Le parole di Nikola Jokic sull’MVP, sulla stagione dei Nuggets e sulla differenza tra NBA e basket europeo

Per la terza stagione consecutiva, Nikola Jokic sta mostrando prestazioni dominanti durante la Regular Season. Viene da due meritati MVP, e la vittoria del terzo non è affatto da escludere.

La sua efficienza e le sue statistiche offensive sono un’altra volta fuori scala, e i Denver Nuggets occupano la cima della Western Conference.

Cosa ne pensa però il diretto interessato di questo possibile traguardo?


Intervistato dalla televisione serba Arena Sport, Jokic ha spiegato il suo relativo interesse verso i premi individuali:

Onestamente, i premi di MVP potrebbero significare qualcosa per me solo quando finirò la carriera. Non inseguo quel premio e non ci penso. Quando vuoi qualcosa e la ottieni, è logico che tu sia felice, ma quel premio non era nella mia testa, quindi è per questo che non mi avete visto entusiasta. Non gioco per i record, e nemmeno per essere il migliore per triple doppie

Legandosi al rendimento stagionale, Jokic ha parlato anche del suo impiego nell’attacco dei Nuggets 2022-23, e perché è diverso rispetto alle due annate precedenti:

Abbiamo Jamal Murray che può segnare 50 punti. Aaron Gordon ne può segnare 20, 30 o 40. Michael Porter Jr può segnare sette o otto triple, anche Caldwell-Pope è forte al tiro da fuori, e abbiamo energia garantita dalla panchina con Bones Hyland. Abbiamo una nuova squadra. Quest’anno quindi gioco in modo diverso rispetto ai due precedenti, ma la mia prestazione rimane simile, se non uguale. Il miglior giocatore di solito prende più tiri, io cerco di prendere quello che la partita mi dà. A volte capita che segno più di 40 punti, altre volte non arrivo a 10. Mi piace mostrare che segnare non è la cosa più importante e che puoi influenzare il gioco in diversi modi

Infine, Jokic ha commentato le parole di Luka Doncic sulla differenza tra NBA e basket europeo. Secondo lo sloveno dei Dallas Mavericks, nel palcoscenico statunitense si incontra maggior facilità a segnare:

Forse è più facile per lui perché è una guardia, mentre io devo lottare nel pitturato (ride n.d.r.). In Europa non ci sono i tre secondi difensivi, e questo toglie molto all’attacco. La linea dei tre punti è più vicina, c’è meno spazio per giocare. Una volta ho fatto questa metafora: in Europa è come se ci fossero dieci montoni in una stalla e si scontrano sempre tra di loro perché c’è poco spazio. Giocare ad Eurobasket per me è stato strano, ma mi ci sono abituato abbastanza in fretta