
Questo contenuto è tratto da un articolo di Reyaz Ally per The Lead, tradotto in italiano da Marco Barone per Around the Game.
Qual è il modo migliore per descrivere l’impatto di Josh Hart sui New York Knicks?
Si potrebbero usare parole come combattente, instancabile, competitivo… Ma questi termini non rendono giustizia a ciò che Hart rappresenta per i Knicks.
Lui è molto più di una “scintilla” o di un “giocatore energico”. È un componente essenziale del quintetto titolare, di una squadra che dipende enormemente dalla sua difesa, dalla sua visione di gioco, dalla sua capacità a rimbalzo e dalla sua straordinaria efficacia nel concludere a canestro.
Ogni tifoso dei Knicks sa che Josh Hart è il “Michael Jordan” dei role player, ma a differenza di molti di loro è insostituibile.
Josh Hart fa tutto
Se si confrontassero alla cieca le percentuali di Hart con quelle di un All-Star, si potrebbe pensare che sia stato convocato all’All-Star Game.
Dal punto di vista offensivo, la sua True Shooting è nel 91° percentile, la sua “portability” (quanto si adatta agli altri quattro giocatori in campo) è nell’86° percentile, mentre il suo passing rating (che misura la qualità dei passaggi) è nel 94° percentile.
Hart sta viaggiando a ritmi storici nel pitturato e nel mid-range: la sua percentuale da due punti, 66%, lo collocherebbe al primo posto di sempre tra le guardie in una singola stagione NBA.
Difensivamente, Hart è nel 70° percentile per deviazioni difensive e nel 71° percentile per rim frequency (ovvero la frequenza con cui contesta i tiri al ferro). La sua presenza difensiva e la pressione sulla palla sono fondamentali per i Knicks, specialmente in assenza di Mitchell Robinson.
Nell’era dei dati e delle statistiche avanzate, le analytics amano Josh Hart. E questo è sorprendente, perché di solito i numeri non favoriscono i giocatori che non hanno un tiro da tre costante o che giocano con la durezza degli anni ‘90. Ma Hart è un’eccezione: sembra un giocatore di quell’epoca, e probabilmente avrebbe avuto lo stesso impatto anche allora.
Cosa lo rende unico
Quante guardie nella storia NBA hanno viaggiato in doppia cifra di media nei rimbalzi? Tom Gola, Russell Westbrook e Oscar Robertson. Gola e Robertson superavano i 1,95 m, il che rendeva più facile catturare rimbalzi come un’ala grande.
Tre Hall of Famer con oltre 10 rimbalzi di media a partita, e poi c’è Josh Hart. Con una media di 9,7 rimbalzi a partita, è sulla buona strada per distruggere il record di franchigia di 8,3 rimbalzi, che lui stesso ha stabilito la scorsa stagione.
E non è solo la quantità di rimbalzi, ma anche il modo in cui li cattura. Con una media di 2,2 rimbalzi offensivi a partita, Hart si colloca tra i migliori dieci del secolo in questa statistica. Di recente, il coach ad interim dei Kings, Doug Christie, ha dichiarato che, per arginare la sua capacità di prendere rimbalzi offensivi, bisogna “giocare contro di lui come si faceva con Dennis Rodman”.
Grazie alla combinazione di rimbalzi, passaggi e grande efficienza al tiro, Hart è in grado di accumulare triple-doppie con una facilità sorprendente. Attualmente, è secondo nella storia dei Knicks per triple-doppie in una singola stagione, con sette già realizzate nella prima metà dell’anno. È a una sola distanza dal record di Walt “Clyde” Frazier, leggenda dei Knicks. Ed è raro vedere un role player mettere a referto così tante triple-doppie.
Il mondo NBA deve riconoscerlo
Josh Hart non è un semplice role player. È una pietra angolare dei New York Knicks. Senza dubbio, è un trascinatore, un vincente e, in molte partite, il giocatore più importante in campo.