Il Barba si è unito ai Philadelphia 76ers di Joel Embiid. Non è ancora sbocciato in pieno, ma i segnali sono buoni.
Questo contenuto è tratto da un articolo di Keith Pompey per The Philadelphia Inquirer, tradotto in italiano da Alessandro Di Marzo per Around the Game.
Tutti nella Città dell’Amore Fraterno, pensando ai Philadelphia 76ers, si chiedono quanto James Harden potrà davvero impattare sulle chances di titolo della sua nuova squadra.
In molti sono convinti che l’ex Brooklyn Nets abbia perso un passo negli ultimi anni, e soprattutto dopo gli ultimi infortuni, dubitando delle possibilità che torni nuovamente parte di quell’élite di giocatori in grado di fare realmente la differenza in NBA.
Sicuramente, però, il primo periodo di The Beard in Pennsylvania ha portato con sé molte cose positive: dal suo arrivo, Harden sta girando a 22.4 punti (43% dal campo, 35% da tre su oltre 6 tentativi), 10.5 assist, 7.0 rimbalzi e 1.5 rubate di media, e soprattutto Philadelphia è 8-3 dal suo esordio. Il suo inizio ha soddisfatto tutti, in primis Harden, che ha dichiarato: “Le cose stanno andando bene, sconfitte a parte.”
Ciononostante, lo stesso Harden è il primo a comprendere che deve ancora trovare il modo per essere più aggressivo offensivamente:
“Darò sempre lo stesso contributo nel playmaking, ma devo capire come essere più coinvolto in alcuni momenti della partita. Dovrò entrare più rapidamente in ritmo e cercare tiri più semplici per me, cosa che aiuta anche i miei compagni. Ho anche parlato con Embiid e Rivers: se riuscissi a sentirmi ancora meglio in campo, creeei migliori opportunità per tutti. Devo continuare a cercare il massimo di aggressività.”
– James Harden
Contro i Cavaliers mercoledì scorso, in effetti, Harden è stato parecchio aggressivo, supportando la squadra nella vittoria per 118-114 alla ROCKET Mortgage FieldHouse: 21 punti con 5/12 al tiro, 10/12 ai liberi e ben 11 assist, ma soprattutto un ottimo livello di intensità e buone decisioni nel finale.
Con 3 minuti e 20 sul cronometro dell’ultimo quarto, l’MVP del 2018 ha segnato il layup per il +1; nel possesso successivo ha poi fornito un assist per Embiid nel pitturato, che ha subito fallo e segnato entrambi i liberi concessi. 107-104, con Harden ancora protagonista per il 114-110 e per il 116-112 con due liberi… ben 9 dei suoi 21 punti sono stati segnati nel clutch time.
“Era ora di andare a vincere. Che sia segnando o aiutando i compagni, voglio essere d’aiuto, e nell’ultimo quarto bisogna essere più aggressivi del normale. È stata una di quelle serate giuste.”
– James Harden
Così come nelle sue prime 8 partite da Sixer, il 10 volte All-Star ha fatto sentire la sua voce, comportandosi da leader. Sapeva che Joel Embiid, Tyrese Maxey e Tobias Harris avevano bisogno della palla, e ha lasciato da parte la sua attitudine di scorer – parliamo di un tre volte miglior realizzatore stagionale – per metterli in ritmo:
“È un grande compagno di squadra, tutti stiamo imparando dal suo approccio. Per un giocatore come lui, passarla ai compagni in questo modo non può che fendergli onore.”
– Doc Rivers
Harden è attualmente secondo in NBA per assist a gara in Regular Season, con 10.3, dietro solamente all’ex compagno di squadra Chris Paul (10.7). Le sua abilità da passatore sono state comunque una piacevole sorpresa per molti membri dei Sixers, che non si aspettavano un livello così alto.
“Non puoi conoscere davvero qualcuno finché non lo alleni. Vederlo in azione con questo gruppo, anche mentre comunica coi compagni, è davvero bello.”
– Doc Rivers
Nel corso del primo, sentito matchup tra Philadelphia e Brooklyn, vinto nettamente dai Nets (grazie a un clinic offensivo molto preoccupante per il resto della Eastern Conference) al Wells Fargo Center, Harden ha faticato molto, segnando solo 3 dei 17 tiri tentati; cui ha fatto seguito un pessimo 5/19 a Orlando la domenica successiva.
Nella gara successiva contro i Nuggets, Il Barba ha tirato nuovamente male nel primo tempo (2/7), per poi riprendersi nel secondo (4/4) nonostante la sconfitta dei 76ers. Mercoledì scorso, contro i Cavs, ha segnato una sola tripla su 6 tentativi; e nel weekend, nella sconfitta casalinga contro i Raptors, addirittura nessuna (non capitava da quasi due mesi).
In ogni caso, è chiaro che il contributo di Harden va oltre tutto questo. The Beard sta infatti combattendo contro diversi problemi alle gambe (in particolare al polpaccio sinistro) ed è arrivato a Philadelphia da poco più di un mese.
Harden stesso è consapevole di quello che gli serve per migliorare: aggressività e il giusto approccio. Ma prima di tutto, forse, ancora un po’ di tempo. Per costruire la chimica ideale con Joel Embiid e compagni.