FOTO: USA Today

Questo contenuto è tratto da un articolo di Joseph Amoateng per The Lead Sports Media, tradotto in italiano da Marco Barone per Around the Game.


Il sistema con cui si assegna il premio di MVP non funziona più. In qualunque sport americano. Tuttavia, questo articolo è stato ispirato dall’attuale situazione di confusione che circonda la corsa all’MVP dell’NBA. Al momento, il centro dei Nuggets Nikola Jokic sembra destinato a vincere il suo quarto premio, è innegabilmente uno dei migliori giocatori al mondo e svolge un ruolo fondamentale nel successo dei Nuggets. Ma potrebbe non essere solo il suo gioco a guidare la corsa all’MVP.

Purtroppo, la classifica (dei media) conta

Sia in senso letterale che figurato, l’esposizione mediatica che un giocatore ottiene mentre è in corsa per la nomina a MVP può coronare o distruggere una campagna. La cosa si spiega da sé: i media votano per questi premi. Dai giornalisti sportivi ai personaggi che appaiono regolarmente in TV, i media sono il punto di riferimento per qualsiasi premio. Giudice, giuria e boia. In senso figurato, elaborano narrazioni, alcune delle quali prive di basi o con fondamenta deboli, e le portano avanti per tutta la stagione. Basti pensare a Jokic e al suo attuale caso per l’MVP. In questo momento, il Joker ha una media di 30.5 punti, 12.7 rimbalzi e 9.5 assist a partita. I Nuggets sono 16-13 e settimi nella Western Conference, appena sotto Lakers e Clippers. Nonostante ciò, Jokic è l’incontrastato numero 1 della Kia MVP ladder dell’NBA. Questo è un netto contrasto con questo stesso periodo della scorsa stagione, in cui la superstar dei Mavericks Luka Doncic aveva medie di 33.7/8.4/9.2 a sera. I Mavericks stavano lottando per la terza testa di serie a ovest, quindi avevano anche il pedigree che i Nuggets non possiedono al momento. Nonostante ciò, Doncic non è stato un fattore nella corsa al premio. La KIA MVP Ladder del 12 dicembre lo vedeva al quinto posto, nonostante stesse forse disputando la stagione migliore di tutti quelli presenti nella lista fino a quel momento. Nel corso dell’anno, i numeri di Luka sono migliorati, ma la sua campagna per l’MVP è peggiorata, mentre i Mavs sono scivolati al quinto posto in un selvaggio Ovest. La dichiarazione perentoria di NBA.com riguardo alla classifica ha spiazzato chiunque fosse favorevole all’MVP di Luka: “Mi dispiace, tifosi Mavs, ma la classifica conta”.

Il cambiamento

A quanto pare, l’intero sistema della ladder ha subito un cambiamento massiccio. L’attuale MVP dell’NBA si trova in prossimità del Play-In, a non troppa distanza di tempo da una brutale sconfitta contro dei Wizards fra i peggiori di tutti i tempi. Non che sia stata colpa sua, ovviamente: ha segnato 56 punti, raccolto 16 rimbalzi e messo a referto 8 assist. La sua prestazione, a dir poco brillante, si è guadagnata il plauso dei media. In netto contrasto, però, con una guardia slovena dei Mavs che ha realizzato 73 punti in una vittoria contro gli Atlanta Hawks lo scorso anno. Allora, la televisione nazionale e i social media sono esplosi al grido di “Dov’è finita la difesa in NBA?”. Due giocatori brillanti con due storie diverse. Questo è il problema. O meglio, la metà di esso. Purtroppo non è un’esclusiva dell’NBA. L’anno scorso, questa stessa narrazione mediatica di “il record è tutto” ha fatto vincere a Lamar Jackson il suo secondo MVP, nonostante le sue statistiche fossero nella media per i suoi standard, per non parlare degli standard della Lega di Football americana. L’MVP della NFL sembra essere diventato il premio per il miglior Quarterback, in quanto è la posizione più affascinante del football. Nel frattempo, al college, molti definiscono l’Heisman Trophy “una gara di popolarità” dopo che Travis Hunter di Colorado l’ha vinto su Ashton Jeanty di Boise State. Colorado è un marchio molto più grande di Boise State. Questo non è il motivo concreto per cui Hunter ha vinto il premio, ma sarà uno spunto di riflessione per il prossimo futuro.

Non è il giocatore “most valuable”, ma nemmeno quello migliore

A dire il vero, non è mai stato il Most Valuable Player. Se così fosse, Dak Prescott avrebbe vinto il premio della NFL la scorsa stagione – si veda l’attuale situazione del quarterback attuale di squadra per maggiori dettagli. Francisco Lindor sarebbe stato più considerato per l’MVP della National League e Napheesa Collier avrebbe probabilmente vinto l’MVP della WNBA di quest’anno. Almeno gli ultimi due runner-up erano dietro ai migliori giocatori dei rispettivi campionati. È diventato fin troppo comune vedere il premio non servire al suo scopo secondario. Stagioni come quella da record di Calvin Johnson nel 2012, quella di CJ2K nel 2009 e quella di Cooper Kupp nel 2021? Sono stati messi da parte per i migliori quarterback delle rispettive stagioni. Anche quest’anno, Ja’Marr Chase è in corsa per il triplete e Saquon Barkley sta puntando al record di rushing in una singola stagione. Se uno dei due dovesse raggiungere questo obiettivo, dovrebbe almeno essere preso in considerazione per il premio. Dopotutto, sarebbero tra i migliori giocatori. Con ogni probabilità, non lo faranno. Perché? La risposta è tristemente semplice. Non si tratta più di “most valuable” e nemmeno di “miglior giocatore”. I migliori giocatori vengono continuamente lasciati fuori dai ballottaggi anche se soddisfano i criteri, e il processo di votazione continua a incoraggiare a farlo. Tra non molto ci saranno più MVP che assomigliano a Lamar Jackson del 2023/24 e meno che assomigliano a Tom Brady del 2007/08, e l’essere il migliore non avrà più molto valore.

Come aggiustare tutto?

Un conto è stare seduti al telefono a sproloquiare su come il voto per l’MVP faccia schifo, ma non si ottiene nulla. Ciò che potrebbe far cambiare qualcosa è dare suggerimenti sui difetti. Ecco alcune proposte di modifica per migliorare le modalità di assegnazione del Most Valuable Player.

  1. Gli analisti televisivi sono automaticamente esclusi dalla votazione per l’MVP. Il comitato di voto sarà composto da un giornalista selezionato per ogni squadra.
  2. Nel corso della stagione, con cadenza mensile o settimanale, i votanti per l’MVP dovranno compilare una scheda per la top-5. Nel corso della stagione, bisogna contare quante volte un giocatore compare in una scheda e in quale posizione.
  3. Alla fine della stagione, si prendono i cinque giocatori con il maggior numero di presenze al ballottaggio e si mettono insieme i loro curricula. I giocatori saranno identificati come Giocatore A, Giocatore B e così via per eliminare qualsiasi influenza dei nomi. I curricula includeranno statistiche di conteggio, come i punti a partita e statistiche avanzate, come la True Shooting% in NBA, per garantire una valutazione completa delle prestazioni di ciascun giocatore. I votanti classificheranno ogni singolo curriculum da 1 a 5 e il giocatore con il maggior numero di voti al primo posto vincerà il titolo di MVP.

Ma perché?

Ci sono molte cose da spiegare. In primo luogo, le voci televisive sono bandite dal voto perché influenzano maggiormente la narrazione mediatica di un giocatore. L’analista di NFL Live Dan Orlovsky ha dichiarato che la corsa all’MVP è finita a favore di Josh Allen lo scorso lunedì, e ha un voto per l’MVP. Sa già per chi voterà e mancano ancora tre settimane alla fine della stagione.

La sua incapacità di vedere oltre è agghiacciante, considerando che altri giocatori potrebbero essere presi in considerazione. Non ci si può fidare di persone che possono guidare una narrazione mediatica come Orlovsky per votare in buona fede. Questo è anche il motivo per cui ogni squadra, in qualsiasi campionato venga implementato, ha diritto a un voto; è fondamentale evitare una sovrarappresentazione o un pregiudizio da parte di una sola squadra. Il secondo punto mira a selezionare i migliori giocatori come finalisti, impedendo al contempo l’incoronazione anticipata di un MVP con un po’ di tempo a disposizione nella stagione. Con questo metodo, l’intera stagione sarà importante. La parte finale prende due piccioni con una fava, coprendo entrambe le grandi piaghe che affliggono l’MVP negli sport. I curricula anonimi permettono ai votanti di scegliere in base al merito piuttosto che ai pregiudizi personali o al riconoscimento del marchio. Inizialmente avevamo incluso il record di squadra, ma questo avrebbe rivelato troppi dettagli sul giocatore e incentivato i votanti a concentrarsi sul record.

Tutto sommato, probabilmente molti difetti vengono trascurati, ma è un inizio. È sicuramente meglio del sistema attuale, in cui i media dominano e i giocatori meritevoli non vengono riconosciuti. È essenziale che l’MVP riacquisti il suo prestigio, e prima si farà qualcosa, prima si potrà raggiungere l’obiettivo.


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