In NBA capita spesso che delle franchigie abbiano a libro paga elementi che non sono più parte del roster, tipicamente in caso di taglio o buyout, quando una parte o l’intero salario garantito per una stagione vengono corrisposti dopo aver reso un giocatore free agent. Il caso più lampante, in questa stagione, sono gli Houston Rockets, unica squadra che spende più in stipendi morti che non in quelli attivi.

I texani attualmente si ritrovano nei propri conti 84 milioni di dollari di salari per sette giocatori che non sono più a disposizione di coach Stephen Silas. Ovvero:

  • John Wall ($47.5M)
  • Derrick Favors ($10M)
  • Danny Green ($10M)
  • Justin Holiday ($6M)
  • Moe Harkless ($4.5M)
  • Ty Jerome ($4M)
  • Theo Maledon ($2M)

Al di là delle dimensioni del contratto di John Wall, la spiegazione di tutto ciò è piuttosto ovvia. I Rockets sono in piena fase di ricostruzione, con una buona chiamata al Draft 2023 come obiettivo di classifica prioritario attuale; proprio per questo, ha senso che il front office abbia deciso di dare priorità allo sviluppo dei giovani, e che in sede di mercato punti ad accumulare asset futuri e non intasare il salary cap per gli anni a venire.


Ed è così che, dopo aver reso free agent tutte e tre le acquisizioni della trade deadline – oltre al già citato Wall (arrivato dai Clippers), anche Danny Green (da Mempis) e Justin Holiday (da Atlanta) – la dirigenza di Houston ha portato a quota 84 milioni di dollari il conto dei salari destinati a giocatori che non vedremo in campo con la squadra nel finale di stagione, ben di più dei $50M circa che figurano alla voce “active roster cap”.