
Prima erano solo rumors, adesso è ufficiale: i Miami Heat sono aperti a scambiare Jimmy Butler. Il giocatore ha una player option prevista per la prossima stagione del valore di $52.4 milioni ed è titolare di uno stipendio di $48.8 milioni per il 2024/25, cifre elevate che corrispondono a oltre il 34% del cap di squadra: un investimento importante per un 35enne che non gioca almeno 65 partite stagionali dal 2019. Stando a Shams Charania, le squadre in pole position per il giocatore sarebbero 3, tutte a ovest – alle quali, a proposito, si sono aggiunti di recente i Phoenix Suns:
“Gli Heat sono disposti ad ascoltare offerte per Butler e a fare un accordo in caso di proposte consone, secondo quanto riferito dalle fonti di ESPN, e l’agente di Butler, Bernie Lee, ha indicato negli ambienti interni alla lega che Butler è aperto a destinazioni come due delle squadre del Texas (Houston Rockets e Dallas Mavericks) e i Golden State Warriors. Butler è nativo di Houston, in Texas, ma prima di tutto si ritiene che preferisca una contender in modalità win-now in qualsiasi scambio. Le squadre sono state informate del fatto che Butler intende rinunciare all’opzione sul suo contratto nella prossima stagione e diventare un free agent, secondo le fonti. Nelle ultime due stagioni gli Heat si sono aggirati intorno ai Play-In e, visto lo status contrattuale di Butler, si sono dimostrati aperti alle richieste di scambio.”
– Shams Charania
Le premesse sono chiare, Butler non accetterà l’opzione contrattuale da $52 milioni, perciò c’è la possibilità che si tratti di un “affitto” della durata di un anno per eventuali acquirenti. Quanto alla destinazione, si capisce che il messaggio che l’attuale stella di Miami sia quello di voler dare la priorità a competere, visto che si tratterà molto probabilmente dei suoi ultimi anni nella Lega, perciò il fatto che voglia diventare free agent a fine stagione potrebbe non escludere opzioni vantaggiose per la nuova squadra fittizia – come una ri-firma a cifre inferiori.
Del possibile matrimonio fra Dubs e Jimmy Butler si era già parlato, e lo stesso Shams spiega come la squadra voglia essere aggressiva sul mercato in vista della deadline per valorizzare queste ultime stagioni competitive di Stephen Curry (e Draymond Green). Come avevamo scritto QUI, le condizioni e il materiale a disposizione per l’acquisto di una stella sono chiare:
“I Warriors sono a caccia di una stella. Un playmaker o uno scorer accanto a Stephen Curry: ci hanno provato con Markkanen, ci hanno provato con Paul George. Cercheranno ancora all’esterno o proveranno a trovarlo in casa, monitorando lo sviluppo di Jonathan Kuminga e la sua relazione con Steve Kerr?”
“Il giocatore e il suo camp avrebbero avanzato, stando a Monte Poole di NBC Sports Bay Area, una richiesta ben oltre i $30 milioni annui che i Warriors erano disposti a offrire. Una delle fonti interne a Golden State ha dichiarato: “Ha compiuto un salto nella passata stagione. Vogliono vederne un altro prima di fare un investimento simile, è ancora sotto il loro controllo. Se Kuminga farà una stagione molto positiva, so che si prenderanno cura di lui”. Il “controllo” risiede nel fatto che il giocatore sarà restricted free agent in estate, quindi i Warriors potranno pareggiare qualunque offerta prima di lasciarlo eventualmente andare.”
Se Golden State vorrà effettuare un qualunque scambio entro la trade deadline, potrà farlo tenendo conto delle regole del “first apron”, limite salariale introdotto dal nuovo CBA al quale i Warriors sono vincolati, e che porta con sé – fra le altre – la restrizione sulla quantità di stipendio che si può ricevere e dare indietro in uno scambio. Nel caso dei Dubs, le due porzioni potranno essere al massimo le stesse, non un centesimo di più:
“Ogni scambio che i Warriors proveranno a fare sarà complicato. Non possono ricevere in uno scambio uno stipendio più grande di quello che cedono, è la regola del primo apron,“
– Brian Windhorst (ESPN)
Anche i Rockets sono già da tempo dati come potenziale nuova squadra di Jimmy Butler. La nascita a Tomball, a 30 miglia da Houston, è solo una motivazione simbolica a quello che potrebbe essere l’interesse fra le due parti, dato che il nucleo allenato da Ime Udoka è in realtà molto competitivo, attualmente 3° a ovest con un record di 16 vittorie e 8 sconfitte. Lo stesso dei Mavs, che con Houston condividono anche l’ubicazione in Texas.
Per i primi, l’arrivo di Butler vorrebbe dire aggiungere un veterano di alto livello a un roster già ibrido, che spazia da giovani promettenti come Amen Thompson, Tari Eason, Alperen Sengun, Jalen Green, Jabari Smith etc. a veterani come Steven Adams, Fred VanVleet, Jeff Green e Dillon Brooks. Visto lo slancio di questo inizio di stagione, potrebbe essere una buona idea valorizzare maggiormente il presente in un ovest molto competitivo, sebbene l’idea impiantata da coach Udoka sembri un po’ differente. Senza dimenticare comunque l’enorme vantaggio salariale dei Rockets, che non hanno impedimenti legati alle normative finanziare del nuovo CBA, dato che si trovano molto al di sotto della soglia di entrambi gli Apron. A fare da spartiacque potrebbe essere la situazione di Jalen Green, che abbiamo spiegato nel dettaglio QUI e che riassumiamo nelle parole di The Hoop Collective di ESPN al momento dell’estensione:
“Nella storia delle estensioni contrattuali, la giornata di Houston è stata fra le più interessanti. Hanno firmato 2 nomi: uno è Sengun, a 5 anni per $185 milioni; ma la parte interessante è che hanno firmato anche il secondo, stessa classe Draft, pescato con la seconda assoluta, Jalen Green – a $105.3 milioni. In questi casi, può capitare di estendere uno e l’altro no, ma non ho mai visto tale disparità nei tipi di contratto. Ma quando uno viene esteso per 5 anni, mentre l’altro solo 3 con la possibilità di uscire dopo 2 anni, capisci che i Rockets hanno presente la possibilità che si tratti solo di un biennale. Uno ha 5 anni (pur con opt-out dopo il quarto), l’altro essenzialmente solo 2. Quello che succede realmente è che uno ha un contratto molto più lungo dell’altro, quindi due tipi di offerte molto differenti.
Quello di Green è un contratto unico: molto raramente un giocatore a queste cifre ottiene solo un 2+1; e una squadra disposta a investire oltre $30 milioni all’anno in un giocatore, molto raramente offre un contratto così breve. La sua agenzia non si sbaglia, magari avrà un exploit e potrà chiedere un contratto più lungo fra due anni in free agency facendo opt-out, ma è una cosa unica perché i Rockets avevano margini di manovra ben precisi. E quello su cui gli executive stanno ragionando, da quello che ho saputo, non è solo il 2+1 ma anche il trade kicker del 10%. Questo, per molti, è un contratto firmato lasciando l’opzione di uno scambio, e quel trade kicker è il più grosso visto fra le estensioni di quest’anno. Non dico che i Rockets lo scambieranno, ma questo contratto è stato pensato per permettere una trade.”
Anche i Mavericks si trovano poco al di sotto del primo apron, seppur di poco, ma sono hard capped a quella soglia. Questo significa, considerando anche la condizione dei Miami Heat (oltre il primo apron) e semplificando, che per arrivare a Butler servirebbe un salary matching perfetto, non semplice per un giocatore da $48 milioni di stipendio dal momento che – esclusi Doncic e Irving – tutti gli altri stipendi sono pari a $15 milioni o inferiori. Un pacchetto richiederebbe dunque l’impiego di una pletora di role player.
Problema che si può estendere anche a Golden State, come Dallas limitata al primo apron e poco al di sotto in termini di spese, pur potendo contare eventualmente sul contratto di Andrew Wiggins da $26.3 milioni. Aggregare più salari creerebbe enormi problemi in uno scambio diretto, perciò in questo caso servirebbe una terza squadra per facilitare l’accordo – che si fa dunque il meno probabile dei quattro. L’alternativa segnalata da Shams per i Dubs consisterebbe in 3 giocatori dei Nets: Cam Johnson, Dorian Finney-Smith e Dennis Schroder, in uscita da un contesto in pieno rebuilding come Brooklyn.
Quanto ai Suns, infine, poco da dire se non che uno scambio per il giocatore richiederebbe l’inclusione di uno dei “Big Three”, e di conseguenza del più sacrificabile, Bradley Beal. Phoenix è la squadra con più spese della NBA, 1° per stipendi a $220 milioni e 1° per luxury tax a $188.5 milioni, pertanto solo i $50 milioni dell’ex Wizards (ed eventuli filler per far quadrare i conti) concedono margine di manovra – sottoposto alle limitazioni specificate QUI.
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