Il vantaggio territoriale dei Nuggets raccontato da LeBron James e Kevin Garnett

Quando ci avviciniamo a Gara 2 delle Finals, i Denver Nuggets non hanno ancora perso una partita casalinga in questi Playoffs, confermando una tendenza con riscontri storici evidenti: vincere a Denver è una missione parecchio complicata.

Se in questa stagione nello specifico la difficoltà è amplificata dal livello altissimo dei Nuggets, lo stesso non si può dire di molti roster avuti dalla franchigia nel corso della sua storia. Eppure, la differenza tra casa e trasferta è sempre stata molto significativa.

Il vantaggio deriva da un fattore territoriale: l’altitudine. Denver è posizionata a circa 1610 metri sul livello del mare, ed è dunque caratterizzata da un’aria leggermente più rarefatta rispetto alle abitudini dei giocatori NBA.


Mentre i giocatori dei Nuggets sono abituati a giocare in quel tipo di ambiente, le squadre in trasferta hanno poco tempo per prendere confidenza con la novità. E la situazione li influenza.

Durante le Western Conference Finals, ne abbiamo avuto la conferma da LeBron James, che è parso risentirne abbastanza durante Gara 2:

Sì, è vero. Ti stanchi molto più in fretta

Un’altra testimonianza arriva da Kevin Garnett, che ha parlato anche dei “giochi mentali” attuati da Denver:

Quella roba è reale.

E sapete cosa fanno a Denver per giocare con la tua mente? Ti dicono: “Benvenuti a Denver? Se cominci a sentire il fiatone, è perché sei 5000 piedi sopra il livello del mare”, e senti che comincia a mancarti il respiro

Dopo Gara 1 delle Finals, Jimmy Butler ha negato la presunta incidenza del fattore stanchezza. E se i Miami Heat vorranno conquistare il titolo, dovranno vincere almeno una partita in casa dei Nuggets.