Nonostante gli infortuni, Julius Randle è ancora un elemento chiave per i Knicks

Questo contenuto è tratto da un articolo di Sarah Al-Refae per The Knicks Wall, tradotto in italiano da Marco Barone per Around the Game.
L’estate è arrivata e, naturalmente, sono le trattative dell’offseason a dominare il mondo NBA adesso. I New York Knicks hanno già fatto abbondantemente il loro con un Draft 2024 piuttosto impegnato, arrivando poi a Mikal Bridges in una blockbuster trade e perdendo Isaiah Hartenstein, diretto verso Oklahoma City. Senza dimenticare, infine, la conferma di OG Anunoby per 5 anni a oltre $212 milioni e il maxi sconto di Jalen Brunson. Al di là di tutto questo, come è messa la squadra nel reparto ali forti? Chiunque traffichi un po’ sui social avrà letto di moltissimi pacchetti immaginari interessanti creati dai tifosi Knicks per spedire altrove Julius Randle. Non è la prima volta che il giocatore risulta incluso in chiacchiere di questo tipo: basti ricordare la stagione 2022/23, quando ha sofferto un infortunio alla caviglia verso la fine della regular season per poi rompersi di nuovo in Gara 5 contro i Cleveland Cavaliers, in una serie Playoffs vinta dai Knicks; in seguito, assenza in Gara 1 contro i Miami Heat e rientro fino all’uscita in Gara 6. Nonostante tanto lavoro estivo, molti erano convinti che Randle avesse perso il proprio tocco, vista l’immensa fatica a inizio stagione 2023/24. Una reazione esagerata e frettolosa, è normale non tornare subito agli standard usuali e alla propria velocità subito dopo un infortunio, ancora peggio se si tratta di un’operazione alla caviglia. Serve tempo, e indovinate un po’? Julius Randle è tornato a giocare come al solito dopo qualche partita di regular season. Sebbene abbia sofferto un altro problema fisico nella stagione appena finita – infortunio alla spalla verso fine gennaio, che gli ha fatto perdere il resto dell’annata – era stato comunque scelto per la sua terza apparizione all’All-Star Game. Ha chiuso la stagione con medie di tutto rispetto: 24.0 punti, 9.2 rimbalzi e 5.0 assist tirando con il 47.2% dal campo.
Durante il breve periodo in cui Randle non ha avuto la mano calda, molti fan sono diventati impazienti, facendo commenti su di lui, dal semplice “scambiatelo” a “è terribile, i Knicks farebbero meglio senza di lui”. Dal momento che la storia sembra essersi ripetuta con questi due infortuni in back-to-back, la stessa cosa sta succedendo adesso, non vedendolo in campo dal 27 gennaio. Forse i tifosi newyorkesi credono davvero che ci sia sul mercato un giocatore che possa avere lo stesso valore per questa squadra, ma la sensazione è che tutto ciò abbia a che fare con il recency bias. Detto questo, Julius Randle dovrebbe rimanere.
Il fit di Julius Randle con questo roster
Avendo perso Isaiah Hartenstein, i Knicks avranno ancora più bisogno di muscoli là sotto. Randle è l’uomo giusto. Mentre Mitchell Robinson sarà ancora il centro titolare e Precious Achiuwa riempirà (probabilmente, in caso di ri-firma) i minuti da backup, l’ex Pelicans e Lakers sarà la miglior alternativa come lungo. Si tratta di un creator dinamico capace di togliere un po’ di pressione a Jalen Brunson, lo stesso giocatore che assorbe costantemente contatti durissimi nel pitturato aprendosi spazio verso il canestro. Per chi lo ricordi, anche Brunson ha sofferto una frattura alla mano in Gara 7 contro i Pacers. Uno come Randle potrebbe allontanare svariati di quei difensori da JB, creando più spazio, così come potenziale per una run a lungo termine e sana per questo roster dei Knicks, capace di contendere per il titolo. In poche parole, si tratta di una grossa valvola di sfogo capace di prevenire la fatica per i compagni. E non dimentichiamo l’implacabile impegno e la taglia che intimidano gli avversari, provocando caos nelle difese forzando la propria strada per dei punti più che necessari al ferro. Questo induce le altre squadre a mettere in marcatura più di un giocatore, permettendo a compagni come Anunoby o lo stesso Brunson di avere tiri di qualità a disposizione. Randle non è solo un playmaker degno di nota ma rinforza anche la presenza sotto ai tabelloni sia segnando, sia catturando i rimbalzi. Sebbene abbia perso gran parte del 2023/24, che ci crediate o no, si tratta della sua seconda miglior stagione per percentuali al tiro in carriera. Al di là dell’aumento di efficienza, ha anche meno paura di prendersi più tiri sulle spalle. Perché? Beh, è abbastanza trasparente che sia circondato da compagni migliori sui quali fare maggior affidamento rispetto a RJ Barrett e Immanuel Quickley – al netto dei loro apprezzabilissimi sforzi, è sotto gli occhi di tutti quanto sia migliorato il rendimento dall’arrivo di Anunoby. Detto questo, Randle si è preso il più alto numero di tentativi da tre punti in carriera dopo l’innesto di JB nella stagione 2022/23 (8.3) e il quarto dato più alto nella passata stagione (5.3).
Aggiungendo Bridges, a sua volta un tiratore prolifico, i Knicks avranno ancora più successo dalla presenza nel pitturato di un Randle e di un Brunson in salute. Come detto prima, i Knicks non possono permettersi di rinunciare alla loro ala forte titolare perché aggiunge un paio di mani extra in attacco: è chiaro a tutti che, per buona parte della partita, JB venga visto come l’uomo su cui fare affidamento, trascinando sulle proprie spalle il peso dell’intero attacco di New York. Adesso ha Randle, Bridges, Anunoby e DiVincenzo, tutti capaci di impattare ancora di più in questa versione aggiornata dei Knicks. Detto questo, Randle può fare anche da esca per aiutare il resto degli shot-creator, può generare più tiri intelligenti pe sé e per i compagni senza che nessuno debba affrettare i propri tiri o forzarli fino all’esaurimento. E sappiamo tutti quanto fossero stanchi i Knicks alla fine della scorsa Playoffs run. Per non menzionare il fatto che serva un occhio speciale per individuare un giocatore perfettamente complementare a un roster allenato da Tom Thibodeau. Randle aggiunge una mostruosa forza mentale a questa squadra, magari non si può dire che sia l’immagine dei Knicks ma si può decisamente riconoscere che abbia aperto la strada per loro e che rappresenti una fetta importante della cultura di questo nucleo. E sì, ha fatto senza dubbio fatica in certi frangenti ma, dopo tutto, vuole ancora rimanere un giocatore dei Knicks:
“Ho sempre detto dall’inizio che amerei stare qui a New York e dare continuità a quello che i miei compagni hanno fatto ai Playoffs. Sento che questo fosse il mio più grande obiettivo personale, o dovrei dire in un certo senso di squadra, quando sono arrivato avevo intenzione di diventare capace di costruire e di competere fino a questo punto – dove c’è una seria possibilità di vincere un titolo.”
E questo deve pur contare qualcosa. Quindi no, questa squadra non è migliore senza Julius Randle, piuttosto il contrario. Si tratta ancora di un elemento chiave per questi Knicks.