FOTO: @a__lampe

A prima vista, le due Paris Games giocate – e vinte, una a testa – da San Antonio Spurs e Indiana Pacers possono sembrare un paio di semplici gare di default nello scialbo gennaio della Regular Season NBA, con un primo tempo tirato, un terzo quarto dove si apre il divario e i 12 minuti finali di pura spazzatura. Ma la AccorArena non la pensava minimamente così. Ora, non che gli statunitensi di norma siano noti per il loro saldo attaccamento emotivo al risultato, più volte si vede qualche tifoso ballare con la squadra della quale indossa la canotta sul -30 mentre tutto attorno si svuota, ma in Francia è stato diverso. Lì a nessuno interessava minimamente del risultato, semplicemente perché non erano lì per quello, bensì per Victor Wembanyama. Quelle sgangherate urla nel nome di “Wemby!” echeggianti nel silenzio generale, mentre Jarace Walker insaccava la tripla del +36 a un minuto e mezzo dalla fine nella sfida di sabato, significano molto più di quanto sembri, non solo per quello che rappresenta il giocatore, ma per quello che rappresenta il giocatore per l’NBA. Per approfondire queste dinamiche, con AtG abbiamo avuto l’opportunità di trascorrere la settimana a Parigi, assistendo non solo alle gare, agli allenamenti e alle conferenze stampa come media accreditato, ma analizzando anche “l’ecosistema circostante”, come piace chiamarlo (correttamente) ad Adam Silver. Quello che abbiamo notato in questa settimana, in campo e fuori, lo abbiamo riassunto in 10 considerazioni, 5 delle quali meritevoli di maggiore approfondimento e 5 easter egg:

  • Parigi è l’avamposto di Adam Silver

Da ormai tre stagioni consecutive, almeno una Global Game si tiene alla AccorArena di Parigi – e stiamo escludendo il 2020 e il periodo COVID. Questa è stata la prima edizione con più di una gara, e per di più nell’anno dei Giochi Olimpici, il riferimento ai quali è avvenuto proprio all’inizio del monologo del commissioner Adam Silver. Tutto il suo discorso, che potete trovare integralmente QUI, ha ottenuto risonanza per due ragioni: le parole su Wembanyama, che hanno tenuto tutti i giornalisti francesi nella Press Conference Room con le antenne drizzate per un’oretta buona; la potenziale creazione di una Lega europea.

Le Olimpiadi, per sua stessa ammissione, hanno offerto l’opportunità di affrontare il discorso con i vertici FIBA, e questa settimana ha certamente permesso di raccogliere il materiale necessario per sondare ulteriormente l’ecosistema parigino (francese ed europeo). “Il momentum per una Lega qui non è sfuggito”, ha dichiarato perentoriamente Silver in risposta a una domanda dalla quale trapelava scetticismo per un’espansione, chiarendo che FIBA è stata inclusa in qualsiasi conversazione e che siano presenti molti investitori interessati, anche provenienti dalla EuroLeague. Ovviamente in conferenza il commissioner non si è sbilanciato, ha farcito tutto con molti giri di parole e si è notata la sua palese intenzione di lasciare sempre come premessa il fatto che non ci sia nulla di ufficiale. E soprattutto che, quando (anzi, se, volendo usare il suo linguaggio) ci sarà, non avverrà “solo per ragioni di revenue, ma anche per aiutare la crescita dell’ecosistema cestistico locale”. Parole ponderate con estrema cura, consapevole di quanto immobilista e attaccato alla tradizione sia il contesto cestistico europeo, e soprattutto di come non basti uno sproposito di dollari a vendere bene un prodotto di questo genere da questa parte dell’oceano. Serve indorare la pillola, camuffarsi, avere un ambasciatore che conosca l’ambiente e che funga tanto da veicolo quanto da fornitore di informazioni: Victor Wembanyama.

  • Wembanyama è il ponte fra due mondi

“MVP! MVP! MVP!” è il coro più spesso partito dalla AccorArena e dedicato a Victor Wembanyama. Certo, niente di troppo sorprendente, è l’idolo di casa e probabilmente molti occasionali presenti all’arena non conoscono nemmeno grossa parte del roster di San Antonio. Ma è solo la punta dell’iceberg. I suoi numeri straordinari dimostrano come abbia fatto schizzare alle stelle la visibilità NBA sui social media e i ratings delle Global Games, rendendo piuttosto chiaro il motivo per cui si sia scelto di investire su di lui già anni orsono, trasmettendo le gare del Metropolitans 92 su NBA TV nel corso di tutta la stagione 2022/23. Alla AccorArena, a Parigi, in Francia e persino in Europa, chiunque segua un minimo la pallacanestro conosce Victor Wembanyama. Anzi, anche i profani lo hanno visto da qualche parte, dal momento che abbiamo trovato l’Avenue des Champs-Élysées tempestato di sue immagini, nonché del faccione di compagni e avversari:

FOTO: @a__lampe

L’NBA non ha mai avuto un volto europeo così popolare sul quale investire, così giovane eppure già così noto, ma soprattutto facile da sponsorizzare, che “ama le persone”, come lo ha definito Adam Silver menzionando la sua partita a scacchi a New York. Girandosi ovunque, come era ovvio, tutti cercavano Wemby, persino i giornalisti impazzivano e impazzavano alla ricerca del suo nome, pendendo dalle labbra del commissioner, dei coach, di compagni e avversari. Gli Spurs (o, meglio, la Lega) lo hanno anche coinvolto in iniziative locali, che abbiamo seguito tramite i comunicati stampa, come l’inaugurazione di due campi di pallacanestro a Le Chesnay, suo luogo natio, permettendo di diffondere decine di scatti del giocatore fra la sua gente, in mezzo ai bambini. Scene genuine, ma soprattutto – volendo essere solo cinici – molto vendibili, una sorta di “marketing emozionale” sul quale l’NBA punta molto. Questo, prima del piatto forte.

  • la partnership con il Paris Saint-Germain era scontata (ma esteticamente perfetta)

Che Adam Silver sia un fan del calcio, grazie al quale ha ideato anche il formato della NBA Cup, non si scopre certo oggi. Ma, studiando da un po’ di anni l’Europa, l’interesse primario è divenuto quello commerciale, trattandosi dello sport principale da questa parte dell’oceano. E non a caso è stata avviata una partnership fra San Antonio e Paris Saint-Germain, che fra le altre cose ha ideato un prodotto grafico esteticamente molto appagante e un marchio (“Les Spurs”) presente sui prodotti in vendita alla NBA House (altri introiti), aperta al pubblico e ai media il 23 gennaio:

FOTO: Paris Saint-Germain

La scena andata virale è quella di Wembanyama che palleggia al Parc des Princes, facendo pure un “giro del mondo” con dei veri e proprio shuttle al posto dei piedi, ma non è l’aspetto più rilevante. La presenza degli Spurs e Wemby alla sfida di Champions League fra i padroni di casa e Manchester City offre enorme visibilità alla NBA in ambito europeo anche fra i “calciofili di ferro”, fra coloro che non hanno conoscenza della NBA o della pallacanestro in generale. Solo questa settimana, i contenuti con Wembanyama hanno generato oltre 108 milioni di visualizzazioni, tra cui il video in cui palleggia di mercoledì 22 gennaio, che ha raccolto oltre 39 milioni di visualizzazioni su Instagram, diventando il quinto post più visto sull’account Instagram NBA in questa stagione. Per rendere globale l’NBA, questo approccio “multidisciplinare” è assolutamente fondamentale.

  • i San Antonio Spurs sono il fit ideale per Wembanyama, e viceversa

Passando una settimana a seguire gli eventi NBA, viene quasi da diventare fan della teorica complottista secondo la quale la lottery del Draft 2023 sia stata truccata – soprattutto ascoltando un sospetto “non sapevamo che Wembanyama sarebbe finito a San Antonio, ma saremmo stati felici se fosse finito ovunque” da parte di Adam Silver. Gli Spurs sono un fit perfetto per lui e lui un fit perfetto per loro. A lungo, fra le squadre NBA, i texani hanno svolto un lavoro pionieristico nel costruire il roster attingendo anche dal bacino globale, non solo americano. Le “leggende” degli Spurs accolte rumorosamente dalla AccorArena sono volti noti in ambito europeo, come Manu Ginobili, Zarko Paspalj (ci ha giocato 28 partite nel 1990), Rasho Nesterovic, Cory Alexander, Francisco Elson, Ettore Messina, Tiago Splitter (allenatore di Paris Basketball), Ian Mahinmi, Boris Diaw e Tony Parker, tra l’altro owner di maggioranza dell’ASVEL. La lista potrebbe continuare – Marco Belinelli, per dirne uno – ma basta e avanza per far comprendere come difficilmente si sarebbe trovata un’altra organizzazione con molti altri “ambassador” in terra europea, soprattutto così amati e rispettati. Questo fa in modo che la riconoscibilità NBA sia ulteriormente amplificata, trovandosi il pubblico di fronte a una squadra familiare, che ha instaurato la più longeva legacy della storia recente della Lega giocando una pallacanestro molto amata anche dagli “europeisti”, con molti interpreti – giocatori e staff – non necessariamente di scuola americana. Numerosi cimeli della NBA House, non a caso, facevano riferimento al passato di San Antonio, non solo “validando” il contesto, ricco di una tradizione vincente, nel quale si trova l’idolo di casa, ma anche proiettando idealmente una potenziale transizione a una nuova età dell’oro.

FOTO: @a__lampe
  • Chris Paul è disposto (quasi) a tutto per Wemby, incluso presenziare a un fashion show

“Sono andato a un fashion show per la prima volta in vita mia, di solito amo spendere il tempo libero con la mia famiglia”, ha detto a un giornalista un Chris Paul ancora sudato a bordo campo dopo l’allenamento mattutino di mercoledì, mentre stavamo ancora prendendo le dimensioni del parquet della AccorArena. Lui e Harrison Barnes, assieme a svariati altri membri dei San Antonio Spurs, hanno partecipato alla Fashion Week di Parigi attivamente, un’esperienza nuova per tutti. Ma perché dargli peso? Perché la loro presenza è stata voluta da Victor Wembanyama, assecondato in tutto e per tutto dai compagni con suo estremo piacere: “Significa molto per me, soprattutto il modo in cui hanno risposto a tutto ciò che volevo far vedere loro, alle cose che volevo che scoprissero. Questo è il miglior regalo che potessero farmi, cercherò di ripagarli in ogni modo e di fare in modo che si godano il tempo qui”. Questo ha offerto ulteriore visibilità in ambito non cestistico non solo a Wemby, ma anche ai compagni e alla squadra, e di conseguenza alla NBA, aperta ulteriormente verso un pubblico europeo generalista e non necessariamente legato alla pallacanestro. Un aspetto comodo anche per sponsor e partnership, che significano ampliamente commerciale e ancora più fonti di guadagno, esattamente quello che si chiede a un potenziale futuro volto della Lega. Inoltre, potrebbe essere un indizio della personalità godibile fuori dal campo di Wemby il fatto stesso che un veterano come CP3 decida di assecondarlo in tutto, o quasi, tracciando un limite ben preciso al numero di trasferte oltreoceano:

Bonus Track

  • le braccia di Wembanyama non finiscono mai

Per quanto sia agile, con quella lunghezza non ha regalato alcuna soddisfazione nel riscaldamento, provando schiacciate acrobatiche sempre finite “lunghe”, anche perché per far arrivare la palla da una mano all’altra, con quella apertura alare, ci vogliono ore. Si è comunque fatto perdonare, contestando un paio di tiri di Charles Bassey in allenamento che hanno fatto ombra persino a noi e agli altri media seduti a bordocampo, e soprattutto regalandoci questo scatto surreale, saltando “in pantofole”:

  • le triple di Haliburton sono brutte, ma buone

Già dal riscaldamento di mercoledì, abbiamo notato come – ancora più che vedendolo dal League Pass – la dinamica di Tyrese Haliburton non abbia alcun senso logico: raccoglie con i gomiti larghissimi, anche quando tira in catch&shoot, ruotando molto l’avambraccio forte nella fase finale, e spesso sembra quasi che non abbia nemmeno la palla in mano; quando la scaglia, perché a quello assomiglia un po’ il movimento di tiro, balla il tip-tap sui piedi, trasferendo apparentemente moltissima energia in questo modo:

Da vedere è orribile, soprattutto se paragonato alla pulizia tecnica, per esempio, di Bennedicht Mathurin, ma il suo 9 su 16 da tre punti in due gare (6/9 nella seconda) la dice lunga su quanto sia efficace. I benefici di una dinamica simile consistono nell’essere molto rapida e quasi imprevedibile, considerando anche l’equilibrio quasi precario quando carica il tiro. Non a caso, però, quando sbaglia, sbaglia di tanto. I suoi 16 punti di fila nel terzo quarto di sabato, però, gli danno ragione, e lo hanno reso l’unico Pacer acclamato dal pubblico di casa, passato da un mutismo di frustrazione all’inevitabile ammirazione:

  • coach Rick Carlisle è un grande fan delle guardie della scorta francese

La conferenza stampa dell’allenatore degli Indiana Pacers è stata la più divertente in assoluto, quasi “esilarante”, per utilizzare l’aggettivo con il quale ha descritto l’esperienza con la propria scorta all’arena. Carlisle si è concentrato soprattutto sulla sull’attitudine dei poliziotti, definita “in piena atmosfera Call of Duty”, e ha spiegato “in coaching terms” lo stile di guida del proprio autista sul bus:

Giornalista: “Definiresti il tuo autista come ‘defensive’ o ‘offensive m…’?”

Rick Carlisle, prima che finisse: OFFENSIVE minded.”

Coach Mitch Johnson ha confermato, mimando il gesto ben memorizzato dell’aggrapparsi al sedile.

  • incontri random all’intervallo delle Paris Games

Nel tragitto per andare a scroccare la cena nella media room, è stato curioso notare in quante persone ci si possa imbattere, dal commissioner NBA a casuali pluri-campioni e Finals MVP:

  • ecco perché Stephon Castle parteciperà al Dunk Contest

Premettiamo che una menzione d’onore come “corpo più cubico” della AccorArena la merita senza alcun dubbio Keldon Johnson, ma l’ultimo punto non è dedicato a lui. A catturare l’attenzione in allenamento, nel riscaldamento e nella seconda gara è stato Stephon Castle. Il rookie non è solo molto definito per l’età, ma è un vero e proprio trattore in campo, capace di assorbire e redistribuire con gli interessi qualunque contatto ricevuto in palleggio o in difesa. Ma soprattutto è una molla, che nel riscaldamento ha fatto intravedere un repertorio di schiacciate notevole, imprimendo anche una certa dose di violenza. Erano tutti concentrati su Wemby, ma qualche ovazione durante le sue folate improvvisate al ferro è arrivata dagli intenditori a bordo campo (fra cui i sottoscritti).