Anthony Gargano Show”.

I Sixers hanno avuto lo stesso approccio con l’agente di Ben Simmons, Rich Paul, che aveva fatto sapere che il suo cliente volesse essere scambiato dopo la stagione 2020/21. La squadra ha fatto sapere che il giocatore fosse disponibile in eventuali scambi, ma ha chiesto anche lì una contropartita di valore. Simmons non ha avuto più interazioni con l’ambiente fino a agosto 2021, quando Doc Rivers, il managing partner Josh Harris, il general manager Elton Brand e Morey lo hanno incontrato a Los Angeles. A quel punto, Simmons ha chiesto personalmente la trade, dicendo che non si sarebbe presentato al training camp.

Il giocatore ha rispettato la sua parola per quasi tutta la pre-season, prima di concludere i suoi 14 giorni di assenza l’11 ottobre 2021, quando si è presentato per un test per il COVID-19 entrando negli health&safety protocols della Lega. Da lì, un paio di allenamenti ma nessun contatto con i compagni, fino all’allontanamento dopo il rifiuto di prendere parte a un esercizio.

Una messa in scena quasi da circo, dopo la quale Simmons non ha mai più giocato per la squadra prima di essere spedito ai Brooklyn Nets il 10 febbraio 2022 in cambio di James Harden. Le regole per il Barba, però, saranno differenti, qualora anche lui decida di presentarsi al training camp, trovandosi all’ultimo anno del proprio contratto, senza possibilità di negoziare un’estensione.

Questo perché, stando al nuovo CBA, qualora un giocatore “si rifiuti di giocare per più di 30 giorni dopo l’inizio dell’ultimo anno di contratto”, verrà ritenuto aver violato il contratto e gli sarà proibito di diventare free agent e di firmare con un’altra squadra fino a quando l’ultima organizzazione per la quale ha giocato non “sia espressamente d’accordo”.

Ci si aspetta che Harden si presenti al training camp. Ma i 76ers potrebbe stare meglio senza che Harden si presenti, a meno che non sia convinto a tirare fuori il massimo dalla sua permanenza a Philadelphia. In caso contrario, un giocatore di questo calibro seccato e che parla di “diventare scomodo” potrebbe diventare una distrazione enorme.

Una situazione tutt’altro che ideale per qualsiasi squadra, figuriamoci per una che ha appena firmato un nuovo allenatore, Nick Nurse, e che cerchi di implementarne il sistema.

Il problema è che, vedendo la scarsa volontà da parte delle altre squadre di accettare le richieste altissime dei Sixers, la questione potrebbe andare per le lunghe. In più, è difficile biasimare Philadelphia per chiedere contropartite di livello, dal momento che perdere Harden in cambio di role player vorrebbe dire mettere la squadra in difficoltà in vista della stagione.

Non dimentichiamoci che stiamo parlando del ball-handler primario e facilitatore della squadra, che ha chiuso la passata stagione a 10.7 assist di media. Senza il suo playmaking, i Sixers non sono gli stessi. Anche se Harden potrà non essere la chiave per un titolo NBA, ormai, è altrettanto difficile immaginare che Philadelphia possa vincere qualcosa senza un ricambio di livello.

I Celtics hanno confermato, accanto a Jayson Tatum, Jaylen Brown, aggiungendo Kristaps Porzingis, che ha dimostrato di poter essere un fattore, se sano. I Bucks hanno tenuto Khris Middleton e Brook Lopez, oltre a un solido role player come Jae Crowder, aggiungendo anche Malik Beasley e Robin Lopez.

Nel frattempo, la miglior mossa estiva dei 76ers è stata quella di pareggiare l’offerta dei Jazz per Paul Reed: mentre Bucks e Celtics hanno fatto aggiunte di livello, Philadelphia viene presa in giro per avere 5 centri a roster. Queste transazioni non aiutano i Sixers a tenere il passo con Milwaukee e Boston nella corsa alla Eastern Conference.

“Ovviamente, al momento, le cose non sono perfette. Bisogna aguzzarsi per trovare una soluzione e far girare tutto al meglio. Ma, alla fine, non bisogna concentrarsi troppo sul roster a luglio. Abbiamo troppo in un reparto, non abbastanza in un altro. Bisogna concentrarsi sull’aspetto che assumerà il roster durante la stagione.”

– Daryl Morey

Molte delle incertezze attorno ai 76ers dipenderanno, ovviamente, da quando avverrà, se avverrà, la trade di James Harden. Ma come reagirebbe Embiid se i Sixers dovessero muovere il Barba, senza ottenere in cambio un All-NBA?

Nel frattempo, alcune squadre – in primis i New York Knicks, che hanno accumulato molte first-round pick (lo abbiamo riportato QUI) – si stanno già ponendo questa domanda, nella speranza che l’MVP in carica arrivi a chiedere uno scambio.

Nel frattempo, potremmo vedere altri post criptici sui social. Philadelphia potrebbe reiterare il proprio scarso interesse in una trade di Harden per qualunque cosa che non sia un ottimo giocatore – o asset per arrivarci.

In molti si chiederanno in che stato di forma Harden si presenterà al training camp, ben consci che delle pessime condizioni fisiche potrebbero abbassarne il valore di mercato. Ma questo genere di dramma è qualcosa che i fan dei 76ers hanno già affrontato con Ben Simmons. Sebbene sia una recita che Morey ha già sceneggiato in precedenza, a un certo punto bisognerà chiedersi quanto questo caos possa diventare frustrante per una tifoseria impaziente.