FOTO: Canis Hoopus

Per iniziare ad analizzare l’impatto che ha avuto Jaden McDaniels a Minnesota, dobbiamo giocoforza passare dai due turning point che i Timberwolves hanno vissuto la scorsa stagione: lo scambio che ha portato Rudy Gobert nella “terra dei 10.000 laghi” e l’infortunio che ha subito Karl-Anthony Towns a fine novembre. Partendo dal primo punto, il più controverso (su cui ci siamo ampiamene espressi QUI) è sembrato più un goffo remake delle twin towers di stampo San Antonio Spurs con Duncan e Robinson che un passaggio ad un sistema di gioco consono all’era moderna NBA, maggiormente orientata verso la small ball e sistemi basati sul cambio difensivo. Decisione controversa anche perché coach Chris Finch si è trovato a dover far coesistere il centro francese con Karl-Anthony Towns difensivamente, assieme al grattacapo di dover concedere anche un ragionevole numero di possessi a quello che si è poi rivelato essere nella scorsa stagione il vero go-to-guy dei T-Wolves, Anthony Edwards. E qui subentra il secondo problema. Minnesota non ha avuto però la possibilità di schierare la coppia Towns-Gobert così spesso l’anno scorso: il 28 novembre 2022, infatti, al termine della partita contro gli Washington Wizards, KAT si è procurato un infortunio al polpaccio che lo ha tenuto fuori dal campo per le successive 51 partite, facendolo rientrare solamente a fine marzo e nemmeno in condizioni troppo esaltanti. Un rallentamento disastroso nella tabella di marcia dietro alla costruzione del nuovo roster, che ha minato la sinergia della squadra soprattutto in post-season.

È in questa situazione che è emersa definitivamente, nel pieno di una parabola ascendente continua sin dal suo anno da rookie, la figura di McDaniels, vero e proprio coltellino svizzero della squadra. Nonostante il suo impatto in attacco sia stato relativo, almeno in termini di punti segnati (12.1 a partita) e i suoi canestri siano in buona parte assistiti (75% di canestri assistiti, un miglioramento comunque rispetto all’81% dell’annata 2021/22), è il suo apporto difensivo che ha consentito ai Timberwolves di chiudere la stagione 2022/23 al decimo posto nella lega per defensive rating. C’è anche l’apporto di Gobert, certo, soprattutto nel 53.2% concesso nei tiri da due punti agli avversari, sesto miglior risultato nella lega, ma è nella fase perimetrale che McDaniels eccelle.

Come mostrato dal precedente tweet di Basketball Index, Jaden McDaniels è risultato il migliore nella lega l’anno scorso se si rapportano i passaggi sui blocchi nella metà campo difensiva e la difesa perimetrale in isolamento, e risulta essere anche uno dei migliori se si analizza il rapporto tra difesa sulla palla e difficoltà del matchup, come evidenzia un altro grafico.

Il suo lavoro perimetrale e sui blocchi è risultato e risulterà fondamentale specialmente nelle lineup che lo vedranno in campo con Rudy Gobert, solitamente utilizzato in drop coverage sui pick&roll. Come ha scritto Stephen Noh su The Sporting News, McDaniels è senza dubbio dotato di ottimi mezzi fisici, ma la sua più grande forza deriva dalla sua mentalità. Dice che ciò che lo rende speciale è “la volontà di compiere il secondo e il terzo effort in una sola azione”. Sa come posizionare il suo corpo per impedire agli avversari di arrivare dove vogliono andare. “Cercherò di interrompere il primo palleggio dell’avversario in caso di closeout, o anche di isolamento, per fargli cambiare direzione”, ha detto.

Ogni partita, McDaniels ha avuto il compito di marcare i migliori giocatori NBA: Luka Doncic, Kawhi Leonard, Paul George, Jayson Tatum, Kevin Durant, De’Aaron Fox, Ja Morant e via dicendo. Qualsiasi giocatore che non fosse un centro era merce per McDaniels. L’ha presa sul personale, voleva quella responsabilità. “Cerco di rovinare i loro giorni, rovinare le loro notti”, molte le vittime illustri.

Non sappiamo se abbia proprio rovinato i giorni e le notti delle stelle NBA, ma certo è che quanto mostrato nella sua pur breve carriera, ma soprattutto nella scorsa stagione in fase difensiva abbia fatto girare molte teste, per questo in tanti sono rimasti stupiti quando non è stato inserito né nel primo, né nel secondo quintetto difensivo. In primis, i compagni di squadra, da Towns a un super veterano come Mike Conley.

L’anno scorso McDaniels è stato l’unico giocatore nella lega a far registrare più di 75 stoppate e più di 70 palle rubate, assieme ad altrettante giocate risultate decisive per i suoi Timberwolves. Ha neutralizzato QUESTO tentativo di penetrazione di un Julius Randle da 57 punti in un’importantissima vittoria al Madison Square Garden sul finire della stagione e si è affermato come uno dei migliori difensori della Lega su Luka Doncic, impedendogli anche di ricevere palla in un possesso decisivo, unendo poi le forze con Anthony Edwards per impedire anche il tiro di Kyrie Irving.

La grande dote del prodotto di Washington è quella di restare sempre attivo sui piedi, sull’asse delle ascisse e su quello delle ordinate, facendo sentire il petto addosso a qualsiasi attaccante assegnatogli, mantenendo le braccia alte e i fianchi orientati e flessibili, in modo da scivolare fluidamente su qualunque ostacolo, evitandolo. Eccellente a navigare sui blocchi, eccellente nella difesa top lock, è anche bravissimo a impedire la ricezione ad avversari fenomenali nel movimento senza palla. Ditelo a Paul George, escluso dall’azione dopo mezzo passaggio, o addirittura a Stephen Curry, finito nel tritacarne in un altro pesante possesso finale. Sono tutti esempi di vittorie fondamentali per Minnesota, che hanno permesso alla squadra di arrivare al Play-In con un buon record e regalando una “doppia chance” alla squadra, rivelatasi utile dopo la sconfitta con i Lakers.

L’astuzia e le capacità atletiche di McDaniels gli hanno permesso di affermarsi come uno dei migliori protettori del ferro della lega l’anno scorso nella posizione di ala. Secondo le statistiche di NBA.com, gli avversari hanno tirato peggio del 7.2% al ferro quando lui era il marcatore primario. Se questo vi pare impressionante, pensate che si tratta del peggior dato da quando si trova in NBA, simile al rookie year ma ben sotto al -11.9% degli avversari negli ultimi sei piedi (182 centimetri, al ferro insomma) nel 2021/22.

La sua unicità risiede proprio in questo aspetto. Sebbene sia uno dei migliori difensori perimetrali della NBA, si tratta anche di uno dei migliori nel ruolo negli aiuti nel pitturato, per nulla spaventato da corpi di maggior stazza o da avversari lanciati al ferro. È lungo, siamo a 206 centimetri, con un’apertura alare clamorosa di oltre 210 centimetri, che gli consente sia di sporcare un milione di palloni, pitturato o meno, sia di arrivare ad altezze proibitive con le braccia dritte, considerando anche la verticalità di salto niente male.

Proprio per questo, dopo la partenza di un altro coltellino svizzero come Jarred Vanderbilt, la sua versatilità sarà utilissima a Minnesota soprattutto ai Playoffs, ai quali quest’anno non ha partecipato per un infortunio alla mano auto-inflittosi in un momento di pura follia. Uno scatto d’ira che ha compromesso l’ennesima ottima stagione, in ombra fra i media di maggiore spicco a causa dell’insensatezza del gesto, ma passata tutt’altro che inosservata.

L’anno prossimo sia Jaden McDaniels che i Minnesota Timberwolves sono chiamati a fare ufficialmente il salto di qualità, dopo la sconfitta al primo turno dei Playoffs patita per mano dei Denver Nuggets, massacrati – fra gli altri – anche da Jamal Murray, limitato discretamente in stagione. Il ruolo richiesto allo specialista difensivo sarà quello di alternarsi con Anthony Edwards sul miglior creator palla in mano avversario sul pick&roll e in situazioni di isolamento, consentendo la drop coverage a Gobert quando sarà unico lungo, come già spiegato; invece, nei quintetti con Towns, i Timberwolves cercheranno di uscire più alti al livello del blocco, portando il proprio lungo fuori dal pitturato e innescando gli aiuti interni: in questi casi, se ci sarà il francese, sarà lui l’aiuto primario, altrimenti starà a McDaniels agire da protettore secondario al ferro. Queste situazioni saranno assolutamente necessarie soprattutto nei periodi senza il doppio lungo, quando a subentrare sarà Kyle Anderson, consentendo ai Wolves di affidarsi maggiormente ai cambi difensivi, potendo contare su un difensore d’élite tanto sul perimetro, quanto in area.

Minnesota, fatta la scelta la scorsa estate di – come si dice in questi casi – ipotecare il proprio futuro, dando via quattro prime scelte, non avrà particolare spazio di manovra. Jaden McDaniels, dovrà confermarsi nella metà-campo difensiva e aggiungere sempre più armi al suo arsenale offensivo, ma questo è già nella sua to-do list estiva.

“Sono disposto a lavorare durante l’estate, ad ampliare il mio bagaglio di capacità, come crearmi il tiro dal palleggio da tre punti, tirare meglio da tre punti e giocare più spesso dal mid-range e in area.”

Se queste parole si dovessero traslare sul campo ai massimi livelli, non si parlerà solo di “All-Defensive Team”, ma anche di uno dei migliori role player dell’intera Lega.