Questo contenuto è tratto da un articolo di Jeff Clark per Celtics Blog, tradotto in italiano da Edoardo Viglione per Around the Game.
I Boston Celtics lo scorso anno sono stati a sole due vittorie dal titolo, ma ora, dopo un’offseason decisamente movimentata, la squadra è pronta per essere protagonista di un’altra annata eccezionale?
Fino al momento in cui è emerso il caso Ime Udoka, i campioni in carica della Eastern Conference erano il team favorito per vincere tutto quest’anno, almeno secondo Las Vegas. Dopo il cambio imprevisto sulla panchina e la promozione (ad interim?) di Mazzulla, sono ancora da considerare legittimamente in prima fila tra le contender?
L’offseason ha portato a Boston diversi volti nuovi: via trade Brogdon e Gallinari (il quale, però, a causa dell’infortunio al legamento crociato dovrebbe perdere tutta la stagione); i lunghi Blake Griffin e Noah Vonleh, firmati da free agent nelle ultime settimane; ed infine i two-way contract JD Davison (53esima scelta al Draft) e Mfiondu Kabengele. Hanno salutato, invece: Daniel Theis, Malik Fitts, Aaron Nesmith, Nik Stauskas e Juwan Morgan, tutti passati ai Pacers nella trade-Brogdon.
Cosa aspettarsi, dunque? Insieme al team di SB Nation, abbiamo provato a rispondere ad alcune domande sulla stagione dei bianco-verdi, che prenderà il via questa sera nel season opener contro i Philadelphia 76ers.
Qual è il miglior scenario possibile per questa stagione?
Il miglior risultato non potrebbe essere altro che appendere il 18esimo banner sul soffitto del TD Garden. Quando ci arrivi ad un passo come hanno fatto i Celtics nella scorsa stagione, riuscendo poi a mantenere intatto lo stesso core in estate, la vittoria del titolo non può essere vista come un miraggio, anzi. Prima di tutto, però, la squadra dovrà riuscire a gestire il rumore proveniente dall’esterno e a ritrovare la compattezza che era stata alla base di una seconda parte straordinaria di Regular Season nel 2021/22, e poi della playoff run fino alle Finals.
Se le cose con coach Mazzulla dovessero andare bene, se l’innesto di Brogdon dovesse confermarsi esattamente quello che serviva ai Celtics, se la squadra riuscirà a ripartire da dove aveva lasciato e allo stesso tempo a tenersi alla larga da gravi infortuni (dopo quello già occorso a Danilo Gallinari), è possibile che si verifichino alcuni di questi scenari:
- Jayson Tatum finisce tra i primi tre nella classifica per l’MVP (magari vincendolo).
- Jaylen Brown viene selezionato in uno degli All-NBA Team al termine della stagione.
- Marcus Smart vince per il secondo anno consecutivo il premio di Defensive Player of the Year (o comunque finisce tra i primi tre nelle votazioni).
- Malcom Brogdon viene premiato come Sesto Uomo dell’Anno (o comunque è uno dei giocatori a ricevere più voti).
- Robert Williams, che si è dovuto sottoporre a un nuovo intervento chirurgico al ginocchio, beh… Time Lord prima di tutto deve rimanere sano. Il suo impatto sulla squadra lo abbiamo visto nella scorsa stagione.
Intorno a loro, in ogni caso, le incognite non mancano. A partire dal nuovo allenatore, coach Joe Mazzulla, e da come riuscirà ad adattarsi alla situazione. Entro la fine della stagione sarà riuscito a mettere il suo marchio su questa squadra, e sarà pronto per guidarla nei Playoffs?
E ancora: Al Horford continuerà a sconfiggere l’età, fornendo l’enorme contributo garantito l’anno scorso in fase difensiva e con le proprie doti di playmaking e tiro? Role player come Grant Williams e Derrick White si confermeranno ancora super-affidabili? Sam Hauser migliorerà abbastaza per entrare stabilmente nelle rotazioni?
A partire da stasera, inizieremo ad avere delle risposte dal campo.
E il peggior scenario possibile?
Odio sempre questa domanda, perché a Boston la risposta sarebbe sempre “tutti si fanno male e i Lakers vincono il titolo”.
Assumendo un livello di salute e integrità fisica ragionevole, comunque, la domanda più ovvia riguarda ovviamente la posizione di head coach. Nel suo primo anno, Udoka aveva dato alla squadra un’identità vincente, e ripetersi per Mazzulla non è scontato. A partire dalla metà campo difensiva, dove l’assenza di Robert Williams per la prima parte di stagione potrebbe pesare. Senza di lui, la difesa dei Celtics perderà una presenza determinante dentro l’area e dovrà fare meno affidamento sul doppio lungo (no, Luke Kornet non è proprio la stessa cosa).
Dal lato offensivo, i soliti errori sono dietro l’angolo. Basta tornare a un anno fa per ricordarsene: possessi stagnanti, tantissimi isolamenti e palle perse, poco movimento della palla, scelte spesso prevedibili e una shot selection non entusiasmante. L’arrivo di Brogdon è stato pensato proprio per aggiungere un playmaker al fianco di Tatum e Brown, ma le sorti della stagione dei bianco-verdi passano ancora per le mani delle due stelle. Il loro percorso di crescita è ancora un work in progress.
Lo scenario più realistico
La squadra potrebbe partire lentamente, ma non quanto la scorsa stagione. Tatum ci ha abituato ad avvii “freddi” negli ultimi anni e il cambio di guida tecnica è ovviamente un fattore destabilizzante; le sicurezze acquisite nel 2022, però, insieme a un nuovo sesto uomo come Brogdon, saranno linfa vitale per i Celtics.
Boston potrebbe concludere la Regular Season nel range 51-54 vittorie, come nella passata stagione, ma senza tutti gli alti e i bassi che hanno contraddistinto il 2021/22. La prima posizione nella Eastern Conference è alla portata, ma forse i Celtics non sono i favoriti per ottenerla.
La prima curiosità da soddisfare
Tra le cose da osservare con attenzione, menzionerei in primis i miglioramenti che Brogdon apporterà alla fase offensiva. Il suo compito dovrebbe essere uscire dalla panchina, guidare la second unit e finire tendenzialmente le partite in campo; sarà interessante vedere come si comporterà con le stelle e come condividerà il parquet con loro.
Nelle Finals dello scorso anno, i Celtics hanno messo in mostra tutti i propri limiti offensivi, principalmente la carenza di un giocatore che “facilitasse” l’attacco di Ime Udoka. Tatum e Brown hanno lottato contro le palle perse per tutta la serie, ed ecco dove Brogdon potrebbe rivelarsi molto utile. L’ex Indiana Pacers, oltre ad essere un solido tiratore e difensore, allegerirà i compiti di playmaking dei Jays, e questo potrebbe davvero portare l’equilibrio che mancava lo scorso anno.