Pregi e difetti del debutto di Team USA

Nel pomeriggio della seconda giornata di FIBA World Cup, è finalmente arrivato il turno di Team USA. E se il risultato, vista la modestia di un avversario come la Nuova Zelanda, non era in discussione, era comunque importante mettere alla prova il cantiere aperto di Steve Kerr, tra gerarchie offensive ed esecuzione difensiva.

Per quanto riguarda la fluidità offensiva, la concretizzazione dell’idea di gioco nella testa di Kerr è ancora (fisiologicamente) piuttosto lontana, ma il talento a disposizione, anche se non sfruttato a pieno, si è prevedibilmente dimostrato incontenibile per la difesa della Nuova Zelanda.

Il premio di realizzatore di giornata se lo è aggiudicato Paolo Banchero, con 21 punti e 8 su 10 dal campo, raggiunti con una serie di canestri nella parte centrale del secondo tempo. Austin Reaves e Tyrese Haliburton, invece, si sono dimostrati importantissimi nel ruolo di playmaker e “connettori” offensivi, in grado di ordinare i possessi e spingere nella maniera corretta in transizione, e il loro Plus/Minus (rispettivamente +19 e +13) non mente.


Per diversi tratti del match, la fase difensiva è apparsa abbastanza pigra e ancora in via di rodaggio, ma come potrebbe essere altrimenti data la fase (ancora embrionale) della competizione e la differenza evidente tra le due rose. Dopo un avvio di partita passando a testare la drop coverage sui Pick&Roll avversari, Kerr ha poi deciso di affidarsi ai cambi difensivi, soprattutto con il quintetto che prevede Paolo Banchero nel ruolo di centro adattato (esperimento che ha dato segnali positivi, con ben quattro stoppate collezionate dal sophomore degli Orlando Magic).

Insomma, il debutto di Team USA non ha messo in mostra nessuna particolare sorpresa. Dunque buona la prima, in attesa di sfide maggiormente probanti.