Porzingis è tornato, dimostrando subito perché è un fattore per i Celtics.

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Questo contenuto è tratto da un articolo di Bill Sy per Celtics Blog, tradotto in italiano da Marco Marchese per Around the Game.


La prolungata striscia di 7 gare casalinghe dei Boston Celtics è stata indicata come un possibile monito per l’intera NBA. Una sorta di sfilata di varie contender giunte al TD Garden, col comune intento di confrontarsi con gli attuali Campioni NBA. E se il record di 5-2 è senza dubbio notevole – con importanti affermazioni contro Los Angeles Lakers e Denver Nuggets – l’assenza di Kristaps Porzingis nelle sconfitte di misura contro le altre franchigie al vertice della lega, ovvero Cleveland Cavaliers e Oklahoma City Thunder, ha prodotto un velato ottimismo, poiché si ritiene che con The Unicorn a disposizione le cose sarebbero potute andare diversamente. 

E dopo la brillante prestazione messa in mostra da Porzingis al suo ritorno in campo contro i Brooklyn Nets, sarebbe arduo non pensare ad una lunga striscia di vittorie in arrivo. Anche se la sua precisione al tiro da oltre l’arco è stata bassa – appena 1/7 conclusioni a segno – ha comunque finalizzato i possessi in svariate maniere, compresi drive in palleggio, uscendo da pick&roll, tagliando aggressivamente e sfruttando i mismatch

“All’inizio mi sono sentito un po’ fuori ritmo”, ha rivelato lo stesso Porzingis al microfono di Abby Chin di NBC Sports Boston. The Unicorn ha terminato quella sfida con 24 punti, 2 rimbalzi ed 1 stoppata. 

“Sarò sincero: le prime conclusioni erano delle vere e proprie mattonate. Ma con il passare dei minuti mi sono sentito sempre meglio. Sono felice di essere tornato.”

“Non mi sento ancora in forma. Quest’ultimo paio di settimane è stato difficile, ma in questi momenti bisogna tenere duro e ottenere comunque qualcosa. Questo è ciò che provo a fare e che faccio, e sono felice che la squadra sia tornata a vincere.”

Kristaps Porzingis

A fine partita coach Joe Mazzulla ha dato merito a Porzingis per la sua attitudine positiva ed il suo ottimismo, a fronte di un avvio di Regular Season rallentato dal recupero post-operatorio e, più di recente, del virus che lo ha messo fuori dai giochi. Il centro lettone ha affermato che si sia trattata della peggior malattia virale contratta in tutta la sua vita – con un’iniziale ipotesi di mononucleosi, poi scongiurata -, sviluppatasi come qualcosa di molto simile ad una bronchite. Con sole 14 partite rimaste in calendario fino all’inizio dei Playoffs, previsto per la fine di aprile, Kristaps sta dando il massimo per tornare in forma e al ritmo partita – comprese “robe di biohacking e qualcosa di mia conoscenza”, come affermato dallo stesso centro. 

Porzingis ha giocato 32 minuti contro i Nets, compreso l’intero quarto periodo, durante il quale ha condotto i Celtics con 14 punti. E dopo esser stato “parecchio, parecchio frustrato non sapendo cosa stesse accadendo”, la sua performance di sabato ha ricordato ai bianco-verdi l’enorme risorsa di cui dispongono, e che tra tutti i grandi giocatori ed All-Star presenti a roster, The Unicorn è il fattore più determinante. Ma anche dopo una tale dimostrazione, potrebbero comunque radunarsi alcune nuvole del dubbio attorno al lettone. Boston non sembrava aver bisogno di lui in quintetto iniziale nei Playoffs dello scorso anno, e per gli amanti delle statistiche è dura ignorare che con Al Horford in starting lineup i Celtics avessero un Net Rating migliore di +18.9. Inoltre, le prime della classe della Eastern e Western Conference, Cavs e OKC, dispongono di frontcourt molto fisici e strutturati, composti rispettivamente da Evan Mobley e Jarrett Allen da un lato, Chet Holmgen e Isaiah Hartenstein dall’altro. Anche se le statistiche contro di loro non sono state dalla sua parte, è bastato un colpo d’occhio per comprendere quanto Kristaps Porzingis possa cambiare le carte in tavola e mandare in tilt gli avversari.