Entriamo all’interno delle dinamiche della squadra di Oklahoma City attraverso questa preview

FOTO: Sporting News

La Draft Night e le sue indicazioni

Al termine della stagione 2021/22, nella quale era emersa la forte volontà di aggiungere un giocatore di talento via Draft, gli Oklahoma City Thunder si apprestavano alla Lottery con ottime speranze, visto il piazzamento nei bassifondi della Western Conference, ma pur sempre memori della scottatura dell’anno precedente.

Nella primavera 2021, OKC poteva infatti contare sulla propria scelta al primo giro, oltre ad eventualmente quella degli Houston Rockets – nel caso in cui essa fosse finita fuori dalle prime quattro. Conclusa la stagione 2020/21, con 22 vittorie e 50 sconfitte, i Thunder si piazzarono quarti nella classifica inversa NBA, ma la sorte fu particolarmente avversa nei loro confronti: ai Rockets fu attribuita la scelta #2, che poterono mantenere, e OKC finì per scegliere con la #6, abilmente trasformata da Sam Presti in Josh Giddey.

La dea bendata sembra però sorridere alla squadra dell’Oklahoma questa volta: la franchigia allenata da Mark Daigneault acquisisce così la scelta #2 al Draft, che va ad affiancare la #12, precedentemente posseduta dai Clippers, privi di Kawhi Leonard e Paul George per gran parte della stagione ed eliminati anzitempo dal Play-In a causa delle sconfitte contro Timberwolves e Pelicans, oltre alla #30, ceduta dai Suns nella trade-CP3, e la #34.


Presti si mette quindi immediatamente al lavoro: prima cede la #30, insieme a due seconde scelte future, in cambio di JaMychal Green (lasciato andare tramite buyout) e una prima scelta protetta del 2027; poi, giunti alla sera del Barclays Center, acquisisce in scambio la #11, con la quale i Knicks avevano scelto Ousmane Dieng, in cambio di 3 prime scelte future; alla fine, con la #2 seleziona Chet Holmgren, nonostante Jabari Smith fosse ancora inaspettatamente libero, con la #12 Jalen Williams, guardia/ala reduce da un breakout year a Santa Clara, e con la #34 Jaylin Williams, lungo in uscita da Arkansas dopo una grande March Madness.

FOTO: NBA.com

La selezione di questi giocatori, insieme alle scelte degli anni precedenti, fornisce una chiara indicazione della direzione verso la quale il GM di OKC vuole far propendere la propria squadra: i Thunder stanno costruendo una squadra di giocatori senza una precisa posizione, nella quale tutti sappiano trattare la palla, spaziare il campo e difendere in maniera aggressiva (anche grazie alle notevoli wingspan dei giocatori). Il culmine di questo progetto e di questa ideologia sarebbe perciò rappresentato dal prospetto principale del prossimo Draft: Victor Wembanyama, sul quale ci sono gli occhi di moltissime squadre e per il quale Presti potrebbe arrivare a sacrificare svariati assets pur di garantirsi le sue prestazioni.

I nuovi rookie

Quattro rookies faranno quindi il proprio ingresso nella NBA attraverso OKC. Chet Holmgren è sicuramente il più atteso – nonostante quest’anno non potrà scendere in campo a causa di un infortunio alla caviglia – nonché l’ultimo degli unicorni selezionati da Presti. Ma limitarsi a quest’etichetta sarebbe riduttivo per il prodotto di Gonzaga, perché nel suo caso si parla di un rim-protector d’élite e un giocatore dotato di un bagaglio tecnico sconfinato.

Il secondo prospetto è Ousmane Dieng, ala longilinea che ha militato nei New Zealand Breakers la passata stagione, la cui mobilità, ma anche e soprattutto coordinazione, unita alla sua altezza (6’9”, ovvero 2.06 m), lo rendono un intrigante progetto a medio-lungo termine su cui Presti ha voluto puntare fortemente. La scelta successiva è stata Jalen Williams, rookie ventunenne dalla wingspan considerevole e capace di ricoprire quattro ruoli, in grado di giocare on e off ball. Infine, l’unica scelta al secondo giro è stata Jaylin Williams: lungo undersized che fa della solidità la sua arma principale, leader in sfondamenti subiti la scorsa stagione con i Razorbacks e passatore sottovalutato.

Il resto dell’offseason

Le mosse del General Manager non sono però finite qui. Rimane infatti un roster che conta 20 giocatori (in seguito alla firma di Eugene Omoruyi e alla riconferma di Lindy Waters III come contratti two-way) e un monte salari che il proprietario Clay Bennett preferirebbe sicuramente smaltire. Ecco, quindi, i primi movimenti post-Draft:

  • Vit Krejci viene mandato ad Atlanta in cambio di una seconda scelta e Moe Harkless;
  • Lo stesso Harkless viene girato insieme a Theo Maledon, Derrick Favors, Ty Jerome e una seconda scelta futura ai Rockets, che ricambiano con David Nwaba, Sterling Brown, Trey Burke e Marquese Chriss, tutti e quattro tagliati (questi scambi hanno dunque ridotto l’ammontare degli stipendi totali a carico e creato due trade exception);
  • Per il reparto scouting viene assunto Vince Rozman, che per più di 15 anni è stato membro dell’organizzazione dei 76ers;
  • Viene firmato Chip Engelland come shooting coach e assistant coach, a seguito della sua lunga esperienza in NBA soprattutto al servizio dei San Antonio Spurs
  • Viene promosso Grant Gibbs, dopo l’ottima stagione con gli OKC Blue della G-League, ad assistente allenatore della prima squadra.

Ci sono poi anche da rimarcare gli importanti rinnovi di Luguentz Dort, che firma un quadriennale con team option per il quinto anno, Mike Muscala e Kenrich Williams. Mentre per il primo giocatore si conoscono bene impatto offensivo e, soprattutto, difensivo, gli ultimi due meritano un discorso a parte. Sono i veterani che guidano il gruppo, coloro che danno il buon esempio soprattutto durante i 48 minuti delle partite, e pezzi pregiatissimi che il GM dei Thunder ha voluto conservare nonostante le insistenti voci di scambio.

C’è una statistica molto importante per la valutazione dell’impatto generale dei giocatori in campo, più indicativa del Net Rating: è l’On/Off Net Rating, ovvero la differenza di punti su 100 possessi tra quando il giocatore è in campo e quando non lo è. Nella squadra dell’Oklahoma i primi due giocatori per netto distacco nella graduatoria di questa statistica sono Muscala (+10.4) e quello che tutti ormai chiamano Kenny Hustle (+13.1). La differenza tra il dato di Kenrich Williams e quello del terzo giocatore in graduatoria, ovvero Aleksej Pokusevski con +7.2, è di quasi 6 punti su 100 possessi, un’enormità.

GIOCATOREON NET RATINGOFF NET RATINGON/OFF NET RATING
Kenrich Williams+1.3-11.8+13.1
Mike Muscala+0.5-9.9+10.4
Aleksej Pokusevski-3.3-10.5+7.2
Ty Jerome-3.3-9.5+6.2
Lindy Waters III-5.0-8.7+3.7
Shai Gilgeous-Alexander-6.8-9.7+2.9
Aaron Wiggins-7.2-8.7+1.5
Scorri per visualizzare l’intera tabella
Fonte: basketball-reference.com

Gli ultimi due movimenti consistono infine nella conferma di Giddey, Mann e Pokusevski per la stagione 2023-24 tramite le rispettive team option, e della firma con contratto triennale di Isaiah Joe, recentemente tagliato dai 76ers.

Il roster e le ulteriori probabili mosse

Il roster dei Thunder, dal punto di vista manageriale, si presenta dunque così:

Nella tabella figurano 15 giocatori con contratto regolare e 2 con contratto two-way, il roster dunque è pronto per la opening night e non necessita di ulteriori modifiche.

Facendo riferimento alla struttura dei contratti, questa stagione sarà fondamentale per tre giocatori in particolar modo. Il primo è Darius Bazley, all’ultima chiamata dopo le ultime stagioni deludenti, il cui contratto scadrà questa estate ed a cui potrà essere eventualmente estesa la qualifying offer per poter pareggiare le offerte delle altre squadre. Baze ha concluso il suo primo anno nella lega con molte aspettative addosso, visto l’ottimo rendimento nella bolla di Orlando, dove i tifosi dei Thunder hanno potuto apprezzare sprazzi di talento di un ragazzo che aveva appena compiuto 20 anni. Ma, da quel momento in poi, sono emersi i suoi evidenti limiti: le percentuali da 3 ondivaghe, il decision making rivedibile, la sua concentrazione poco costante nella metà campo difensiva e la tendenza a commettere palle perse banali anche in momenti decisivi hanno fatto sì che il suo ruolo venisse ridimensionato progressivamente, facendogli anche perdere il posto da titolare nel mezzo della scorsa stagione a favore di Aaron Wiggins.

Discorso diverso per il duo Jeremiah Robinson-Earl e proprio Aaron Wiggins, i quali non disporranno di un contratto interamente garantito. Il primo sta trovando qualche difficoltà ad essere efficiente in un sistema che tende a valorizzarlo meno del dovuto, essendo un giocatore che dà il meglio di sé in situazioni di hand-off e in post basso (soluzioni usate raramente dall’allenatore dei Thunder), oltre ad accusare particolarmente la fisicità dei centri avversari nella metà campo difensiva. Coach Daigneault predilige invece centri con un tiro dall’arco costante per i molti pick&pop che le sue squadre utilizzano, e soprattutto lunghi abili a imporsi in difesa e a rimbalzo.

Il secondo, al contrario, sta stupendo tutti sin dal primo giorno della Summer League 2021 e sarà un serio candidato alla riconferma a roster per la prossima estate. Si tratta di un giocatore molto abile ad adattarsi a qualsiasi contesto grazie alla sua abilità di giocare con e senza palla, di segnare con costanza tiri da dentro l’area e da fuori, dal palleggio o in catch&shoot. Anche difensivamente il suo contributo è ben visibile, soprattutto grazie alla sua buona rapidità laterale e alla sua apertura alare.

Per quanto riguarda invece la situazione salariale, tutto sembra essere stato studiato per far sì che questo sia l’ultimo anno di ricostruzione ad Oklahoma City: gli oltre $47 milioni dei giocatori tagliati scadranno tutti questa stagione, i contratti acquisiti via trade sono tutti annuali, dalla stagione 2023-24 tornerà Holmgren e, soprattutto, è l’anno del Draft di uno dei prospetti più attesi degli ultimi anni, potenzialmente l’ultimo pezzo mancante del piano di Sam Presti.

Cosa aspettarsi da questa stagione

I tifosi dei Thunder dovranno nuovamente attendere prima di vedere una stagione vincente. Il 2022-23 sarà ancora una volta un banco di prova per i giovani che dovranno dimostrarsi all’altezza di poter meritare un posto in squadra a lungo termine. I giocatori su cui maggiormente ruota attorno una certa curiosità sono Dieng e Pokusevski, entrambi presi via scambio e su cui ci sono certe aspettative, entrambi chiamati a ridurre o eliminare il margine tra “giocatore grezzo” e “giocatore completo” che ancora li contraddistingue.

Su Dieng ci sono alcuni dubbi, soprattutto legati all’adattamento alla pallacanestro NBA, ma la sua etica lavorativa è già stata dimostrata grazie alle sessioni extra con Engelland documentate dagli insiders di OKC. Il campione è molto basso, ma la differenza tra la sua percentuale da tre punti in Summer League da appena draftato (5/24, ovvero il 20.8%) e quella registrata in pre-season dopo alcuni mesi di lavoro con lo shooting coach (8/17, quindi il 47.1%) è abissale, e sarà cruciale mantenerla sopra il 35% per iniziare con il piede giusto la sua avventura nell’Oklahoma.

Per quanto riguarda Pokusevski, rispetto al suo primo anno sono stati fatti passi da gigante, ma c’è ancora spazio per migliorare: il suo baricentro tende ancora ad essere troppo alto (con conseguenti difficoltà nel difendere su giocatori più veloci e nel proteggere la palla durante il palleggio), le palle perse continuano ad essere in numero maggiore rispetto al dovuto e il tiro da fuori non è impeccabile. Ciò non toglie comunque il fatto che sia tra i migliori passatori tra i giocatori alti almeno 7 piedi, abbia un QI cestistico fuori dal comune, un’apertura alare importante e abbia molto spesso un impatto positivo sulle partite pur con tutti i suoi limiti fisici (come i soli 86 kg a fronte dei 2.13 m di altezza).

C’è poi la speranza che Giddey riesca a fare quei passi in avanti necessari per colmare le sue lacune e trasformarsi sempre di più in quel giocatore-chiave che molti si aspettano diventi. Il tiro da fuori è già migliorato grazie ad alcuni accorgimenti (come il piede destro che non avanza più durante il movimento di tiro, e soprattutto il suo busto non ruota più in senso antiorario), ma il ball handling è ancora rivedibile, specialmente nel traffico, così come la qualità dei suoi tiri e la fluidità dei suoi movimenti. Infine, c’è anche la voglia di vedere i due J. Williams alla loro prima esperienza in NBA.

A tal proposito, la rotazione dell’ex allenatore capo degli Oklahoma City Blue si prospetta in questa maniera:

Le possibilità di variare quintetti con caratteristiche molto diverse tra loro sono numerose: Daigneault predilige la small-ball, ma non sarebbe impensabile un quintetto lungo. Ci sono infatti state, negli scorsi mesi, partite in cui Pokusevski è stato schierato da playmaker (in un quintetto alto con Krejci, Waters, Robinson-Earl e Sarr, ottenendo un risultato positivo seppur su un numero di minuti molto ridotto), altre invece dove gli ultimi minuti della partita Kenrich Williams ha fatto il centro (particolari sono stati i 6 minuti del finale di partita contro i Bulls, con K-Will coadiuvato da Giddey, Jerome, Shai e Dort in un quintetto piccolissimo che in quel minuscolo campione ha registrato +108.3 di net rating, vincendo la partita contro la squadra che ha giocato nel finale con un centro classico come Vucevic).

Nonostante l’abbondanza di lunghi passati nell’Oklahoma la passata stagione, dagli ancora presenti Robinson-Earl e Muscala agli ormai partiti Mamadi Diakité, Derrick Favors e Olivier Sarr, l’allenatore capo di OKC nella passata stagione ha utilizzato quintetti small con Bazley da centro 273 possessi, per un totale di 212 minuti.

Uno di essi si è rivelato particolarmente positivo: ad affiancare il nativo di Brockton in questa particolare lineup si trovavano Giddey, Mann, Dort e Kenrich Williams, i quali hanno registrato un +13.1 di net rating. Ma, come evidenziato precedentemente, sono stati anche provati quintetti alti: il +30.3 di net rating per il quintetto formato da Giddey, Gilgeous-Alexander, Bazley, Robinson-Earl e Favors è la conferma dell’ottima efficienza dei big men. È quindi possibile pensare al fatto che, in particolar modo dopo la partenza dei centri old school del roster, ci si stia sempre di più avvicinando ad una pallacanestro positionless.

C’è dunque ancora da aspettare prima che la ricostruzione si concluda. Nel mentre, però, godiamoci queste ultime fasi di un processo che potrebbe dar vita ad una squadra che nessuno vorrebbe affrontare.