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Questo contenuto è tratto da un articolo di Zulfi Sheikh per Raptors Republic, tradotto in italiano da Marco Marchese per Around the Game.


Solitamente quando qualcuno si trova a lavorare su sé stesso l’autoconsapevolezza gioca un ruolo molto importante – che si tratti di vita o, come in questo specifico caso, di pallacanestro. Stiamo infatti per analizzare la crescita sportiva messa in atto da Immanuel Quickley sin dal primissimo momento in cui ha avuto inizio la sua nuova avventura ai Toronto Raptors. Quickley, proveniente dai New York Knicks, squadra in cui si era pian piano ritagliato un posto in quintetto – o comunque ampio minutaggio in uscita dalla panchina – si trovava nel pieno della sua crescita all’interno di un roster e di un gioco che conosceva, svolgendo alla grande – e con netti miglioramenti – il ruolo che era riuscito a guadagnarsi. Il suo trasferimento via trade, insieme ad RJ Barrett, ha rappresentato un nuovo inizio, nonché la possibile svolta per la sua carriera. Il roster dei Raptors è infatti composto da tanti giovani in rampa di lancio, trovandosi all’inizio di un nuovo ciclo agli ordini di coach Darko Rajakovic. Il periodo di ambientamento di Quickley, non solo alla nuova città, tifosi, roster, ma anche al nuovo ruolo, è riassumibile in una sola parola: apprendimento. Come lo stesso Immanuel ha dichiarato di recente:


“In questo momento sto ancora apprendendo come gestirmi: quando essere aggressivo e premere sull’acceleratore, oppure quando è il momento di coinvolgere maggiormente i miei compagni. Sto imparando a trovare un equilibrio. Si tratta di un gran lavoro, molto lungo, ma mi sto davvero divertendo a farlo. Perché è tutto ciò che volevo.”

Immanuel Quickley

Comprendere che le cose non necessariamente vadano lisce come sperato è un passo importante per un ragazzo appena ventiquattrenne. Nel corso della sua carriera a Quickley sono spesso state contestate carenze nell’avviare l’azione di gioco in fase offensiva, con risultati altalenanti sia da parte sua che dei suoi compagni. Ciononostante, dal suo arrivo in Canada ha messo a referto netti miglioramenti nelle principali caselle delle statistiche, registrando 16.9 punti (1.9 in più rispetto a quanto fatto ai Knicks), 5.6 assist (+3.1) e 4.2 rimbalzi (+1.6). 

Tuttavia, le sue caratteristiche all’arrivo ai Raptors non rispecchiavano del tutto quelle delle moderne guardie, ovvero ciò di cui la sua nuova squadra necessita ed è alla ricerca. Il suo stile di gioco, infatti, era contraddistinto da costante esitazione nella scelta tra conclusione o assist per i compagni nel corso dei possessi.

Le buone notizie per coach Darko Rajakovic e il suo staff sono rappresentate dal fatto che IQ sia tornato dall’All-Star Break con un altro piglio, mostrando chiari miglioramenti nell’equilibrare le giocate offensive in base alle letture offensive. Ha messo a referto ben 24 punti nonostante un back-to-back, ma i progressi hanno riguardato soprattutto altri aspetti del suo stile di gioco, come ad esempio l’avvio della fase offensiva dei Raptors. Ciò che l’ex Knicks sta attuando consiste principalmente nel migliorare le sue abilità da ispiratore di gioco. Il risultato ha avuto effetti sullo stile di gioco dei Raptors, capaci di sfruttare al meglio il possesso palla. 

Le guardie vecchio stampo, in stile José Calderon e note anche come “pass first, score later”, sono ormai appartenenti al passato. La moderna NBA si è evoluta, valorizzando guardie letali da oltre l’arco e con abilità nel servire i compagni, specie se dalla stessa mattonella – come ad esempio Luka Doncic, Tyrese Haliburton o Trae Young. La loro principale abilità è quella di creare gioco sfruttando queste due caratteristiche. 

Quando IQ si trova in possesso palla, riesce a rendere al meglio grazie ai suoi istantanei cambi di ritmo, velocità e pericolosità al tiro. Ma se vuole davvero diventare una risorsa fondamentale per la sua squadra dovrà andare alla ricerca di giocate importanti, al tiro o trovando i compagni liberi, anziché limitarsi ad accompagnare il gioco o a movimenti senza palla in favore dei compagni. Un perfetto esempio è riscontrabile nei miglioramenti apportati da RJ Barrett, il quale ha affinato le sue tecniche da assist-man soprattutto avendo imparato a sfruttare la sua gravity in fase offensiva per creare spazi per sé stesso ed i compagni. Comprendere i pregi del proprio stile di gioco e sfruttarli per battere le difese avversarie è una delle caratteristiche in cui le moderne guardie eccellono, e le cose sembra stiano iniziando ad ingranare per Immanuel Quickley. 

Ad esempio, nel corso della sfida del 23 febbraio scorso contro i Brooklyn Nets è riuscito a sfruttare al meglio una delle sue migliori skill, ovvero lo sviluppo dei pick&roll, per andare alla ricerca di spazi. L’ex Kentucky Wildcats è stato uno dei più efficaci a condurre i pick&roll da ball handler per i Knicks, con una produzione al 97° percentile, ma ai Raptors ha avuto un tracollo – tanto da arrivare al 34° percentile. A New York ha messo a referto 1.18 punti per possesso (9° in NBA), risultando l’unico in top 10 ad avere più di tre pick&roll a partita, con il risultato che la sua efficienza non veniva falsata dalle poche giocate attuate. Si tratta di più punti per possesso da ball handler nei pick&roll, con minor volume di gioco, di Shai Gilgeous-Alexander, Jalen Brunson e gli altri sopracitati assist-man. 

A Toronto, nonostante gli 8 minuti d’impiego in più rispetto alla sua precedente squadra, Quickley ha diminuito la frequenza di utilizzo dei pick&roll, passando dal 32 al 28%, in favore di altre giocate funzionali alla squadra. Nonostante sia passato poco tempo dal suo arrivo in Canada, è riuscito a creare una grande intesa con i nuovi compagni, soprattutto con coloro che spesso sono coinvolti con lui nei giochi a due, ovvero Jakob Poeltl e Kelly Olynyk, traendone enormi profitti. Nonostante ciò, contro i Nets ha tirato 7 volte, su 16 totali, sfruttando i pick&roll. Adesso sta attaccando attraverso i blocchi ed è meno passivo in campo, creando una varietà di chance offensive per i suoi Raptors, sia dentro che fuori dall’arco. 

Sicuramente la sfida contro gli Atlanta Hawks ha rappresentato un’occasione d’oro per Quickley per imparare a trovare l’equilibrio offensivo da uno dei migliori, ovvero Trae Young: l’All-Star degli Hawks ha messo a referto ben 26.7 punti e 10.9 assist bilanciando perfettamente le sue scelte e opzioni offensive e sfruttando le sue stesse armi. Ciò di cui IQ è alla ricerca. Young è uno dei migliori assist-man della lega, con enormi abilità nel trovare e servire i compagni liberi, sfruttando enormemente i passaggi in verticale. Ciò rende spesso il suo stile di gioco migliore rispetto a quello dell’ex Knicks e di molti altri suoi pari in NBA. Chiaramente Quickley non potrà arrivare a quei livelli di playmaking, poiché sarebbe un gigantesco salto di qualità da attuare. 

La principale differenza che separa le due Point Guard è che Young non ha al suo fianco ben due ball handler del livello di Scottie Barnes e RJ Barrett, anche se si trova spesso a co-condurre il gioco con Dejounte Murray. Ma le sue caratteristiche – velocità, cambio di passo e abilità nello sfruttare i pick&roll – dovrebbero renderlo ciò di cui We The North ha bisogno. Young è indubbiamente il migliore in NBA come creatore di gioco da pick&roll, generando 27 punti (miglior media NBA) combinando assist e scoring, e svolgendo il compito con grandissimo volume e frequenza. 

Un’altra analogia tra i due consiste nel fatto che l’All-Star degli Atlanta Hawks si trova spesso a collaborare con centri abili a sfruttare gli spazi, come Clint Capela e Bruno Fernando, riuscendo a coinvolgerli con gran frequenza nelle giocate in pick&roll. Sfruttare i loro solidi blocchi, unito alla sue abilità al tiro anche da oltre l’arco e nel cambio di ritmo gli permettono di condurre al meglio le giocate verso il canestro avversario, sia attaccandolo che trovando i compagni smarcati. Ecco perché vederlo all’opera e affrontarlo ha rappresentato una grande occasione di apprendimento per Quickley. 

Il risultato è stato un compattamento della fase difensiva dei Raptors, che ha costretto Trae Young a 4/13 al tiro. E nel mentre, Quickley ha dimostrato di non aver bisogno di alcuna lezione. La guardia dei canadesi ha invece fatto vedere quanto possa essere letale con il suo cambio di passo e la sua velocità. Proprio come Young. Ha saputo accelerare alla ricerca di un floater, come in occasione del suo canestro inaugurale della sfida, o decelerare verso il perimetro per una tripla, come fatto subito dopo, sfruttando la sua mobilità e dinamismo per creare spazio e trovare le giocate in cui eccelle. In breve, si è creato le proprie chance. 

La sua abilità nel trarre il meglio dalla velocità nel condurre il gioco è una grandissima novità a Toronto, specie perché le precedenti Point Guard hanno avuto spesso problemi dentro il perimetro. Al momento sta tirando con il career-low del 39.6% da 2 punti, avendo raggiunto il 47% durante la sua esperienza nella Grande Mela. Gran parte delle ragioni risiede nel fatto che adesso avvii meno che in precedenza le sue giocate da dentro l’arco. Quickley è stato assistito per il 53% delle volte che ha attaccato il canestro ed il 59% in totale – entrambi career high. Nel contesto di gioco costruito da coach Rajakovic non è una novità, ma il problema più grande è stato soprattutto fargli sfruttare al meglio le sue caratteristiche all’interno dei nuovi schemi. 

I suoi movimenti senza palla sono ottimi per le ripartenze in transizione, specie se partendo da lontano, ma è nei tagli verso l’interno che perde efficienza nel cambio di passo e di gioco, caratteristiche essenziali nelle guardie dal fisico più minuto. Perciò dovrebbe cercare di trarre il meglio dalla sua velocità nei dribbling, per riuscire a rendere meglio dentro il perimetro e nel pitturato. 

Incoraggia vedere che Immanuel Quickley abbia ascoltato chiaramente le incitazioni da parte del coaching staff riguardo il tirare di più, con l’aggiunta di esser riuscito a farlo con grande efficienza e sfruttando al meglio le sue caratteristiche. Mantenendo alta la sua aggressività, oltre che la sua media realizzativa, riuscirà ad avere un’influenza positiva anche nel servire i compagni. Se le difese inizieranno a temerlo, raddoppiandolo, avrà più opportunità di trovare i compagni liberi per il tiro. 

Come detto, le migliori guardie moderne dettano il ritmo della fase offensiva bilanciando la scelta tra le conclusioni personali e i passaggi ai compagni. Quickley è riuscito a svoltare il suo stile di gioco in questa direzione. Si è visto, ancora una volta, nella sfida contro gli Hawks: dopo aver messo 18 punti nella prima metà di gioco, con il 67% dal perimetro, Atlanta ha scelto di raddoppiarlo con maggior frequenza. Immanuel ha letto bene le giocate, riuscendo a trovare spesso il centro quando la pressione su di lui aumentava, mostrando grande self-confidence nel dare avvio alla fase offensiva.

L’ultima delle sue 5 assistenze è la più indicativa in tal senso: la finta alla quale Dejounte Murray ha abboccato – comprensibile, dato il 6/8 da oltre l’arco fino a quel momento – con Quickley ad andare in drive attaccando il ferro e trovare Scottie Barnes per una schiacciata in solitaria dopo aver attirato le attenzioni difensive di Deandre Hunter. È riuscito a sfruttare al meglio la sua efficienza al tiro nella prima parte di gara per poter creare spazi per i compagni nel resto della sfida, trovando equilibrio tra le opzioni offensive. 

Questo finale di stagione rappresenta un’enorme occasione per Quickley, dato che i Raptors devono decidere se continuare ad affidarsi a lui o trovare eventuali altre opzioni, vista la sua Restricted Free-Agency. Cercare di farlo giocare in modo da poter trarre il meglio dalle proprie caratteristiche lo aiuterà a migliorarle. Più occasioni per leggere le fasi difensive avversarie, imparare a portare a destinazione rapidi passaggi in aree trafficate o cercare di non svilire le proprie doti da scattista.

Solo il tempo potrà dire che livello potrà raggiungere Immanuel Quickley nel dare il La alla fase offensiva della squadra. Con meno di 30 partite rimaste in calendario per costruire le fondamenta della Point Guard del proprio futuro, sembrerebbe che i Toronto Raptors abbiano trovato il giusto equilibrio tra incitamento verbale e tattico per fornirgli il modo di comprendere come agisce una moderna Point Guard, e probabilmente la sua consapevolezza nei propri mezzi ha influito parecchio in tutto ciò.