Ospite del podcast di JJ Redick, Paul George ha dato un’esauriente spiegazione del suo ruolo ideale in una squadra da titolo

Moltissimi giocatori NBA dicono ai media e cercano di convincere se stessi di essere più forti di tutti gli altri. Non lo fanno per essere sbruffoni (o almeno non solo), ma soprattutto perché li aiuta dal punto di vista mentale. A quanto pare, la regola non vale per Paul George.

Fin dai primi anni in NBA, George è stato uno dei giocatori più talentuosi del pianeta. Aveva tutte le caratteristiche per essere un top assoluto della classe.

E anche se il tremendo infortunio del 2014 gli ha tolto molte speranze a proposito, si è saputo presto riadattare da complemento perfetto per una superstar, con l’obbiettivo di vincere il titolo da “secondo violino”.


Ospite dell’ormai famoso podcast “The Old Man and the Three”, condotto da JJ Redick, PG ha spiegato qual è il suo ruolo ideale, imparato prima con Russell Westbrook e poi con Kawhi Leonard:

A Indiana ero nella fase in cui volevo essere il primo violino, volevo essere il go-to-guy, volevo che tutto girasse intorno a me.

Poi sono passati gli anni, gli infortuni, e guardando la lega ho pensato “non posso farcela da solo”. Quando sono arrivato a Oklahoma mi sono adattato, mi sono chiesto come potessi rendermi utile vicino a una superstar. E ho sentito che quello era il mio posto

Devo essere onesto con me stesso, se voglio vincere ai massimi livelli, non penso di poter essere il primo violino. Posso segnare tanto, posso decidere partite, ma non penso di poterlo fare da solo se voglio vincere un titolo.

Ho imparato a giocare in un altro modo, più senza palla. Ho giocato la miglior pallacanestro della mia carriera accanto a Russ in quel ruolo.

Per me poter giocare insieme a chiunque è un orgoglio. Penso sia il mio ruolo perfetto, il secondo violino