Questo contenuto è tratto da un articolo di Jeff Clark per Celtics Blog, tradotto in italiano da Edoardo Viglione per Around the Game.


Prendi qualsiasi articolo che fa da anteprima alla stagione NBA che sta per iniziare e ovunque potrai leggere i Boston Celtics tra le favorite per l’anello, ma come sappiamo i campionati non si vincono a ottobre. Da qui a giugno ci sono molti mesi e possono cambiare tantissime cose. Inoltre, vince una sola franchigia e tante sono date come contender, quindi in questo articolo troverete i talloni d’Achille più comuni dei Celtics, quasi come se servisse a diminuire la pressione sulla squadra.


Il palleggio di Brown con la mano sinistra

Si è sentita talmente tante volte questa cosa che si potrebbe fare tranquillamente un gioco alcolico.

Quest’estate Jaylen Brown ha passato tantissimo tempo a migliorare il suo palleggio, così come ha fatto l’offseason ancora precedente. C’è sempre spazio per migliorare e JB da quando è entrato nella lega ha migliorato il suo gioco anno dopo anno confermando la sua etica da gran lavoratore. Tuttavia, per quanto possa lavorare, probabilmente non avrà mai le qualità per essere il primo violino offensivo.

Questo, però, non è un problema dal momento che non gli viene chiesto e porta sul parquet tante altre abilità d’élite. È uno dei migliori finisher in transizione dell’intera lega, un tagliante di talento e inoltre ha un bagaglio dal mid-range ottimo. Infine è un difensore sulla palla molto sopra la media.

Successivamente può contare su una superstar come compagno, ovvero Jayson Tatum, e due All-Star caliber, quali Jrue Holiday e Kristaps Porzingis, oltre a due role player d’élite come Derrick White e Al Horford. Probabilmente se giocasse in una squadra da lottery avrebbe un maggior load offensivo e dovrebbe quindi mostrare maggiormente di saper palleggiare bene anche con la sinistra e limitare i turnovers, ma con questo roster può puntare maggiormente a mettere in evidenza i suoi punti di forza e limitare le occasioni in cui è costretto a servirsi di un suo punto debole.

Inoltre quest’estate ha ottenuto l’estensione al massimo salariale che tanto desiderava, quindi avrà una motivazione in più per portare i Boston Celtics in alto e far vedere il suo vero valore.

La discontinuità di Jayson Tatum

Jayson Tatum lo scorso anno era uno dei candidati al premio di MVP. È un incredibile giocatore di basket, ha solamente 25 anni e ha già fatto cose sul parquet che gli hanno permesso di entrare nei debate insieme ai più grandi Celtics di tutti i tempi. Ora è proprio a quel livello di grandezza che i tifosi di Boston e non vorrebbero distinguerlo, ma è naturale perché quando raggiungi quello status non vieni più paragonato agli altri giocatori della lega, ma solamente a quelli in lizza per l’MVP.

La narrazione che sta iniziando ad emergere su Tatum pone l’accento sul fatto che ai Playoffs paia un po’ discontinuo, vale a dire che alterna partita in cui scompare ad altre in cui è semplicemente infermabile come la Gara 7 giocata al TD Garden contro i Philadelphia 76ers. Tutte queste voci verranno mese a tacere solamente se dovesse alzare al cielo il titolo.

Ci sono state partite in cui sembrava che non fosse proprio Tatum. Il tiro da tre non entrava, iniziava a lamentarsi con gli arbitri e poi lasciava il carico offensivo a Jaylen chiudendo con un quarto periodo talmente non all’altezza che ti faceva dimenticare tutte le cose buone che aveva fatto nei tre precedenti.

Comunque non credo che Jayson Tatum si possa definire discontinuo o inconcludente perché, se dovessi inserire in un grafico tutte le partite di un candidato all’MVP, noteresti tranquillamente che tutti hanno partite non all’altezza di tanto in tanto. Inoltre anche nelle partite in cui il tiro da tre non entrava il prodotto di Duke ha saputo rendersi utile in altri modi con la sua eccellente difesa, raccogliendo rimbalzi, attirando i difensori oppure creando per i compagni.

Resta il fatto, però, che Tatum si trovi nel suo prime ora e che quindi, se vorrà vincere l’MVP oppure l’anello, dovrà limitare al minimo queste giornate storte. L’abbiamo già visto, quando le superstar non trovano la partita giusta trovano comunque il modo di rendersi utili per i compagni o per la squadra, proprio come fa Jayson Tatum.

Joe Mazzulla

La scorsa stagione era un rookie head coach e tante volte ha sbagliato scelte, anche se ad esser sinceri questo è accaduto contro Erik Spoelstra, il miglior coach della lega. Joe Mazzulla sarebbe il primo a dirti che poteva fare meglio la scorsa stagione, ma essa può rappresentare un’esperienza dalla quale imparerà tanto e migliorerà ulteriormente. L’organizzazione lo sta aiutando e in questa stagione gli ha fornito anche un sistema di supporto migliore coinvolgendo Sam Cassell, Charles Lee e Jeff Van Gundy.

Con un’intera offseason su cui lavorare, cosa che la scorsa stagione Mazzulla non ha avuto, è facile pensare che siano state sistemate molte delle cose che non andavano. Se tutto dovesse fallire si può sempre sostituire Mazzulla con uno di quegli assistenti, ma non credo che si arriverà a tanto.

L’attacco nel clutch time

In particolare nei Playoffs negli ultimi minuti della partita l’attacco si stagnava e diventava prevedibile. Ci sono tre possibili motivazioni: da una parte l’eccessiva dipendenza dall’isolamento, dall’altra un’altra eccessiva dipendenza dal tiro da tre punti ed infine la mancanza di opzioni.

Mazzulla ha parlato molto di “curveball” quest’anno. Ciò significa che avrà un ruolo importante Kristaps Porzingis e che Jrue Holiday sarà fondamentale nel clutch. Potrebbe anche significare che sia Jayson Tatum che Jaylen Brown si fidino maggiormente dei propri compagni nei momenti cruciali della gara.

Salute/età

Bisogna dirlo in modo diretto: qualsiasi squadra vedrebbe diminuite le proprie possibilità di vittoria qualora dovesse fronteggiare un infortunio serio di uno dei suoi giocatori più importanti. I Boston Celtics oltre a Smart hanno scambiato anche Malcom Brogdon e Robert Williams, due giocatori injury prone.

L’età avanza per Holiday, mentre è già a buon punto per Al Horford. In questi anni, però, i Celtics hanno sempre avuto bisogno di quel mix d’esperienza necessario nei momenti importanti. Padre Tempo è imbattuto, ma se si riuscisse a tenere a bada ancora per un anno o due allora l’anello potrebbe arrivare.

Conclusioni

Bene, nessuna squadra è perfetta e ciascuna ha i propri difetti e le proprie debolezze, questo ovviamente vale anche per i Boston Celtics. Scopriremo quanto sono contender solamente ai Playoffs e, fino ad allora, mi auguro di poter vedere una lunga stagione in cui i biancoverdi svilupperanno buone abitudini e metteranno a tacere queste narrazioni.