
Questo contenuto è tratto da un articolo di Ishaan Bhattacharya per Fadeaway World, tradotto in italiano da Marco Barone per Around the Game.
La stagione 2018/19 ha rappresentato un passaggio di testimone importante in casa Dallas Mavericks, il primo anno in NBA di Luka Doncic e l’ultima stagione in carriera di Dirk Nowitzki. Lo sloveno, da buon ragazzo prodigio, ha preso in mano le chiavi della franchigia sin da subito, ma l’Hall of Famer tedesco non ha proprio avuto un’ottima prima impressione, anzi, ecco le sue dichiarazioni su All The Smoke, podcast di Matt Barnes e Stephen Jackson:
“La fine della mia carriera non è stata granché. Stavamo facendo fatica, si parlava di tanking, ci serviva una scintilla per rimetterci in moto. Non credevo che sarebbe stato quel ragazzino. Quando ha camminato per la prima volta sul campo di allenamento, era bello grosso ma non ero sicuro che avrebbe funzionato. Mi chiedevo se fosse veloce abbastanza, atletico abbastanza per battere i lunghi, e tutti in squadra erano molto dubbiosi.”
“Ci si incontra un mese prima del training camp, si lavora insieme e si gioca insieme. Perciò alcuni compagni hanno iniziato a stuzzicarlo, a fargli un fallo qua e là durante le gare di allenamento. Si poteva già vedere qualcosa di speciale in quel ragazzo. Aveva quell’attitudine, sapeva come giocare e tirava fuori dal nulla passaggi degni di And1 Mixtape. Pensavamo che sarebbe diventato davvero un ottimo giocatore ma personalmente non avevo idea che sarebbe arrivato a questo livello.”
Luka Doncic sta conducendo i Mavericks in maniera ammirevole, li ha portati alle Western Conference Finals nel 2022, adesso la squadra ha avuto un ottimo inizio di stagione, nonostante il fallimento dello scorso anno nel raggiungere i Playoffs, anche a causa dello smantellamento a stagione in corso per arrivare a Kyrie Irving.
La speranza, per lo sloveno e i compagni, è ora quella di riportare Dallas sul tetto del mondo, così come ha fatto Dirk Nowitzki nel 2011. A tal proposito, il tedesco ha anche fatto chiarezza sul proprio ruolo da mentore per il giovane Doncic, rivelando che l’allora rookie europeo non avesse affatto bisogno di consigli, essendo già un professionista:
“Il mio ruolo con lui è quello di un amico e siamo in buoni rapporti, ogni volta che sono in città andiamo a cena insieme. “Mentore” è una parola troppo forte perché non ha bisogno di me. Come vedete ogni notte, gioca come un veterano di oltre 30 anni, si nota da come legge il gioco, da come si muove in campo. Mi piacerebbe poter dire di averlo aiutato e di aver parlato con lui, ma è un pro da quando aveva 11 anni. Nulla lo può davvero innervosire durante una partita e fa solo quello che sa fare meglio, il suo sviluppo è stato incredibile. Non credevo che potesse migliorare anno dopo anno, ma lo sta dimostrando e non potrei essere più felice per lui.”
Luka Doncic ha ancora molta strada da fare per essere ricordato come Nowitzki nella storia NBA e dei Dallas Mavericks, ma ha già fatto un eccellente lavoro. Ha già più selezioni nell’All-NBA First Team a 24 anni rispetto a Dirk in carriera, ma questo non conta nulla senza un titolo. Riuscirà lo sloveno a seguire le orme dell’Hall Of Famer, guidando Dallas al titolo?