Ecco una preview di quella che si prospetta una serie giocata a colpi di pick&roll fra Luka Doncic e Chris Paul.

FOTO: Sportingnews.com

Ormai è tutto apparecchiato anche per l’inizio del secondo turno fra Phoenix Suns e Dallas Mavericks. La squadra allenata da coach Monty Williams è reduce da un primo turno non facile contro i New Orleans Pelicans, giocato da Gara 2 a Gara 4, incluse, senza Devin Booker, reduce da un infortunio al tendine del ginocchio destro.

Discorso simile, ma diverso, per i ragazzi di coach Jason Kidd, che hanno dovuto fare a meno di Luka Doncic per le prime tra gare della serie contro i Jazz a causa di un infortunio al polpaccio, trovando però molte conferme da un core piuttosto solido e con una certa sinergia, portando la serie addirittura sul 2 a 1 senza lo sloveno – al netto delle problematiche avversarie.

Si prospetta una serie estremamente interessante tatticamente, dato che a scontrarsi saranno due dei migliori tre attacchi a metà campo della lega, con entrambe che hanno viaggiato sui 100.1 punti per 100 halfcourt plays, secondi solo agli Atlanta Hawks in stagione. Questo stesso equilibrio non si conserva nelle difese a metà campo, per cui Phoenix si è classificata 2° con 91.0 punti concessi per 100 azioni avversarie a metà campo, mentre Dallas “solo” 11° con 94.3 points-per-100-plays subiti, ma con una percentuale di giocate avversarie di questo tipo maggiore – 81.2% per i Mavs contro il 79.5% dei Suns, 4° contro 19°.


I tanti giochi a metà campo sono conseguenza di avere a roster due dei migliori giocatori di pick&roll della lega in Chris Paul e Luka Doncic, vera chiave di questa serie e di cui parleremo nei seguenti paragrafi.

Min.20 P&R per gameLukaCP3
Possessi-per-partita25.2 (2°)21.0 (5°)
Punti-per-possesso1.064 (4°)1.108 (2°)
eFG%56.9 (5°)58.0 (2°)
Score%46.0 (5°)50.7 (2°)
Turnover%10.2 (6°)8.7 (1°)
Free throw%10.5 (2°)9.6 (5°)
Shooting foul%9.7 (2°)7.3 (7°)
I dati sono relativi alla produzione offensiva derivante dal pick&roll fra i giocatori con minimo 20 possessi a gara, passaggi inclusi.
Stats: Synergy Sports

Point God

Chris Paul è una pedina fondamentale nello scacchiere dei Phoenix Suns (un breakdown completo QUI) e lo ha confermato anche nella serie di primo turno di Playoffs vinta contro i New Orleans Pelicans, per i quali CP3 è stato un vero e proprio rebus irrisolvibile. Paul, nonostante una fastidiosa marcatura di Jose Alvarado, in sei partite ha viaggiato ad una doppia doppia di media da 22.3 punti e 11.3 assist con un ottimo 56.7% dal campo e un pur non eccezionale 30.8% da tre punti, caricandosi sulle spalle il peso dell’intero attacco dei Suns privi di Devin Booker.

Proprio il rientro di quest’ultimo in Gara 6 ha concesso maggiori libertà a Paul, che ne ha approfittato per chiudere la serie con una partita da 33 punti, 8 assist, 5 rimbalzi e condita con un perfetto 14/14 al tiro, a riconferma di come i Pelicans non siano mai riusciti a limitare l’ex di turno (Gara 4 esclusa).

Le cifre di Point God per quanto riguarda la shot creation personale sul pick&roll sono state strabilianti, con 1.2 punti-per-possesso segnati (89esimo percentile) con una effective Field Goal% di 61.9 e solo l’8% di palle perse sui possessi totali. I punti-per-possesso generati da passaggi, invece, sono stati ancora più elevati, a quota 1.284.

La difesa proposta da coach Willie Green si è basata per lunghi tratti su una drop coverage conservativa, non la migliore delle idee contro Chris Paul, che per lunghi tratti è parso essere in grado di trovare i proprio spot nonostante, come detto, marcato stretto da Alvarado o Herb Jones, vero e proprio specialista del mestiere. Imporre una pressione a tutto campo su CP3 può essere un’ottima idea, già cavalcata alle scorse NBA Finals dai Milwaukee Bucks con Jrue Holiday, tipo di difensore che manca a Dallas.

Il deputato a svolgere un compito del genere dall’altro lato potrebbe essere Jalen Brunson, molto rapido e brevilineo, sicuramente meno capace di Jrue o Alvarado di forzarne palle perse o infrazioni, ma comunque potenzialmente prezioso nel cercare di offuscarne il decision making.

Ciò non significa che, comunque, il matchup principale debba essere questo. In stagione, complice anche la struttura diversa del roster di Dallas, la maggior parte del tempo su CP3 è stata divisa fra Dorian Finney-Smith, Maxi Kleber e Kristaps Porzingis. Visto l’andamento più small dei Mavericks, non è escluso che si possa decidere di effettuare lo switch con uno di questi giocatori (escluso il lettone, ormai a Washington), se non addirittura di uscire con degli hedge o pressare con dei blitz, magari servendosi anche di Dwight Powell, per lasciare sempre in aiuto uno fra Kleber e DFS.

Paul ha comunque molte frecce al suo arco. La prima, è la capacità di trovare sempre e comunque il proprio spot, spesso con degli snake a centro area, sfruttando il blocco per crearsi un proprio tiro. Da questo punto di vista, cambiare con i lungo rischia di essere davvero rischioso, dal momento che né Powell, né Kleber hanno la minima capacità di limitarne le conclusioni.

Affrontando Paul con la drop o switchando con il lungo rischia di creare separazione per il suo classico mid-range dal gomito (da dove tira con il 66.7% in questa post season e con il 55% in stagione regolare risultando essere centesimo percentile).

Le altre frecce si chiamano Devin Booker e, soprattutto, Deandre Ayton. Il primo, con Paul palla in mano, sarà il primo a cercare di muoversi off ball per limitare le soluzioni della difesa, principalmente in uscita dai blocchi lontano dalla palla, come dei pin down, o tramite elbow set pianificati da coach Williams, spesso nei primi secondi dell’azione. Vista la pericolosità di D-Book, l’impressione è che sarà Finney-Smith il deputato numero uno ad occuparsene, levando così già un tassello dal puzzle irrisolvibile della marcatura su Paul.

Per quanto riguarda Ayton, invece, non c’è una singola soluzione applicabile da Dallas in caso di uscita “forte” su Paul, ma anche di switch. In caso di cambio, Ayton può benissimo sfruttare la differenza di taglia sul mismatch per punire il difensore, o rollando e ricevendo il lob, o sfruttando la forza fisica mescolata al tocco di rara fattura per un lungo del genere, mentre su eventuali blitz – che siano su Paul o Booker, molto più marcabile con questa coverage – i suoi slip potrebbero essere un problema anche per profili da weak side helper eccellenti, come Kleber.

Ricapitolando, perciò, il blitz, tanto quanto gli switch, rischia di esporre troppo la difesa agli scivolamenti di Ayton, che in stagione genera 1.333 punti-per-possesso da slip, oltre il 70esimo percentile. Dorian Finney-Smith sarà uno dei candidati principali ad occuparsi di Booker, rischiando così di escluderne la presenza su Paul, il quale non punirebbe i cambi su Powell o Kleber. La drop coverage, fino ad ora, non ha funzionato. Quello di Dallas sarà dunque un arduo compito.

Il counter più probabile sarà quello, come detto, di provare a far perdere tempo a Paul con il pressing a tutto campo di Brunson, o comunque mantenendo il prodotto di Villanova col fiato sul collo di CP3, alternandolo con Doncic in single coverage. La fatica, da questo punto di vista, sarà quella di passare sui blocchi per impedire lo snake di Paul e, allo stesso tempo, mantenere l’attenzione sul rollante con aiuti preventivi, in modo da far alzare un po’ il big man defender.

Questo esporrebbe gli angoli, ma muoversi con i tempi giusti potrebbe forzare qualche passaggio rischioso in più, magari scommettendo anche un po’ sulle percentuali da oltre l’arco dei tiratori di Phoenix, finora tutt’altro che esaltanti (31.9%), con 0.992 punit-per-possesso di squadra segnati in spot up.

Come alternativa, nel peggiore dei casi, limitare Paul allo scoring sfidandolo in single coverage ed evitando che metta in ritmo i compagni, magari anche andando a pescare degli specialisti nelle rotazioni, come Josh Green o Frank Ntilikina, per spendere al meglio altrove le altre forze. Il tutto, sperando che sbagli qualche tiro in più di quelli nei matchup in regular season.

Nei tre precedenti in stagione regolare Dallas ha sofferto particolarmente la point guard di Phoenix. Le due squadre non si affrontano però dal 21 gennaio, quando la versione dei Mavericks era molto differente da quella attuale, rivoluzionata in seguito alle operazioni di mercato effettuate durante la trade deadline.

Nella mini serie di regular season Paul ha tenuto una media di 15 punti e 13 assist a partita, tirando con il 41.2% dal campo ed il 27.6% dalla lunga distanza, risultando un tassello chiave per le tre vittorie della squadra di coach Monty Williams grazie alla sua estrema intelligenza e conoscenza del gioco. Infatti, nonostante le percentuali non eccellenti, il piano tattico attuato da CP3 è stato chiaro e vincente: attaccare sistematicamente Porzingis, individuato come anello debole della difesa dei Mavs e cercandone l’accoppiamento sia in transizione che attaccando a difesa schierata, utilizzando il classico pick&roll con il proprio centro (Ayton/Byombo/McGee).

Adesso, la situazione è diversa, e si potranno esplorare le soluzioni proposte sopra. Ci sarà molto lavoro da fare per i Mavs nella metà campo difensiva per riuscire a limitare nel migliore dei modi Chris Paul, il direttore dell’orchestra targata Phoenix Suns. Se Dallas avrà successo in questa piega della partita, allora la serie potrebbe prendere la via del Texas.

Per leggere la parte su Luka Doncic cliccate sul numero “2”.